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Tortura : il messaggio lanciato tra i banchi di Montecitorio.
Publie le sabato 24 aprile 2004 par Open-PublishingIL RETROSCENA / Il messaggio lanciato tra i banchi
di Montecitorio. L’ira di Pierferdinando Casini
E il Carroccio minacciò
"Votate o salta la Gasparri"
ROMA - "Guardate che se non votate il nostro emendamento, ci saranno 
ripercussioni pesanti nella maggioranza". Il messaggio lanciato tra i 
banchi della Camera dai deputati leghisti ha messo sul chi va là gli 
alleati. Anche il capogruppo del Carroccio, Alessandro Cè, ripeteva più o 
meno le stesse parole ai suoi colleghi della Casa delle libertà. E quel 
riferimento alle "ripercussioni pesanti" aveva un solo significato: la 
legge Gasparri. La travagliata riforma tv, infatti, la prossima settimana 
approderà in aula al Senato. E un ennesimo incidente farebbe di fatto 
saltare il provvedimento lasciando a Rete4 il destino di tv satellitare.
Le incertezze e l’imbarazzo del centrodestra, prima del voto 
sull’emendamento, erano provocate proprio da questa preoccupazione. Il 
capogruppo di Forza Italia Vito si è consultato telefonicamente con Silvio 
Berlusconi. Gli ha spiegato cosa stesse accadendo e subito dopo ha scelto 
la linea "morbida". Il messaggio di Palazzo Chigi, del resto, era 
inequivocabile: non trasformare la vicenda in un’altra battuta d’arresto 
per la maggioranza. Basti pensare che il presidente forzista della 
commissione giustizia, Gaetano Pecorella, ha preferito non partecipare al 
voto per non irritare l’alleato e nello stesso tempo non tradire l’accordo 
raggiunto in commissione con l’opposizione. L’episodio preoccupa il 
Cavaliere anche per un altro motivo. I ripetuti scivoloni della 
maggioranza lo hanno messo in allarme. Il timore è che si imponga una fase 
di "paralisi" e di "irachizzazione" del Parlamento fino alle elezioni 
europee. In modo particolare Berlusconi inizia a seguire con ansia la 
parabola "anarchica" della Lega. Un’anarchia che rischia di diventare 
deflagrante se a giugno, quando si voterà per il prosieguo della missione 
in Iraq, dovesse avere la meglio la linea "pacifista" già avanzata dal 
numero due lumbard, Roberto Calderoli.
Nonostante i toni soft adottati ieri per superare l’impasse sul voto per 
il reato di tortura, alla fine il caso è comunque scoppiato. Al disagio di 
An e all’irritazione di Forza Italia si è associata la reazione furibonda 
dei centristi. Il segretario dell’Udc Follini ha parlato al telefono con 
il capogruppo centrista Volontè, facendogli un vero e proprio lisciabusso. 
Soprattutto Casini poi non ha digerito il voto imposto dai lumbard anche 
perché in prima persona si era esposto sull’argomento. Il 14 aprile aveva 
ricevuto a Montecitorio una delegazione italiana di Amnesty International 
che gli aveva consegnato 20 mila firme e gli aveva chiesto di "introdurre 
il reato di tortura nel codice penale". Il risultato si è visto poco dopo 
nella nota ufficiale di Volontè: "Il comportamento dei miei colleghi oggi 
in aula è stato dettato sicuramente ed esclusivamente dal momento di 
confusione venutosi a creare al momento della votazione dell’emendamento. 
Farò scudo con il mio corpo affinché o si tolga l’emendamento della Lega o 
la legge non trovi il voto favorevole dell’intero Parlamento". Una mina 
che rischia di non essere disinnescata con la mediazione proposta già ieri 
da Pecorella per modificare in commissione l’emendamento del Carroccio.
http://www.repubblica.it/2004/a/sezioni/politica/rifogiu/tortu2/tortu2.html




