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L’Italia è un paese sismico. E’ un fatto.
Ogni italiano dovrebbe essere consapevole che prima o poi, nell’arco con frecce o senza della
sua esistenza, un terremoto se lo becca. Nel mio curriculuum c’è la partecipazione al terremoto
dell’Irpina del 1980.
Da spettatore pagante, con tanto di partita iva , posso dire la mia.
Ho visto nuovi governi con vecchi governanti , strapazzati dalle estenunanti sedute alle camere e nel bagno,
perchè chi la fa...Puo’ buttare via il Guttalax, ma chi non ce la fa, arrovella il cervello dei propri collaboratori
alla ricerca dell’ uovo di Colombo per fare l’ennesima frittata.
Ecce hovo! Ecco l’uovo!
Un condono dietro l’altro, un cadeau pour les employées, per la lobby del cemento,
per l’indotto degli infissi, ma cca nisciuno è fisso ma a progetto.
L’Italia sale sulle impalcature, e in troppi casi ne ridiscende al volo
atterrando su una macchina parcheggiata in un trafiletto nella sedicesima pagina della cronaca locale.
Riparte l’economia con l’edilizia indiscriminata, perchè non si dica che gli italiani
sono razzisti. Infatti l’Italia sale sulle impalcature in compagnia del Senegal, della Romania, di un
panino col prosciutto gentilmente offerto dal donatore di lavoro , detratto
dalla lauta paga giornialiera .
C’è da digerire un’altra crisi ostica e indigesta.
Ma l’effervescenza edilizia nel nostro paese, come nella migliore tradizione dei digestivi rapidi,
ha ruttato e fatto eruttare, ogni tipo di manufatto ad ogni latitudine della penisola.
A volte anche in una sola notte. Schiere di villette a schifo,
villaggi turistici fronte mare con fondamenta in ammollo a 5 gradi e via dicendo, il tutto
confidando nella buona sorte e nella buona novella proveniente dalla gazzetta ufficiale.
Già le opere liriche pubbliche, poi convertite in euro, ci costano in partenza un occhio della testa.
Quando arrivano a compimento, se ci arrivano, ci costano pure l’occhio della testa di nipoti e pronipoti.
Sappiamo tutti , noi italiani, che il nostro debito lo ereditiamo già alla nascita,
quantificato in circa 20000 sesterzi a fontanella. E’ una specie di tassa di nazionalità.
Ma se la legge scrive che è lecito aggiungere pezzi sparsi al caseggiato, immaginatevi
che cosa potrebbe capitare. Palazzotti di due piani con attico a tre strati,
parcheggi condominiali fino agli inferi, dependances sui balconi, garconniere sui terrazzi ed altro
ancora.
Ieri come oggi bisogna affidarsi ai santi. Uno parecchio attivo è San Toro da Salerno, che pone
il dubbio di se sia opportuno riavviare l’economia con la manovella dei manovali
da impiegare in nuove opere cementizie, o piuttosto utilizzare i muscoli multietnici in
lavori di consolidamento per i fabbricati esistenti.
L’Italia è un paese in cui , dalle alpi alla Sicilia, i terremoti sciàmano sismicamente
di propria iniziativa. Armano la falce della trista che pietas ignora, di forza e cudeltà disumane.
Potremmo armare dunque il cemento come scudo, in guisa di bastione difensivo. Anche perchè
se il sisma si abbatte su catapecchie e regge , queste ultime , fatte senz’altro meglio e senza
disfunzioni erettili di base, hanno maggiori possibilità di rimanere arzille.
Invece niente bastione difensivo.
Meglio prevenire che il curato reciti l’omelìa sulle casse da morto oppure sbaglio ?
Si ricomincia in fretta e furia a cavallo dell’emozione ancora fresca, a ricostruire il tutto
e soprattutto quello che non c’era prima. E così via, fino al prossimo terremoto che riavvia
la nuova e vecchia danza delle betoniere.
Ora mi domando e dico, e qui lo dico, se è vero com’è vero che il costrutto tonifica
le casse dello stato , non è per caso che il danno sia mannaro per taluno e manna ad altro ?
E se le case non cascassero? Ci avete mai pensato? Niente volano per l’economia in crisi?
Davvero non esiste un altro modo per rivitalizzare l’anoressica economia nazionale ?
In ogni caso la ricostruzione riparte. Ponti, strade, qualche circo massimo ad una cinquantina
di chilometri dall’abitato prossimo, alberghi in viale dei giardini, residenze in parco della
vittoria. Se avanza la pecunia, qualche casa in vicolo stretto con garage in vicolo corto ,
il tutto senza passare per la prigione.