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Tic di sinistra sul sindaco Cofferati

Publie le domenica 15 maggio 2005 par Open-Publishing
5 commenti

di ADRIANO SOFRI

TUTTI parlano di Coffera­ti: allora anch’io. Gli so­no affezionato amico, dunque chi legge ne tenga conto. Ma proverei più in generale a segnalare qualche tic ch bisognerebbe evitare. Non saprei dire che cosa bisogni fa­re. Del resto anche i dieci co mandamenti insistono piut­tosto sulle cose da non fare. Sono un po’ proibizionisti. In favore di Cofferati ho poi un ar­gomento forte, che userò alla fine. Quanto all’effervescenza sulla supposta delusione della sua prima stagione di sindaco, non sapendone niente, mi re­golerò sulla istruttiva puntata di Otto e mezzo di giovedi, nel­la quale Cofferati faceva da im­putato, Ritanna Arrneni e Franco Giordano da pubblici ministeri (con una insolita sguaiatezza), il giornalista Lu­ca Telese da picador, e final­mente Giuliano Ferrara da ter­zo gaudente, per la rivendica­zione cofferatiana di legalità e decisione. In una apprezzabi­le misura la discussione si è at­tenuta a questioni concrete, e lo vedremo fra poco. E’ però scivolata presto in quel tic del pensiero politico di ogni spon­da, ma più baldanzoso nell’or­todossia di sinistra, secondo il quale sono le compagnie, sia pure fortuite e provvisorie, a decidere di noi. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Criterio bi­gotto (che completa l’altro in­veterato tic: "a chi giova"), deformante sempre, e tanto più durante i terremoti cultu­rali. Per esempio, da qualche giorno chi voglia andare a vo­tare per il referendum e a vota­re sì può sentirsi rinfacciare, con l’eccezione di un quarto, la coincidenza con Fini.

E ALLORA? L’altro giorno, alla Sorbona, Dany Cohn-Bendit che perorava, e faceva benissimo, il sì alla costituzione euro­pea, è stato fischiato e insultato come rinnega­to e traditore, specialmente perché accanto a lui il ministro degli esteri Michel Barnier, chi­racchiano e borghesissimo, sosteneva la stes­sa posizione.

Questo meccanismo è infatti la pacchia del­le assemblee eccitate e della satira politica. Giuliano Ferrara ne è, e vi si presta di gusto, un ingrediente sicuro: non occorre neanche, per squalificarsi - parlo di noi di sinistra - trovar­si in qualche punto d’accordo con lui, basta prendere lo stesso tram. Così Cofferati diven­tava un provato rinnegato, nella trasmissione citata, per il fatto stesso dello spiritoso entu­siasmo col quale Ferrara lo approvava, e anzi lo invocava ministro dell’interno. L’argo­mento è stato ripetuto assai da giordano e, più singolarmente, dalla Armeni (persona di nor­ma così garbata, e che dovette a sua volta rea­gire seccamente all’imputazione di star sedu­ta vicino a un cosi compromettente partner); e variato nella irridente constatazione della ulteriore coincidenza, secondo loro, di Coffe­rati con Rudolph Giuliani, già sindaco di New York, e con Joseph Ratzinger, pontefice in ca­rica - accostamento, quest’ultimo, da Coffe­rati energicamente accolto. Proporrei di la­sciar perdere. Non dirmi con chi vai, e va’ pu­re con lo zoppo, se ne hai voglia, o se capitate nella stessa strada, e magari lo zoppo sei tu: dimmi che cosa pensi e che cosa fai, e io pro­verò a fare altrettanto.

Ho dunque appreso che a Cofferati viene rimproverato, nell’ordine: di aver eseguito il decreto di sgombero di una baracca, richiesto dai cittadini della zona e deciso dalla magi­stratura competente. Di aver mancato a un accordo sul premio integrativo firmato coi di­pendenti comunali dalla precedente ammi­nistrazione. Di aver vietato il consumo di al­colici in strade e piazze dopo le nove di sera. Di voler discutere delle condizioni di svolgi­mento di un rave antiproibizionista. In gene­re, di agire con spirito autoritario e sprezzan­te della partecipazione. (Nella polemica rigo­gliosa dei giorni precedenti era stato evocato un suo peronismo, mussolinismo, burocrati­smo e altri eccessi zaristici). Dirò sommaria­mente che impressione ho tratto dalle rispo­ste di Cofferati. Sullo sgombero, solo il merito della questione conta, e non ne so abbastan­za. Cofferati ha rivendicato la legalità come un valore essenziale. Rinfacciandogli un passato suo e del movimento operaio e civile, i suoi contraddittori sembravano tentati di rivendicare l’illegalità come un valore venerabile. Mi sembra che tutti noi dobbiamo rispettare la legalità, e ricorrere consapevolmente all’ille­galità quando siamo persuasi che la legge sia ingiusta, e per correggerla, alla condizione di assumerci il costo della nostra violazione. L’il­legalità dichiarata e misurata (e nonviolenta) che pretenda per sé l’impunità, che non costi niente, è un malinteso. Questa è la buona so­stanza del riformismo, antica e solida e com­battiva scuola di Cofferati, e della nonviolen­za, scuola più recente, difficile e sperimenta­le di tutti noi. Fuori da questa dinamica, lega­lità e illegalità stanno una di fronte all’altra co­me due feticci.

La giunta precedente assicurò ai dipenden­ti comunali un aumento del premio di produ­zione che sarebbe stato finanziato dal con­tratto nazionale del pubblico impiego. Coffe­rati spiega che quel contratto non è stato fir­mato, che anche se lo fosse alle migliori con­dizioni non consentirebbe la copertura finan­ziaria sufficiente, e che dunque l’amministrazione precedente impegnò un denaro che non aveva e non avrebbe avuto, e che lui non può se non cercare con i sindacati dei dipendenti comunali una crescita della produttività dal cui risparmio ricavare l’au­mento che si aspettano. Cofferati va più avan­ti, dichiarando che né un’amministrazione comunale, né un’azienda privata, e tanto me­no un governo nazionale può seriamente votare una misura di cui non assicuri la copertu­ra finanziaria. Sta parlando dell’eventuale fu­turo governo di centrosinistra. Ne sta parlan­do anche quando replica seccamente alla protesta dei suoi critici, scandalizzati di sen­tirlo evocare solennemente parole come lega­lità e ordinanze, che "la legalità è di sinistra, le ordinanze sono di sinistra". E "la birra"? Qui credo di essere in disaccordo. Non mi sembra una ragionevole proibi­zione, mi sembra un cedimento proibizioni­sta. E non solo per "i giovani", piatto ricco del­la demagogia, ma per tutti. Se una sera potes­si tornare a Bologna, e sarei allora davvero vecchio, andrei a piedi dalla stazione ai gradi­ni di San Petronio, comprerei una birra per strada, e la berrei là, guardando i ragazzi che si amano e gli zingari felici, e andrei poi a buttar via la lattina nell’apposito contenitore. E così sia per tutti, compresi i santi bevitori rumeni, che smetteranno di lasciare le lattine in stra­da, e buttare se stessi nei cassonetti. Infine, sulla manifestazione rave antiproibizionista, mi pare che Cofferati dica cose sensate: che intende garantire con gli organizzatori, preoccupati più di lui, uno svolgimento che ri­duca al minimo i pericoli per partecipanti e città. Gli è bensì sfuggita una frase troppo pa­ternalistica - proteggere i partecipanti anche da se stessi. Tuttavia, l’accusa che gli è rivolta, di dare troppo peso al tema della sicurezza, è almeno ingenua. La sicurezza è senz’altro un tema decisivo: il problema è come.

Così ho guardato, con una certa rassicura­zione, la discussione di Otto e mezzo. E ora spenderò il mio semplice argomento per così (lire a prescindere. Sergio Cofferati corse un gran rischio, dopo la celebre manifestazione romana compendiata nella doppia figura dei tre milioni (non importa la cifra) in basso e di lui in alto, che parlava ai milioni col vento tra i capelli. L’intera sinistra italiana, in quel pun­te, vedeva in lui il leader carismatico designa­te, o l’ostacolo insuperabile a ogni disegno politico. Lui ha tolto il disturbo. Se la sinistra italiana attraversa oggi una stagione cos’i pri­maverile, ne è prima di tutto debitrice al mo­do in cui Cofferati è sceso da quel palco emo­zionante del Circo Massimo, che poteva dare alla testa.

Caso unico, direi: salvo che si voglia ricordare ancora Celestino V. Cofferati non è andato in un eremo, né nel suo leggendario vecchio ufficio alla Pirelli. Ha preso un posto importante, e non messianico. Si è messo a lri­schio normale di una candidatura, nella città più sicura e più azzardata d’Italia. Così facen­do si è sottratto alla venerazione e al sacrile­gio, e si è guadagnato il diritto a essere serena­mente approvato o criticato. Ha asciato un’a­marezza in tanti che avevano sperato da lui una riscossa politica e anzi "antropologica", e in alcuni fra loro un risentimento deluso; ma al­tri, che avevano sofferto la sua irresistibile ascesa, una tentazione di rivalsa e di denigra­zione. Si risente ancora la domanda sospetto­sa sulle ragioni vere del suo gran rifiuto: come se fosse un Di Pietro qualunque.

Certi specia­listi avvertono che Cofferati ha temuto le insi­die dei suoi rivali, e se ne è messo in salvo. Pen­so, più felicemente, che Cofferati abbia senti­te il rischio della demagogia e del gregarismo nel rapporto che era bruscamente montato fra lui e un popolo, e abbia deciso di riportar­lo a una misura più equilibrata e, per dir cosi, democratica. Gli faccio molti auguri per il suo lavoro di sindaco. Intanto, e ancora per un bel po’, ha accumulato un tale credito presso qualunque persona che conti sull’unità di una sinistra di governo in Italia, da meritarsi, al posto dell’investimento febbrile dei tempi del­l’articolo 18, un affetto meditato e solidale, per i prossimi vent’anni. Poi vedremo.

Repubblica, 14/05/05

Messaggi

  • Leggetevelo fino in fondo, è un piccolo compendio di tartufismo e disinformazione.

    Ma a dispetto dello stupore di Mussi, oggi su Il Domani, sul perché questo sindaco è al centro dell’attenzione nazionale, il problema è noto: un pezzo del futuro della sinistra di questo paese passerà da Bologna e il ceto dirigente del riformismo liberista, insieme ai loro gregari mediatici, ha illustrato perfettamente come risolvere la questione da qui al 2006.

    Marco

  • molta disinformazione di Sofri!

    Mi farebbe molto piacere che Sofri uscisse dal carcere (in ogni caso) e stesse a Bologna un mesetto, sentirebbe l’aria che si respira!!

    Se una intera città è delusa non credo che sia possibile un abbaglio collettivo, è chiaro che la destra ci sguazza ma che ci dobbiamo fare? dire che ci piace il cinese?

    E’ distante dalla città, scocciato quando viene messo alle strette, pare proprio non sopportare Bologna e i suoi abitanti, non fa cose di sinistra, ma riesce a risultare antipatico persino alla destra.

    E’ triste, tristissimo dirlo ma era meglio guazzaloca, che almeno aveva la faccia di farsi vedere in città!

    cofferati ordina gli sgomberi delle baracche lungo il reno in stile squadrista e poi fa ridicole manifestazioni di pseudo sinistra come lasciar vendere le borse finte di gucci davanti alla galleria cavour! Chi le vende lo fa per il pane e nulla sa di brand o diritti d’autore, si possono destinare zone o strade a questi mercati occasionali (come hanno fatto a Napoli vicino alla stazione), senza sottoporre i ragazzi che vendono le finte gucci alle occhiatacce e ai commenti stronzi di negozianti e passanti "bene".

    Per fare il sindaco ci vuole umiltà, capacità di ascolto e mediazione, simpatia e ironia, tutte doti che cofferati ha dimostrato di non possedere.

    Bologna non aveva bisogno di un piccolo padre.

    ciao

    valentina

    • L’articolo di Sofri non mi e’ piaciuto, non dice niente, non sa niente, si basa solo su un’oretta di trasmissione e su quello che ne’ e’ uscito. Bologna nemmeno c’e’, i bolognesi nemmeno. Non sa nulla su quanto era stato promesso e nulla su quanto e’ stato realizzato. Non sa nulla sui lavori preparatori, sui sogni della gente....la partecipazione, il cantiere per la pace, la cultura, il turismo, l’accoglienza, la mobilita’ sostenibile, le case popolari, le assemblee permanenti, la scuola diversa, i migranti come fratelli, la riqualificazione della citta’, gli studenti non piu’ strozzati... tutti quei lavori che hanno impegnato cosi’ tanta gente per piu’ di un anno, quelle promesse tutte andate in fumo, quel fervore popolare, la speranza di una citta’ diversa che facesse politica in modo diverso e diventasse, finalmente, il fiore all’occhiello della sinistra, un modello per il futuro....riassumere quanto abbiamo fatto e sperato in quelle poche cose: birra, festa, premio.. che squallore! E anche Giordano, che impreparazione!
      I 4 punti ormai sono sciftati, il premio ai dipendenti sara’ dato, Rifondazione dalla giunta non e’ uscita, alla fine si fara’ la festa proibizionista e quando uno berra’ birra in Piazza Verdi i vigili urbani chiuderanno un occhio. Una tempesta in un bicchier d’acqua? No, perche’ le cose non stanno cosi’. Resta chi si era illuso e sperava che dalla sinistra uscisse qualcosa che parlasse di sinistra e mostrasse il futuro. Non e’ stato. Chi non c’era parla di altre cose e chi c’era, se era dei DS, si e’ trovato un posticino nel Comune o qualche piccolo vantaggio personale o ossequia per fedelta’ di partito, gli altri sono rimasti con un pugno di mosche.
      Resta quella frase inquietante: "Il momento partecipativo era quello programmatico, ora ci sono io e decido da solo"
      Viviana

    • Fai affermazioni gratuite. Prima di dire che “un’intera città è delusa” prova ad ampliare i tuoi orizzonti, perché non è vero. Così come non è in genere vero che chi vende borse finte "nulla sa di brand o diritti d’autore".
      Oltre e prima delle doti che elenchi (umiltà, capacità di ascolto e mediazione, simpatia e ironia), tratti di carattere più che abilità specifiche, credo che altre competenze servano per fare il sindaco, competenze economiche, capacità di gestione e, di assunzione di responsabilità, Dote quest’ultima molto labile nel tuo rimpianto Guazzaloca!
      Franca

    • Cara Franca e cari tutti
      sarebbe gradito che all’inizio delle vostre lettere fosse indicato a chi state rispondendo, se all’articolo principale o a un commento, specie se fate considerazioni personali, altrimenti il destinatario resta ignoto.
      In quanto a rimpianti di Guazzaloca, mi sembrava che nessuno degli scritti su Cofferati ne contenesse, in fondo nemmeno l’articolo di Bifo, semmai c’erano dei richiami sarcastici e paradossali. Questo per la cronaca. Altrimenti si scade nel solito sistema binario per cui si da’ per implicito che chi critica la sinistra elogi la destra o viceversa, il che spesso non e’.
      Mi pareva che nessuno rimpiangesse Guazzaloca, anche se uno ha detto che ci poteva essere a Bologna chi lo faceva, ma i nostalgici non mancano mai nemmeno per le cose peggiori.
      Dunque, lo ripeto, criticare il comportamento solipstistico di Cofferati non ci va nemmeno vicino a rimpiangere Guazzaloca, che e’ stato un pessimo sindaco, indifferente alle sorti della citta’, sempre latitante alle sedute comunali, pigro e inefficiente, che si smuoveva soltanto se c’erano da fare dei guadagni privati. Guazzaloca per Bologna ha fatto solo danno: svendita dell’acqua pubblica, inquinamento alle stelle, bambini senza un posto all’asilo, peggioramento delle insegnanti comunali, minacce finanziarie ai centri ricreativi, cessione della vigilanza dei parchi a gruppi fascisti, assenza cronica a tutte le celebrazioni per la repubblica, la resistenza o la pace, introduzione dei sert nel tessuto abitativo, nessuna soluzione a problemi come la tangenziale, la viabilita’, l’edilizia popolare, i mezzi pubblici, i migranti, la sicurezza, l’inquinamento, il recupero urbano, la stazione, i parcheggi, gli ambulatori, lo smercio di droga, la prostituzione, la citta’ invasa dai rom, la degradazione della zona universitaria, gli ostelli... la caratteristiche di Guazzaloca era quella di non fare mai niente o al piu’ di favorire blandamente qualche commerciante. Solo all’ultimo si era svegliato con un programma faraonico di vendita di spazi pubblici per edilizia di lusso a scopi speculativi e il famoso quanto inutile metro che nessuno voleva. Guazzaloca non si faceva vedere mai ne’ dai cittadini ne’ dai consiglieri, era il sindaco inutile. E ora, come membro dell’Antitrust, sara’ il membro nullafacente, il che forse e’ nei desideri di Berlusconi. E’ gentile, si presenta bene, non rompe le scatole, sara’ sempre perfetto in ogni cosa dove non ci sia nulla da fare.
      Ricordiamo anche che sotto di lui sono state inaugurate iniziative veramente vergognose per Bologna come il telefono del deputato bolognese di FI Fabio Garagnani per gli studenti che denunciavano i loro professori se criticavano il governo e la riforma Moratti e ci sono state vari e equivoche aperture a fascisti e neonazisti che la citta’ ha gradito pochisismo.
      In quanto ai famigerati centri per migranti, durante il suo mandato furono costruiti i famosi lager di cemento e vennero distrutti con le ruspe i prefabbricati in zona consentita che ospitavano molti extracomunitari comprese le loro auto, ma qualcuno potrebbe dire che su queste operazioni di polizia il sindaco puo’ poco. Io avrei dei dubbi anche su questo. Ma non e’ che la distruzione della baracca dei rumeni sotto Cofferati sia meglio. O che la ripresa del metro’ fatta da costui o la privatizzazione a uso vendita di parte della principale biblioteca pubblica siano state viste con favore.
      In quanto a chi contesta che la maggioranza dei bolognesi, a un anno dalle elezioni, sia insoddisfatta, un sondaggio di Mannheimer su 804 bolognesi non arriva alla sufficienza , solo uno su 4 pensa ci sia stato un miglioramento e uno su tre pensa che non sia cambiato niente. Fai te. Il voto di media e’ 5,9. Un po’ poco se lo si compara alle roboanti promesse preelettorali e alle attese che avevano prodotto. Le critiche sono piu’ forti nei sondaggiati piu’ colti, ma una certa delusione circola ovunque. Bologna non e’ una citta’ qualsiasi, dovrebbe essere il fiore all’occhiello della sinistra, specie dei Ds, la sua vetrina, ma da troppo tempo non lo e’ affatto, e proprio per incuria dei DS nazionali. D’Alema non si degno’ nemmeno di venirci a rincuorare l’Unita’, quando le cose le andavano male ne’ si e’ degnato di ricordarsi della sua esistenza in occasione dell’inaugurazione della cineteca (quando Guazzaloca fece sapere che Moretti "non era gradito") e, anche nelle grandi manifestazioni, Bologna resta sempre dimenticata. In verita’ il partito si e’ occupato molto poco di questo "fiore all’occhiello", cosi’ abbiamo dovuto vedere nel tempo la svendita dell’acqua, la svendita delle farmacie comunali (nel 92), la privatizzazione della Fiera, il cronicizzarsi di tutti i problemi... e ora con Guazzaloca stavamo per vedere anche la svendita dell’ ex mercato ortofrutta e un progetto che prevedeva "la cementificazione di tutte le aree verdi della citta’" (e a chi gli chiedeva dove sarebebro andati a giocare i bambini, Guazzaloca rispondeva: "Mandateli in collina!"). Bologna e’ una citta’ civile di gente onesta e ligia alla legge, una citta’ che ha sempre funzionato bene e che sembra funzionare anche da sola. Ha dei problemi cronici, come tutte le citta’, ma molto meno delle maggiori citta’ italiane (si pensi a Napoli o a Milano), a noi sembra che questi problemi si stiano aggravando col tempo e che ne’ le amministrazioni di sinistra ne’ quella di destra ci abbiano ancora fatto qualcosa. I Ds sembrano brillare solo per mancanza di persone qualificate e carismatiche. Cofferati sembrava avere tutti e due i requisiti, aspettiamo di vedere se corregge certi errori di impostazione, ma la speranza diminuisce proporzionalmente al tempo che passa. Meglio Cofferati che uno come Bianco che di errori ne ha fatti di peggiori, ma , lo ripeto, c’e’ una soluzione: far scegliere ai cittadini. Mi dicono che la candidata che porto’ all’elezione di Guazzaloca l’avevano fatta scegliere ai Ds. Provino ad allargare il giro, a comprendere piu’ prospettive, e a pensare piu’ in grande, uscendo un po’ fuori dagli stretti ranghi del partito. Di gente in gamba ce n’e’ piu’ di quanto ci siano tesserati.La riforma della democrazia si comincia anche da qui.
      viviana