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Tanto tuonò che poi piovve!

Publie le lunedì 12 novembre 2007 par Open-Publishing
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LIVORNO

di Franco Marino

E’ stata una domenica in cui è esplosa la calma apparente creata dal Decreto Amato sui campi di calcio. Una calma finta che covava sotto le ceneri e portava dentro di sè tutti gli eventi successi in questa giornata. Il decreto infatti non ha fatto altro che neutralizzare il fenomeno della violenza negli stadi con misure repressive che lasciano fuori dagli stadi striscioni, tamburi, colori, simboli e che immettono tornelli, cancellate, steward, pistole, metaldetector e diffide preventive.

Ne abbiamo avuto riprova oggi a Siena in un contesto da scampagnata e panini col salame quando all’entrata le persone venivano letteralmente spogliate e ripassate da un metaldetector, venivano sequestrate sciarpe a donne di 60 anni perché contenevano la faccia del “Che”, addirittura ad un ragazzo è stata sequestrata la sciarpa del club “Igor Protti” perché non era quella ufficiale della società e non sapevano chi fosse quel nome e quella faccia stampata (forse avevano paura che fosse il “Che” col 10 sul groppone).

Pensavano di aver debellato un movimento vasto e radicato come quello ultras ma da oggi siamo di nuovo di punto e a capo perché il disagio sociale, la violenza della società, il vuoto business del calcio e la violenza repressiva poliziesca sono sempre lì, immutate e invariate così come i gruppi ultras e gli stadi che rimangono per molti giovani l’unico luogo di aggregazione e espressione (anche di frustrazioni, rabbia, violenza gratuita o addirittura apologia di fascismo). Il problema non è il giudizio morale ma comprendere che ciò esiste e con un decreto liberticida che fa diventare gli stadi come grigie caserme non si debella.

Partiamo da una riflessione che viene da così lontano perché siamo convinti che ciò che è accaduto all’autogrill di Arezzo sia figlio anche di questa analisi. In Italia si sta scherzando con il fuoco, tutto è emergenza, decreti, sicurezza e legalità tanto da creare un clima in cui le forze dell’ordine sono diventate il cardine di tutte le politiche e l’elemento di risoluzione dei problemi. Nelle finanziarie la sicurezza trova soldi solo nella sua risoluzione repressiva mai in quella sociale, sempre più poliziotti sempre meno operatori sociali. Questo nuovo protagonismo sociale delle forze dell’ordine, fra una fiction e un’altra, non va di pari passo con un suo serio monitoraggio sull’operato di molti agenti esaltati che si sentono i nuovi terminator che dovranno ripulire il mondo. Quello di oggi è l’ennesimo episodio figlio di questi comportamenti, dalla morte di Aldrovandi pestato a morte dagli agenti a Ferrara, a quella di Bianzino pestato a morte pochi giorni fa nel carcere di Perugia fino alla sparatoria di oggi. Episodi che le istituzioni hanno puntualmente depistato, minimizzato o negato assecondati da un sistema dell’informazione sempre più supino nei confronti delle forze dell’ordine.

E proprio il comportamento dei mezzi di informazione è il più vergognoso della giornata. Il TG1 ha aperto con testuali parole “sono stati sparati due colpi in aria, uno ha raggiunto al collo Gabriele Sandri”. Vergogna, non ci sono altre parole. Vergognatevi per l’omicidio di Meredith a Perugia che poteva capitare a Chicago come a Bolzano e invece avete trasformato la città di Perugia e i suoi studenti in una massa di pervertiti e ubriachi, per aver trasformato l’omicidio Reggiani a Roma in una resa dei conti con l’intera comunità rumena, per aver sempre trattato ultras, centri sociali o rave party come un tutt’uno indistinto di devianza e perdizione giovanile. Oggi parlate di tragico errore, spostate l’attenzione sugli scontri del post-omicidio, fate dire al questore di Arezzo con sprezzo della verità quelle parole senza fare domande. Infine avete mandato tutto il giorno in tv immagini e commenti sulle tragedie nel calcio dovute alla violenza dei tifosi: a nostro avviso oggi potevate mandare un documentario dal titolo "Uccisi dallo Stato". Un paio di link nel frattempo ve li mandiamo noi. Morire di stadio e Uccisi dallo stato

Vergognatevi e abbiate il coraggio di dire che questo è un omicidio volontario perpetrato da uno dei tanti Rambo di cui oggi la vostra società ha bisogno e che molto probabilmente verrà trasferito dalla mobile di Arezzo ad un ufficio di Poggibonsi, come è già accaduto a Livorno con l’agente Pontanari che uccise Maurizio Tortorici.

11 novembre 2007

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