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Trattamenti pensionistici al ribasso colpa delle forme di lavoro atipico e del sistema contributivo
Publie le martedì 20 settembre 2005 par Open-PublishingPer i cococo 734 euro all’anno!
Arriva l’ennesima ricerca che conferma lo sfascio del sistema
pubblico previdenziale, disfacimento causato dalle riforme del
mercato del lavoro, l’introduzione di forme sempre più precarie
di lavoro, lo smantellamento del sistema solidaristico e pubblico
della previdenza.
Secondo l’Ufficio studi della Cgia, i nuovi lavoratori, precari o
meno, percepiranno una pensione decurtata del 23.5% rispetto
all’ultima generazione.
Causa principale è l’attuazione della “Riforma Dini” che
introdusse, con l’accordo di CGIL-CISL-UIL, il sistema di calcolo
delle pensioni non più sulle ultime retribuzioni ma sui
contributi versati.
Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 i danni sono
elevatissimi.
Simulando un “ottimo” stipendio, difficile da trovare con gli
attuali contratti atipici e precari, la situazione appare
chiara.
A parità di retribuzione, andando in pensione a 60 anni e con 35
anni di contributi pieni (cosa assolutamente difficile oggi),
abbiamo come risultato che il padre avrà una pensione di 1.138
euro, mentre il figlio arriverà a 871 euro (267 euro in meno mese
al mese, meno 23.5%)
Per i lavoratori a contratto atipico la drammatica situazione è
ancora più evidente. già dagli ultimi dati INPS, per i lavoratori
cococo, nel 2004 l’assegno medio pro-capite è stato di 734 euro
all’anno.
Su questo tipo di realtà che governo, sindacati concertativi e
padronato vogliono speculare per intascare ulteriori profitti:
dopo aver smantellato la previdenza pubblica, vogliono
rastrellare altri profitti tramite le pensioni integrativi, e con
il trasferimento del TFR nei fondi pensione.
Contro lo smantellamento della previdenza pubblica
Contro la precarietà del lavoro e della vita
Per il diritto al reddito sociale e a vere pensioni prepariamo lo sciopero generale.