Home > Tre Sinistre alla ricerca di un futuro
di Vittorio Strampelli
Se il Prc si divide sulla nomina del portavoce del comitato di gestione che dovrà traghettare il partito al congresso nazionale di luglio, i Comunisti italiani di Oliviero Diliberto chiedono a Rifondazione di "tornare insieme come eravamo nel ‘98". Mentre Sinistra democratica rilancia "una vera costituente della sinistra italiana" che si inserisca nel contesto del socialismo europeo e sia in grado di porsi come futuro interlocutore del Pd
Sono trascorse meno di 24 ore dall’insediamento del comitato di gestione, e il Prc già si divide sulla necessità di nominare un portavoce alla guida dell’organo provvisorio che dovrà traghettare il partito al congresso di luglio, eletto nel corso dell’ultimo comitato politico nazionale a seguito delle dimissioni - e della conseguente decadenza dalle loro funzioni - della segreteria e del segretario nazionale.
Una "forzatura" secondo i componenti bertinottiani del comitato che, in una nota, polemizzano con la scelta fatta dalla maggioranza, legata a Paolo Ferrero e Claudio Grassi, di conferire tale incarico al deputato uscente Maurizio Acerbo, già segretario regionale Prc dell’Abruzzo, eletto martedì con l’astensione di Gianluigi Pegolo e nonostante il voto contrario di Graziella Mascia, Titti De Simone, Francesco Forgione, Franco Bonato e Rosa Rinaldi.
"La situazione politica del Paese - scrivono oggi i cinque contrari - con un governo delle destre che si sta insediando in un parlamento che per la prima volta vede l’assenza della sinistra, a seguito di una sconfitta elettorale durissima, impone a tutti i dirigenti del Partito della Rifondazione Comunista un profondo senso di responsabilità. Lo sforzo collettivo deve avere l’obiettivo di garantire un clima sereno di discussione, in cui tutti gli iscritti e le iscritte possano liberamente partecipare al dibattito congressuale".
Prioritario, per i cinque dirigenti legati alla leadership uscente, è "organizzare immediatamente assemblee dell’intera sinistra per discutere del voto e del futuro della sinistra in Italia". Consideriamo, aggiungono, "una forzatura l’elezione a maggioranza di un portavoce del Comitato di gestione del Prc, non ha alcuna ragion d’essere, soprattutto in un organismo come questo".
Il perché è presto detto: "Il mandato di questo comitato - ricordano Bonato, De Simone, Forgione, Mascia e Rinaldi - è del tutto transitorio, finalizzato alla gestione del Partito fino al Congresso nazionale che si svolgerà a luglio. Inoltre, non essendo un organismo previsto dallo statuto del Partito, non deve definire incarichi fissi, come sarebbe invece normale per una segreteria eletta secondo le regole. Questo comitato deve lavorare per consenso, senza ruoli definiti. L’elezione a maggioranza di un portavoce è dunque solo un inutile forzatura. E ne avremmo fatto volentieri a meno".
Per un partito che si spacca, intanto, ce n’è un altro che pensa a riunirsi. E’ il Pdci di Oliviero Diliberto il quale, dalle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, a Rifondazione chiede di tornare "insieme come eravamo nel ‘98". Senza sbilanciarsi su chi dovrà essere chiamato a guidare la sinistra nei prossimi anni, il segretario dei Comunisti italiani si limita ad auspicare anzitutto "la ricostruzione di un unico partito, e non so se Rifondazione accetterà. Ma non fissiamoci con l’idea di un leader. Uno dei mali della politica italiana degli ultimi anni è stata la personalizzazione, una sorta di ’risiko’ per occupare poltrone".
Diliberto, che aveva già avanzato una proposta del genere la scorsa settimana, nel corso della direzione nazionale del suo partito, torna dunque a sottolineare la disponibilità della segreteria a "un progetto di costruzione di un Partito comunista in Italia". Una formazione, ha spiegato nella sua relazione che verrà pubblicata integralmente giovedì sul settimanale del Pdci La Rinascita, che però non si configuri come "una sorta di forza cuscinetto, chiamiamola così di ‘sinistra buona’, magari guidata da Vendola" e destinata a fare "la sinistra del Pd".
Una prospettiva del genere non piace invece a Sinistra democratica, che rilancia una "vera costituente della sinistra italiana", in grado di porsi, tuttavia, come possibile interlocutore del Pd entro il 2009. Rimane intatta la necessità, per i delegati del movimento mussiano riuniti nei giorni scorsi a Reggio Emilia, "che, anche in Italia, esista e pesi una sinistra politica nuova, utile ai lavoratori, ai cittadini e al Paese, che sia capace di presentarsi come forza di governo nelle Amministrazioni locali e a livello nazionale". Ma se "l’esperienza dell’Arcobaleno è superata e non riproponibile, altrettanto improponibile è una marcia verso il passato, riproposta in questi giorni da componenti di Rifondazione Comunista e del Pdci".
La rotta per il futuro, secondo Sd, deve essere "una vera costituente della sinistra italiana, da preparare attraverso una campagna di ascolto dei cittadini e di assemblee in tutto il territorio aperte alle forze politiche, alle associazioni, ai cittadini che ci hanno sostenuto, a quelli che hanno fatto scelte elettorali diverse, a quelli che si sono astenuti". E, a questo fine, "riteniamo che non possa assolutamente servire, e sia anzi controproducente, la ritirata in piccoli recinti ideologici, il ritorno consolatorio a identità e simboli del passato". L’unica strada è, dunque, la costruzione di una sinistra "pluralista, rispettosa delle differenze, forte di una propria originalità, ma finalmente e saldamente dentro il contesto del socialismo europeo".
Per "questo - concludono gli esponenti di Sinistra democratica - il nostro movimento è nato, per questo vuole continuare a impegnarsi anche nella provincia di Reggio Emilia in vista delle elezioni amministrative del 2009 anche incalzando e chiamando al confronto il Pd, la cui corsa solitaria si è pure dimostrata ampiamente insufficiente".
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