Home > "Teoria Gallelli"
Un’intervista del produttore Napolitano-Calabrese Franco Gallelli, ex rivoluzionario, testo originale linked222, traduzione, Nathalie Bouysses
Q 1. Grazie, Franco, di accettare quest’intervista... Hai aderito, durante la giovinezza studentesca, ad un gruppo dissidente extraparlamentare così come alla gioventù del PCI. Era un tempo in cui i gruppi politici di estrema sinistra ed i gruppi armati stavano per offrire, a loro insaputa, (-)legittimità al sistema istituzionale, allo Stato borghese ed alla repressione poliziesca quasi militare... Una legittimità che, probabilmente, avrebbe condotto la DC al potere statale, cioè ad una situazione politica italiana precedente al sessantotto. Puoi parlarci di questo periodo, della sofferenza sociale, della tua vita politica ed intellettuale ?
R 1. Si, la mia impressione era che il passaggio alla clandestinità e alla scelta del terrorismo di pochi gruppi extraparlamentari avrebbe condotto l’intero movimento verso il declino. Molti di noi avevano compreso che l’esperienza rivoluzionaria non poteva evolversi, qui in Europa, con l’insurrezione del popolo e con l’abbattimento violento del potere statale. Non c’erano da noi le condizioni che in Russia e in Cina indussero il popolo ad insorgere. Le battaglie per il miglioramento delle condizioni di vita dovevano avvenire nell’ambito di regole democratiche che, attraverso libere elezioni o altri strumenti quali i comitati di quartiere, la lotta dei disoccupati organizzati, l’offensiva sindacale, ecc. dovevano indurre le masse a debellare il potere tracotante della DC di allora. La mia vita politica purtroppo registrò l’incapacità del movimento extra parlamentare di mantenere un rapporto con la gente, di mobilitare operai e studenti, avevamo persino un modo di parlare lontano dal linguaggio comune. Pertanto io mi sentivo come chiuso in gabbia, senza speranze e senza alternative. Il colpo finale l’ebbi a Bologna nel ’77, al convegno contro la repressione, vidi compagni che tra loro si prendevano a botte, il convegno finì tra insulti reciproci e io me ne tornai a casa disgustato e sconfitto, tuttavia su questa “morte politica” fiorì una personalità nuova. Infatti azzerai il facile entusiasmo, le scelte fatte per moda o sull’onda dell’emozioni, e iniziai a “pensare”. Già, pensare. Cioè non dare niente per scontato e non accettare nulla che non fosse intimamente compreso, diciamo che fu un decisivo incontro con la dea Ragione. Per cui la rivoluzione comunista, di marca filocinese, mi sembrò pura utopia e, pur di continuare a fare politica, iniziai a frequentare la sezione del P.C.I. “Giorgio Quadro” a Napoli. I compagni “revisionisti” erano molto attenti alle analisi del Comitato Centrale e alle relazioni di Enrico Berlinguer, che a quel tempo godeva di un carisma fortissimo, tuttavia nelle sezioni del partito i più giocavano a carte, rari intellettuali leggevano “Rinascita”, la rivista culturale del partito. Fu allora che m’immersi in un mare di libri. Grande maestro fu B.Russel con la sua “Storia della filosofia occidentale” e divoravo giorno e notte lavori dei filosofi da lui citati. Poi cercai di lenire il crepuscolo interiore con i poeti maledetti della beat generation (Corso, Ferlinghetti, Ginseberg, ecc), ma niente, la mente sembrava una stanza dove rimbalzavano centinaia di palline da pingpong senza fermarsi mai, soprattutto trovavo sterile e inutile la cultura ufficiale, per cui ben presto smisi di frequentare l’università. In sintesi: dopo una grande stagione di novità e speranza, crollo dell’entusiasmo e degli ideali, mi ritrova con me stesso, uomo tutto da ricostruire, ma con nel cuore, interamente intatta, la forza rivoluzionaria e la forte intolleranza contro ogni forma d’ingiustizia.
Q 2. Ricordiamoci un attimo delle ore tragiche della strage alla stazione di Bologna nel 80, delle violente ed insolenti manipolazioni del potere politico nazionale della loggia P2, delle reti neofasciste del Gladio-NATO, del periodo propriamente detto “dei grandi processi anticorruzione Mani Pulite” degli anni ’90 coinvolgendo ex presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari, funzionari di polizia, funzionari dell’amministrazione centrale, giudici, rappresentanti dei partiti politici... Come hai vissuto, dopo la rinuncia alla vita di oppositore rivoluzionario classica, l’ascesa dell’estrema destra e del terrorismo nero di Stato ?
R 2. Beh, fortunatamente la violenza di per sé è auto distruttiva, prima o poi chi di spada ferisce, di spada perisce. Non parlerei di ascesa dell’estrema destra , né di terrorismo di stato, piuttosto di Grande Regia. Ci furono alcuni fatti, come il tentato golpe di J.V Borghese, la stagione delle stragi, tanti delitti tutti di marca nazi-fascista, che lasciavano presupporre un’unica regia nera avallata o addirittura generata dai servizi segreti, ma noi, a quei tempi, non avevamo le idee ben chiare, alcuni parlavano di “grande vecchio”, probabilmente Licio Gelli (massoneria). In realtà come gran parte degli italiani, eravamo all’oscuro di tutto. Certo ricordo il fremito interiore col quale si accoglievano le notizie di stragi, l’impressione netta che di lì a poco saremmo finiti come nel Cile di Allende, fortunatamente ad ogni strage si rispondeva con una grande mobilitazione di piazza. SI, credo che questa capacità di mobilitarsi, tra l’altro oggi pericolosamente andata in disuso, ci abbia salvati da qualche novello Duce.
Per quanto mi riguarda “mani pulite” ha rappresentato la migliore stagione italiana, una vera e propria nuova Resistenza, l’unico problema è che da un leaderismo di gruppo, che poteva condurre ad una nuova era della correttezza e dell’integrità, è emersa solo la figura di Di Pietro, che tra l’altro invece di continuare a mobilitare la magistratura come un vero e proprio fronte di guerra, ha preferito invadere un campo non propriamente suo. Oggi la vicenda che ha colpito il calcio italiano da ragione alla mia tesi, finché il mondo non sarà risanato da una nuova cultura della legalità, c’è bisogno di una magistratura attenta e vigile, fortemente democratica e ben distante dal potere economico, ma che combatta senza condizionamenti la buona battaglia della libertà. Poi al potere non è salita l’estrema destra, ma la destra in “doppio petto”, quella di Fini, alleato di Berlusconi. Abbiamo finalmente chiuso una pagina veramente “nera” della nostra italica esistenza, non solo per la morte dell’economia, ma anche per l’involuzione culturale, la demenza dei media, il crollo di ogni efficace opposizione intellettuale. Meno male che la notte è passata...
Q 3. Ci ricordiamo tutti del maxi-processo del 87, degli assassini dei magistrati antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a Palermo nel 92... Alla corruzione amministrativa e politica del paese si aggiunge la riforma della struttura mafiosa in seno alla vita sociale, politica, culturale, economica italiana, sinistra inclusa. Che cosa provi negli anni 2005/2006 durante le campagne di risocializzazione dei giovani svantaggiati di Calabria e di Catanzaro? Che cosa dici? Come ti stai organizzando insieme a loro?
R 3. Questa domanda mi fa molto piacere, perché mi da modo di esporre una mia teoria e raccontare cosa stiamo facendo insieme a tanti, compresi i giovani di Locri dell’associazione nota come “E adesso ammazzateci tutti”.
Bene, la mia teoria è questa, Vi prego di diffonderla come: “Teoria Gallelli o della brava gente del sud”.
Pensiamo alle quattro organizzazioni più forti della malavita: la camorra in Campania, la Sacra Corona Unita in Puglia, la ‘ndrangheta in Calabria e la Mafia in Sicilia.
Come mai queste organizzazioni criminose nascono e prosperano in queste regioni dove, notoriamente la gente è buona, pronta a dare un aiuto se ti vede cadere a terra, ospitale, accogliente, generosa nel condividere anche l’ultimo boccone di pane? Come mai in altre regioni come la Toscana o l’Emilia tali fenomeni non si verificano? Beh, la mia teoria afferma che se qui nel sud le persone fossero meno “brave”, meno pazienti e più (mi si perdoni il termine) “incazzate”, probabilmente il male non avrebbe neanche il tempo di mettere il naso fuori dalla porta. Un esempio, mettiamo che a Firenze un uomo a bordo di uno scooter scappa dopo aver rubato la borsa di una turista, probabilmente ci sarà molta gente che annoterà il numero di targa e avviserà la polizia. Nel nostro sud, ci sarà forse qualche voce d’indignazione, ma non più di tanto. La mafia quindi la devono sconfiggere i siciliani, così come la ‘ndrangheta i calabresi. Ognuno deve diventare artefice del proprio destino. Per cambiare le cose è inutile inviare sul posto centinaia di poliziotti e militari, bisogna iniziare con il diffondere una cultura nuova: la cultura della partecipazione. Basta quindi con il disinteresse e l’indifferenza. Ogni realtà che vive intorno è mia, e io posso condizionarla, cambiarla, rinnovarla.
In Calabria, e quindi a Catanzaro, abbiamo due grandi “fari”, due luci che possono illuminare il cammino con le loro parole e il loro esempio: l’imprenditore del tonno Pippo Callipo e Mons. Bregantini, vescovo di Locri. Loro ci stanno insegnando che si può cambiare e sconfiggere il male con la cittadinanza attiva, specie da parte dei cristiani o dei giovani. Noi, un gruppo di calabresi ben intenzionati a fare qualcosa, abbiamo creato l’associazione Calabria Protagonista (www.calabriaprotagonista.it) e stiamo instancabilmente tessendo una rete tra tutte le associazioni impegnate nel volontariato e nel civile per diffondere le nostre idealità, tra le quali il Patto Etico eletto-elettore, grande novità del panorama politico italiano. Proprio in questi giorni a Catanzaro abbiamo lanciato un altro segnale provocatorio candidando a sindaco un giovane laureato di 26 anni. E’ strano vedere nei dibattiti pubblici un ragazzo confrontarsi con i “lupi” delle politica, ma questo ragazzo è talmente bravo, preparato e motivato da attirarsi le simpatie di tanti. Inoltre proprio ieri per iniziativa di un grande giornale calabrese “Calabria Ora” abbiamo realizzato un forum tra le tante associazioni d’impegno civile che operano in Calabria. C’era anche il giovane che ha coniato la frase, ormai famosa in tutto il mondo “E adesso ammazzateci tutti!”. Bene, in questo forum si sono dette cose grossissime, tra le quali una proposta di legge per impedire che i malavitosi finanzino le campagne elettorali.
Ci muoviamo dunque, stiamo costruendo la Calabria che verrà.
Q 4. Hai incontrato la fede prima con il francescanesimo e poi attraverso l’ideale dell’unità annunciato dal Movimento dei Focolari. La storia religiosa della tua terra racconta che numerosi renitenti giungeranno in Calabria nel dodicesimo secolo e che si ispirarono all’opera di Gioacchino da Fiore. Questo, calabrese, proporrà nell’undicesimo secolo un’interpretazione mistica della Bibbia ed una dottrina del rinnovamento sociale e religioso. Hai fondato dal canto tuo il Centro di cultura e ricerche francescane poi hai diffuso il Movimento dei Focolari, e Vento Nuovo, movimento civico e civile per la città di Catanzaro... La tua azione socioreligiosa sembra dirci che quello che è proprio della mistica e della fede, come nel tempo del convento di Giocchino da Fiore in Calabria, è di sviluppare, contemporaneamente, il rinnovamento sociale e religioso. Come se fosse possibile regolare ogni rapporto conflittuale tra la dinamica sociopolitica della città, gli scambi commerciali, l’uomo, la vita religiosa, le scienze e la storia. Puoi chiarirci su questo punto ?
R 4. E’ nota la grande energia e il coraggio di Gioacchino da Fiore, quando, ad esempio, nel 1178, come abate di Corazzo, è alla corte di Guglielmo II, per fa valere con successo le rivendicazioni di possesso di alcuni territori in favore del suo monastero. Qui in Calabria, si può dire da sempre, porto avanti una strenua lotta per migliorare anche le strutture pubbliche. In particolare posso raccontare un piccolo fatto che sa di “miracolo” (chiedo scusa ad atei e agnostici vari).
Il Movimento dei Focolari, di cui faccio parte, non aveva sede a Catanzaro. Intanto mentre mi recavo al lavoro ogni giorno passava per una strada da cui si vedeva bene la città di Catanzaro che sorge su tre colline. Proprio in quel punto e vedendo la città dicevo tra me: “Signore, ti prego, fai qualcosa per migliorare questa città, aiutaci a rinnovare le strutture, qui i giovani devono emigrare, ti prego per lo sviluppo economico, ecc. “ Bene, il primo esperimento con Vento Nuovo fallì perché il sindaco morì dopo solo 18 mesi di mandato. Tuttavia, proprio nei pressi di quel punto dove il mio pensiero andava alla città e al suo destino, trovammo la nuova sede regionale del mio movimento. Questo per me significo chiaramente che per rinnovare le città e le strutture, bisogna rinnovare prima l’uomo. Infatti è nota in tutto il mondo l’azione formativa che i focolari svolgono a favore dei giovani e delle famiglie.
L’ideale di questo movimento, e quindi il mio, è la cosa più facile che si può realizzare: “L’unità del genere umano...” ma, a parte gli scherzi, in poco più di 60 anni siamo arrivati a portare questo messaggio fino agli estremi confini della terra. Siamo in dieci milioni in tutti il mondo a proporre l’amore reciproco come soluzione di tutti i mali. Qualche esempio: siamo una delle più grandi organizzazioni di adozione a distanza, abbiamo centinaia di medici nei paesi del terzo mondo vicino agli ultimi della terra, abbiamo inaugurato con oltre mille aziende l’economia di comunione i cui proventi vanno a sostegno di azioni formative, poveri e consolidamento dell’azienda.
Ecco allora come dialogare nei vari ambiti dell’agire, ecco come si cambia la storia. Cosa ha debellato il razzismo? Se non l’azione silenziosa e incessante di uomini come Mandela e King a fianco di milioni d’individui che nessuno conosce ma che tra loro parlano, si stimano e si aiutano, al di là della razza, della cultura e della fede?
Q 5. Quale è la tua posizione sulla teologia della liberazione e quale è quella dei Francescani ? In che cosa la teologia della liberazione è diversa della tua visione unitarista del mondo ? Marx ?
R 5. Molto semplice. La teoria della liberazione in estrema sintesi dice: ognuno deve dare il suo. Noi diciamo: ognuno può dare il suo. Tutto qui. Il marxismo non è molto differente da alcune istanze contenute nel Vangelo. C’è solo una grande differenza: la libertà. Per me è più importante la relazione, che affermare la mia visione delle cose. E’ più importante percorrere la via della pace e della convivenza che la mia sopravvivenza. Si tratta quindi di agire per possedere e diffondere un’anima collettiva, comunitaria dell’esistenza, nella certezza che ognuno di noi rappresenta la minuscola tessere di un grande e stupendo mosaico. Ciò che importa non è il mio coloro o la mia singola forma, l’importante è la colla che tiene uniti questi pezzi.
Q 6. Per renderci partecipi della tua esperienza scegli, da un lato, il distacco, il romanzo, Cieli Rossi, dall’altro, ti impegni in una campagna politica militante a Catanzaro. Quali sono le tue proposte artistiche, socioreligiose e politiche, sia nel romanzo che nella campagna ?
R 6. La mia visione dell’arte è la stessa di Dostoevskij : "la bellezza salverà il mondo", già, a meno della follia, chi può discutere un quadro come “La gioconda”, un’opera d’arte come “La Pietà”, oppure un poema come “La divina commedia”?
Tutto divide. L’arte unisce. Questo mi interessa vivere e testimoniare, nella vita, anche politica, che l’unità può salvarci tutti. Un esempio. Una buca sulla carreggiata di che colore politico è? La disoccupazione, è un problema di destra o di sinistra? Il futuro (speriamo scongiurato) ponte sullo Stretto di Messina è un obbrobrio per i progressisti e una novità per i conservatori? Tuttavia, anche nella diversità delle “vision” e delle “mission” sediamoci e parliamo, dialoghiamo, conversiamo. Possibilmente in maniera serena, pronti a dar ragione all’altro se ha ragione. Questo è il mio pensiero: la realtà è uno straordinario gioco, un caleidoscopio dove posso vedere la molteplicità, la varietà e goderne. Bene allora l’arte di tutti, da quella del ciabattino a quella dell’architetto, bene la fede di tutti, da quella del mio amico islamico pachistano Nasir a quella di mia nonna buon’anima che viveva tra preghiere e santini di carta. Viva la vita così com’è: bella e varia. Anche la nostra campagna elettorale ha qualche grande novità ispirata dal mio modo di pensare: il più giovane candidato a sindaco d’Italia (rinnovamento!), un manifesto elettorale che non ritrae una faccia (magari di una foto di vent’anni fa...) ma un gruppo, la gente, le persone, con qualche adulto che sostiene e fa avanzare i giovani (anch’io). Anche perché, credetemi, il Bello è sempre giovane!
Q 7. Giorgio Napolitano è il nuovo presidente della Repubblica italiana, Fausto Bertinotti è presidente dell’Assemblea Nazionale, Romano Prodi è capo del governo, Franco Marini è alla testa del Senato... Qual è il tuo senso mentre la destra e l’estrema destra mafiose sembrano ripiegarsi su altri mezzi di pressione ? Sono da temere le antiche ricette del terrore per destabilizzare le forze di sinistra anti-liberali ?
R 7. Caro il mio intervistatore, mi creda, il male, la mafia, la camorra, in Italia, non hanno colore politico. Tant’è che qualche giornalista si è divertito a contare gli inquisiti politici e... sorpresa! (ma io già lo immaginavo) Nessun partito è esente (quei pochi che non lo sono è perché non hanno mai avuto il potere...) e poi la mafia non si mette d’accordo con il candidato, no. Lo sceglie anche a sua insaputa. Una volta che viene eletto, la mafia presenta il conto...
Certo il pericolo di una nuova stagione di terrorismo “occulto” c’è. Abbiamo ancora in Parlamento gente come il Cavaliere che fino all’ultimo non accettavano di vedere i rossi seduti sulle loro precedenti poltrone. S’immagini se, se ne starà tranquillo un ex presidente del consiglio che ha fatto dell’anticomunismo il motivo fondamentale della sua offensiva politica. Pensa solo al raccapriccio di questo poveretto nel vedere Bertinotti, addirittura Napoletano lì, in quei posti... gente che mangiava i bambini...Tuttavia non voglio finire questa intervista con un’immagine raccapricciante, la voglio finire alla mia maniera, alla maniera di “Cieli rossi”, con un’immagine da paradiso terrestre. Cosa fanno le stelle in cielo una accanto all’altra? Una dice: ti amo e l’altra gli risponde: ti amo. E gli alberi e i fiumi e i fiori: tutti dicono al vicino: ti amo. Qual è la legge profonda della natura, della creazione? La relazione d’amore. Non basta quindi “amare” fino al sacrificio per l’altro, per quanto nobile e grande sia, non è la legge fondamentale dell’universo, siamo a livello di “buco nero”, morte di una stella. La verità intima della creazione è la reciprocità. E ciò vale dal rapporto semplice con il portiere del palazzo, al rapporto tra i potenti.
Beh, più di questo cosa dire?
Testo original http://linked222.free.fr/cp/hors_les_lignes/forum2_franco_gallelli.html