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Telefonata del fascista Gaetano Saya a "L’Unità"

Publie le venerdì 17 febbraio 2006 par Open-Publishing

Con Berlusconi trattavo da due anni .....

«Sono Gaetano Saya. Voi siete i miei nemici, ma avete vinto e io
voglio consegnarmi». Inattesa telefonata a "l’Unità" dell’«uomo
nero» alleato di Berlusconi. Chiediamo: consegnarsi a chi? «Al
nemico. Perché è meglio fare così, invece che stare appresso ai
falsi amici bugiardi e imbroglioni».

Mi sa che lei si riferisce a Silvio Berlusconi...
«Certo, e a chi altro? Voglio fare una cosa plateale, vengo nella
vostra sede per arrendermi, perché certe cose hanno bisogno di un
certo simbolismo, e il simbolismo conta...»

Lasciamo perdere le rese e le simbologie, torniamo alle bugie...
«Sì, quel bugiardo ha raccontato solo balle, a me ha detto tutto e
il contrario di tutto, e adesso le stesse bugie è pronto a ripeterle
al popolo italiano. Mi faceva fare il lavoro sporco».

Eppure lei lo chiamava "Nostro condottiero", "Sua Eccellenza"...
«Io lo stimavo, e potrei continuare a stimarlo, ma Berlusconi mi ha
mandato allo sbaraglio. Dopo avermi dato precise garanzie. Vasile,
c’è mai stato a El Alamein?».

Ci sono stato. Ma che c’entra?
«Io che pure sono un uomo di azione là mi sono commosso. Lì non
mancò il valore, non mancò l’ardimento, mancarono i rifornimenti,
mancò la nafta... Quindi, io dico, se - come a El Alamein - tu mi
mandi allo sbaraglio, allora sei un traditore.... Io sono stato
mandato da solo ad affrontare la vostra macchina da guerra...».

Per favore, lasciamo perdere quest’espressione, che dicono porti
male... Abbiamo raccontato di quella foto nel vostro sito: Berlusconi
con sua moglie, e dei vostri slogan, del fatto che proclamavate un
accordo elettorale con la Casa delle libertà. Lei dice che
Berlusconi le offrì garanzie, di che tipo?
«Certo che glie lo dico, ma prima una cosa voglio raccontare, di
come Berlusconi nel primo nostro incontro parlò malissimo di Fini,
per certe situazioni...».

E anche questo che c’entra?
«C’entra: Berlusconi è stato messo sottoscopa, ora ha avuto un
incontro segretissimo con Fini, e si sono presi a parolacce. Fini
gli ha detto: o lui o me».

Lui chi?
«Lui io: Gaetano Saya».

Ma è così forte lei da far succedere queste guerre?
«Il fatto è che ho il simbolo, il simbolo storico del Msi,
paralellepipedo e fiamma. E lui Fini, ne ha il terrore. Se non che
quando la delegazione del Nuovo Msi andò in visita a palazzo
Grazioli, lui...».

Lui stavolta chi è?
«Lui, Berlusconi - "Lui" - la nostra delegazione l’accolse
dicendo: ’Vi posso dare una buona notizia, Fini vi ha accettato.
Entrate nella Casa delle libertà’. Avrei dovuto aspettarmelo che
c’era un trucco. Era stato Fini a organizzare tutto per colpirmi.
Nasce da Fini la scorsa estate tutto il caso giudiziario della Dssa,
organizzò tutto...».

Con ordine, Saya: l’incontro con Berlusconi quando avvenne?
«Il 29 settembre 2005. Ed era un giovedì. Se non che avremmo dovuto
vederci martedì, e la segreteria di Berlusconi ci chiamò: il
presidente si scusa, facciamo tra due giorni. Così a palazzo
Grazioli Lui esordì davanti a MariaAntonietta Cannizzaro: scusi
signora, ma ho impiegato questi giorni proprio per convincere
Gianfranco. Ci sono riuscito. Mentiva? Se ha mentito a me ora mente
a tutti gli italiani. E questo punto racconto tutto a voi che
considero i miei nemici».

Saya, diciamo avversari...
«Vasile, preferisco nemici perché io sono uomo d’azione: chi non è
con me è contro di me».

Questa l’ho già sentita. E poi nega di essere un fascista...
«Ho detto che il fascismo è una cosa irripetibile da consegnare alla
storia».

Vorrei vedere. Berlusconi però sostiene di non sapere chi sia
Gaetano Saya...
«Ma se noi siamo in trattativa da due anni... I rapporti li teneva
Cinzia Confisco che fa parte della sua segreteria, e alle europee a
Milano avremmo candidato un indipendente nelle liste di Forza
Italia, e in Toscana un accordo analogo ci assicurava quattro posti
di sottogoverno...».

Durava da due anni, dice sul serio?
«Sì, due anni. Io gli servo per blindare l’ala destra
dell’elettorato».

Ma siamo realisti: il suo gruppo è piccolino, Saya, l’ala destra
come facevate a blindarla?
«Eh, no, noi abbiamo quel simbolo, registrato con i diritti d’autore
e ora metto in moto gli avvocati, perché parallelepipedo e fiamma
sono nostri. E Fini rischia il tracollo. Perché l’elettore
tradizionale di destra non vuol sentire parlare di gay, vuol
sentirsi dire che sono finocchi, mi consenta...».

Va be’, le consento, ma in che senso?
«Nel senso che Saya li chiama finocchi, mentre Fini li definisce
gay, e poi vuol dare persino il voto agli immigrati».

Io rimango convinto che la trattativa vera Forza Italia la faceva
con Alternativa sociale che qualche voto in più di voi ce l’ha.
«Macché. Sì,alle europee hanno avuto il 2%, è questo che vuol dire?
Ma la Mussolini aveva messo su una confederazione di quattro
partiti, e il 2 per cento con quattro partiti significa che hanno lo
zero cinquanta, non so se lei ci arriva...».

Ci arrivo. Comunque ora non se ne fa più niente?
«Eh no, io personalmente ho consegnato a palazzo Grazioli una bozza
segretissima con sigillo in ceralacca proprio la settimana scorsa...».

Bozza segretissima?
«Sì, il nostro accordo. Già concordato nei particolari. Ci saremmo
presentati con il nostro simbolo collegato alla Cdl in Lombardia
Piemonte Lazio Puglia Sardegna Calabria, capolista Maria Antonietta
Cannizzaro, io candidato al Senato. Mentre in tutte le altre regioni
lui avrebbe messo gente di sua fiducia nelle nostre liste...».

Come? Uomini di fiducia?
«Sì, lui avrebbe giocato con due mazzi. Perché aveva un sacco di
richieste di candidature per Forza Italia, ma non ha più posti
liberi, e allora la mia lista avrebbe fatto da contenitore per tutti
questi candidati. Perché io finora andavo bene, ho avuto l’ordine di
attaccare l’Unità, e ho attaccato, ero il Bertinotti di destra, o se
vuole una specie di Lega che a livello nazionale ha l’ordine di far
casino, di dire quello che Forza italia non può dire. Anche il
vostro non è un gioco delle parti?».

Lei dice? Torniamo alla "bozza segretissima".
«Io la consegno, e qualche giorno dopo mi chiama la segreteria di
Vizzini, ero in treno: ho un mio amico avvocato, testimone. Mi
dicono, gentilissimi: ’Guardi Saya, lei non la possiamo più
candidare, vede l’Unità come ci attacca. Lei la sua candidatura la
ritiene proprio indispensabile? E io rispondo: va bene, si va avanti
lo stesso. E si stava andando avanti, senza più Gaetano Saya
candidato, ma con i miei uomini accanto ai suoi, sotto il mio
simbolo».

E lui, Lui, vi ha scaricato...
«E io mi arrendo al nemico. Senta: voglio parlare con Colombo, che è
un intellettuale, e io sono uomo d’azione. Che non mi attacchi più,
glie lo dica. Allora, con Colombo pace fatta?».