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Travaglio dice la verità: la Sicula Brokers aveva soci mafiosi

Publie le martedì 13 maggio 2008 par Open-Publishing

Per il Presidente del Senato soci quantomeno imbarazzati. Schifani, però, mai indagato

Torino, 12 mag. - Il clamore suscitato dalle esternazioni di Marco Travaglio su Renato Schifani e la reazione dell’opinione pubblica, meritano alcune osservazioni. Nessuno si erge a difensore del giornalista torinese, che peraltro si difende benissimo da solo, ma una cosa va detta con chiarezza: quanto affermato da Travaglio è assolutamente vero. Che poi si possa non essere d’accordo sulla forma e con i commenti espressi, è del tutto lecito.

Però nella ridda di urla, non voci, ma vere e proprie urla, che si sono levate contro Travaglio ed a difesa del Presidente del Senato, non si registrano ammissioni circa la veridicità della notizia.
Che non era neppure uno scoop, a parte il libro di Abbate e Gomez, qualsiasi cronista che si sia occupato di giudiziaria nell’ambito di Cosa Nostra, o abbia avuto frequentazioni con la procura di Palermo, era al corrente della vicenda dei soci, quantomeno imbarazzanti di Schifani e della Sicula Brokers.

Uno di questi era Giuseppe Lombardo, amministratore di alcune società dei cugini Nino ed Ignazio Salvo, condannati per reati mafiosi. Ancora un socio, Benny D’Agostino, ammise di essere amico del boss Michele Greco, detto il Papa.
Nino Mandalà, invece era mafioso in prima persona, essendo capo del mandamento di Villabate e risultato in seguito uno dei principali favoreggiatori della latitanza di Bernardo Provenzano.

Un pentito, Francesco Campanella, tira in ballo Renato Schifani per un’altra storia, una consulenza urbanistica in favore del Presidente del Senato, relativa al comune di Villabate.
Due cose vanno dette: Schifani ha querelato Campanella per queste affermazioni ed il consiglio comunale di Villabate è stato sciolto nel 1999 per infiltrazioni mafiose.

Mai comunque Renato Schifani è stato ufficialmente coinvolto in vicende giudiziarie. E’ vero che alcuni tra i suoi vecchi soci sono stati dichiarati colpevoli di reati di mafia solo diciotto anni dopo quegli eventi, è però altrettanto vero che questo è un Paese che tende a rimuovere la memoria.

Quindi sarebbe opportuno ricordare sempre le parole di Paolo Borsellino "Quando i magistrati non trovano elementi di prova concreti a carico di un uomo pubblico, non significa che questo non sia moralmente ed eticamente estraneo ai fatti. Però la magistraura deve archiviare, assolvere, perchè gli elementi acquisiti non sono sufficienti a sostenere fino in fondo un’accusa. Allora in un Paese civile dovrebbero intervenire la politica e le altre istituzioni a fare pulizia".

Riccardo Castagneri

politica Btk voceditalia.it

tratto da www.voceditalia.it