Home > Tamponi, Parlamentari, Unicab, Atesia: il filo sottile del potere
Tamponi, Parlamentari, Unicab, Atesia: il filo sottile del potere
Publie le sabato 14 ottobre 2006 par Open-PublishingStefano Rodotà, in un esaustivo articolo sulla vicenda "Iene-Parlamentari-tampone antidroga", sostanzialmente ci vuole convincere che la legge va rispettata ed è uguale per tutti, che le Iene hanno sbagliato ed il Garante ha fatto il suo dovere.
Riporto un passo decisivo:" E’ regola comune ormai in tutti i paesi civili che la protezione dei dati personali debba essere considerata un diritto fondamentale. Leggiamo proprio l’articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, riecheggiato dalla legge italiana e che rappresenta un momento significativo della "costituzionalizzazione della persona". Dopo aver premesso che "ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano", si aggiunge che "tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto dalla legge".
La raccolta effettuata dalle Iene è stata senza dubbio sleale (ai deputati erano state date false informazioni), la finalità reale era diversa da quella dichiarata, non v’è stato alcun consenso degli interessati, nessuna norma autorizza questo tipo di raccolta da parte di qualsiasi privato. L’illegalità dell’intera operazione è clamorosa."
In Italia sono clamorose molte cose, non certo questa infrazione.
Volendo impostare un ragionamento debole, è clamoroso che i pregressi servizi delle Iene condotti con la stessa metodologia oggi agognata, siano andati in onda e l’ultimo no.
L’articolo 8 è stato dunque violtato solo nel caso dei Parlamentari "tamponati".
Come mai non c’è stata violazione nei servizi omologhi, forse perché in tutti gli altri il Garante non s’è accorto di nulla, o forse perché nessuno lo ha avocato?
Qualcuno polemizzerà e si parlerà come al solito di "giustizia distratta"
Supponiamo di sì: chi può avere interesse a bloccare la messa in onda di un servizio che riprende dei ragazzi fare i loro bisogni su un tampone nottetempo infilato nell’orinatoio di un’anonima discoteca?
Nessuno, sicuramente non i politici pronti a fare i bacchettoni il giorno dopo dalle righe dei giornali e dalle penose trasmissioni che i soliti noti, un sottobosco mafioso, ci propinano quotidianamente.
Curiosa coincidenza, tuttavia la Giustizia si ridesta al richiamo della Politica che conta.
Ma forse questa è solo dietrologia perché, come pure qualche benpensante dice, "non bisogna prendersela con gli Onorevoli se i ragazzi del Sabato Sera non conoscono le regole: la prossima volta, imparata la lezione, si organizzano e adìcano pure loro il Garante".
Dunque sembrerebbe essere una faccenda culturale/nozionistica: in un Paese dove la Cultura del Diritto non è poi così diffusa è facile che si riproducano sempre situazioni similari (il cittadino che viene sbattuto in Prima Serata con l’inganno ed il politico che riesce a spuntarla conoscendo le Leggi).
Invece non è così, e ne sanno qualcosa i soliti precari, "quelli che... (per dirla alla Gabbanelli maniera, Report ) sembra che in Italia si possa lavorare soltanto al call center".
L’ottimo Rodotà dovrebbe farsi spiegare dai Politici stessi di destra e sinistra come mai i loro partiti, per il tramite delle aziende (tipo Unicab) cui appaltano sondaggi, ordinino agli operatori telefonici di spacciarsi per volontari durante le campagne di propaganda a ridosso del voto amministrativo/politico/europeo quando invece sono co.co.pro. pagati quattro soldi.
L’ottimo Rodotà dovrebbe farsi spiegare dai capoccioni Istat e dai Politici , perché Istat è Istituto di Ricerche dello Stato, come mai i cittadini italiani interpellati dagli operatori telefonici di Atesia, azienda che ha vinto l’appalto per la Ricerca Forze Lavoro (dati sull’occupazione sfornati ogni trimestre), debbano sentirsi dire con l’inganno (articolo 8, citato da Rodotà): "Buongiorno, mi chiamo Luca, sono un intervistatore dell’Istat".
Ecco allora che il problema non è più di illegalità giuridica, o perlomeno, non lo è più così semplicemente come sembra apparire.
Il potere politico prevale sul Diritto e gli esempi riportati ne sono una testimonianza.
A sua volta l’Alta Finanza domina sulla Politica: ne sia prova suprema l’introduzione cencelliana della norma intrusa 178 all’interno della Finanziaria 2007 attraverso cui l’Ingegner Tripi, amico di Rutelli e Damiano, si fa abbonare dallo Stato il sanzionato pregresso corrispondente a parecchie decine di milioni di euro e firma un accordo con i Sindacati Confederali corrotti per far sottoscrivere ai lavoratori la liberatoria con cui attestano di rinunciare a qualsiasi rivendicazione vertenziale.
Detto tutto questo, non è possibile appigliarsi al Diritto come si appiglia Rodotà, semplicemente perché il Diritto in questo paese è morto!!
Ovvero vive nella misura in cui è funzionale ai Mercanti che dominano la Politica con il fare altezzoso di chi non ha nulla da temere.
E pare alquanto strano che Rodotà non faccia della questione nemmeno una chiosa.
francesco fumarola