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S.O.S. Terremoto
Le polemiche su ciò che si poteva fare e non si è fatto, se non denunciare per "procurato allarme" l’unico "Tecnico" che aveva lanciato un grido di attenzione sullo sciame che interessava le località questa notte colpite dalla virulenza del terremoto, le lascerei al dopo.
Ora urge tutto ed un’amica elettronica, Crocerossina, mi invia e-mail che pubblico:
" Ciao Luigi,
Ti scrivo per chiedere un aiuto. Questa notte siamo stati tutti precettati, per gli ovvi motivi. Colleghi, Colleghe ed io stiamo facendo un tam tam a mezzo cellulari e mails. La situazione è catastrofica e non solo. Mancano sangue, coperte, viveri e lo Stato, come al solito, è lento. L’aiuto che Ti chiedo e di fare a tua volta un tam tam sul blog o mail ad amici per invitarli, tutti a donare qualcosa. Sangue presso i Centri di donazione, A.S.L., Ospedali. Banco alimentare: tutti gli alimenti conservabili e sigillati. Vestiario e coperte, anche se usato, purchè pulito presso i Centri della Protezione civile e Croce Rossa, Caritas. Parto fra dieci minuti, con convoglio. Io faccio parte del gruppo delle anziane, ma non mi sarei tirata certamente indietro. Mi sono già "fatta" Napoli, nel lontano 1980, allora appena diciannovenne, quindi più esperta di altre. Diffondi le richieste come vuoi, ... Ma è importante che tutti ( per per Te so che non ne ho bisogno ) facciano la loro piccola parte. Ti seguirò, spero, sul blog.
Un abbraccio"
Messaggi
1. Terremoto, 7 aprile 2009, 11:12
LA CULTURA DEL TERRITORIO .....
"....... È doveroso ora far fronte all’emergenza, soccorrere le vittime, assistere i sopravvissuti, ripristinare al più presto condizioni di vita normali e dignitose per tutti. Ed è senz’altro opportuno accantonare per il momento qualsiasi polemica contingente, per concentrare gli sforzi in un impegno comune di solidarietà. Ma subito dopo sarà necessario anche compilare l’inventario delle responsabilità, remote e recenti, non solo per accertare che sia stato fatto davvero tutto il possibile per prevenire un evento di tale portata, quanto per impedire che possa ripetersi in futuro o perlomeno per contenerne eventualmente l’impatto.
Non vogliamo riferirci qui tanto alla "querelle" fra il tecnico che nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme e l’apparato della Protezione civile, sostenuto dall’establishment del mondo scientifico, secondo cui un terremoto non si può mai prevedere. Sarà pur vero che i sintomi registrati dai sismografi o da altre apparecchiature non consentono di predisporre per tempo un intervento funzionale, cioè un’evacuazione di massa delle case, dei paesi e delle città. È altrettanto vero, però, che in questo caso i segnali sono stati evidentemente trascurati e sottovalutati, fino al punto di mettere sotto inchiesta l’incauto tecnico in virtù di un paradosso giuridico che prende il nome di "procurato allarme".
La questione fondamentale è un’altra e si chiama piuttosto "cultura del territorio". Vale a dire conoscenza e rispetto della natura; sensibilità e cura per l’ambiente; tutela del paesaggio e ancor più della salute, della vita umana, di tanti destini in carne e ossa che in quel territorio incrociano la propria esistenza. Non c’è pietà per le vittime e per i sopravvissuti di questo o di altri terremoti, come di ogni disastro naturale, senza una consapevolezza profonda di un tale contesto e senza una conseguente, concreta, quotidiana assunzione di responsabilità.
Fuori oggi da una sterile polemica politica, non si può fare a meno tuttavia di registrare l’enorme distanza - propriamente culturale - fra un approccio di questo genere e il cosiddetto "piano-casa" recentemente varato dal governo di centrodestra, nel disperato tentativo di rilanciare l’attività edilizia. In un Malpaese che trema distruggendo - insieme a tante speranze e a tante vite - abitazioni, palazzi, ospedali, scuole e chiese, e dove ancora aspettano di essere ricostruiti gli edifici crollati nei precedenti terremoti come quello del Belice di quarant’anni fa, la priorità diventa invece la stanza in più, la mansarda o la veranda da aggiungere alla villa o alla villetta, in funzione di quel consumo del territorio che si configura come un saccheggio privato a danno del bene comune........"
Stralci da G.Valentini, "La Repubblica" di oggi