Home > Tremonti no global ad Annozero
Ci sono in giro dei fanatici con odio dissennato ai no global. Vorrei sapere cosa pensano del libro “La paura e la speranza” di Tremonti, vista la sua improvvisa sterzata no global. Notate che le cose che dice sono giuste ma da che pulpito… !?
Il motivo di questo strano voltafaccia è che B si aspetta un crack dell’economia italiana e mette le mani avanti dando la colpa preventiva del fallimento alla globalizzazione. Va da sé che di essa B fin’ora è stato il corifeo, appoggiando in tutto Bush, il neoliberismo, il mercato senza controlli, le grandi concentrazioni di capitali e i grandi organismi internazionali, come WTO o BM a cui si deve la disfatta del pianeta.
Dice Tremonti da perfetto ipocrita: “Con la globalizzazione il lavoro si delocalizza in Cina, in Asia, dove costa meno ed è meno protetto e l’Occidente ci guadagna povertà e calo dei diritti. Il costo della vita si alza, i salari si abbassano per reggere alla competizione cinese. Il futuro diventa incerto. Cresce la paura. I danni al lavoro sono il frutto di una globalizzazione velocissima e incontrollata. Chi dice: “ci vuole più competività” è pazzo! (forse Montezemolo?) I processi produttivi sono carichi di violenza (lo diceva anche Marx). Era meglio il mondo di prima, meno spinto, meno fanatizzato dal dogma del mercato. Ha paura chi lavora e non vuole perdere il lavoro. Hanno paura gli anziani che vanno al supermercato e non hanno i soldi per fare la spesa.
Viviamo in un mondo all’incontrario dove il superfluo costa meno del necessario. Con 20 dollari vado a Londra, ma con 20 € non faccio la spesa. La paura riguarda le famiglie che hanno la vita mangiata dai mutui e non arrivano al 27. Dagli anni ’90 un gruppo di “Illuminati”, banchieri e politici ha predicato l’età dell’oro, il libero mercato. Prima il mondo era diviso in due: l’Asia produttrice di materie a basso costo e l’Occidente importatore.
La tecnofinanza ha diretto tutto mentre le banche impacchettavano prodotti senza controllo che poi rifilavano a terzi. Ora il meccanismo è saltato.
Solo dei pazzi potevano pensare di forzare il mondo. Un miliardo di asiatici è entrato di colpo nel mercato e lo ha travolto. In pochi anni dalle tasche degli italiani sono usciti 10 miliardi di € in più e si affaccia la miseria. Non solo quella economica ma anche quella spirituale: non credi più a niente, valori, futuro, tradizioni, famiglia.. è stata la perdita di tutto (e magari B dava un po’ di porno in tv e si ammanicava con la mafia). Questo danno non si può risolvere agendo solo in Italia. E’ tutto l’Occidente che deve pensarci. Chi governa l’economia usa strumenti vecchi (tassi ecc.), insufficienti. Non basta cambiare il governo italiano, deve cambiare il governo del mondo (ah, beh).
Se il disastro è globale, la politica non può essere locale. Ci vuole un accordo tra i grandi del mondo (un bel modo di lavarsene le mani). Come nel 44 ci furono gli accordi di Bretton Woods, oggi occorrono altri accordi tra i Grandi (e se tutti sono come Bush o il caro amico Putin stiamo freschi!).
Dopo l’89 (caduta del muro di Berlino) inizia una corsa folle che va rallentata. Il WTO o accordo sulle merci libera il mercato mondiale, poi la 3° via di Clinton… poi (e qui Tremonti dice la sua cazzata) la grande azienda della globalizzazione agisce attraverso i suoi operatori nazionali che sono… Prodi, Veltroni, Padoa Schioppa, Visco… che apprezzano la globalizzazione e la spingono in Italia (ma non erano tutti comunisti fino a ieri? E ora di colpo sono tutti cattivissimi neoliberisti? E invece B cos’era? Un no global convinto? Ma andiamo…! Notare che D’Alema non è nemmeno nominato)
Insomma l’ideologia mercantista ha deformato la lettura del mondo (peccato che quando lo dicevano i no global, B li ha fatti pestare). Ma per Tremonti la colpa è tutta del csx che ha contribuito alla regressione della civiltà
A questo punto Bertinotti ricorda che quelli che manifestavano a Genova dicevano esattamente le stesse cose ma non sembra che B e Tremonti fossero in piazza con loro o appoggiassero la loro visione del mondo, mentre la politica degli ultimi governi ha sostenuto le guerre come vantaggi alle sole classi dirigenti. Il movimento di Port Alegre metteva in discussione proprio quel modello di sviluppo e abbiamo visto come è stato ascoltato dal governo a Genova, protestava contro il dominio oligarchico del mondo e B li ha stroncati come terroristi. E ora sarebbe diventato un terrorista anche Tremonti? Il modello di sviluppo non ha funzionato?
Ricette, Tremonti non ne ha. Parla di dazi alla Cina “per rallentare lo sviluppo” e tratta male Colaninno che dice che i dazi ormai sono come mettere un sacco di riso davanti a un’alluvione
Bertinotti invece chiede: sostegni ai salari (se i nostri sono i più bassi d’Europa sarà colpa solo del csx?), regole per frenare la delocalizzazione, riduzione delle dipendenze del petrolio con energie alternative, mutamento delle filiere alimentari con valorizzazione delle produziono locali, circuiti brevi tra produttori e consumatori…
Il meglio è quando Tremonti dice che potremmo uscire dalla crisi non sui valori secondi (l’economia) bensì sui valori primi: la morale, i principi di ordine, le leggi, la famiglia.. esattamente quelli che il suo boss calpesta ogni giorno. Il 5 per mille è un esempio che dice che siamo migliori di come sembriamo (ci manca che faccia l’elogio di quei volontari che secondo B sono “dei malati di cervello”!). Dice Tremonti che l’11 settembre non c’entra con la crisi (e allora le guerre che le abbiamo fatte a fare?), l’America è cresciuta, l’Europa è cresciuta (e l’Italia?).
Ma noi, dice Tremonti, abbiamo avuto un sacco di problemi: la Cirio, la Parmalat (li chiama “problemi”, come cadessero dal cielo e non da un risparmio senza controlli e da un sistema bancario italiano che definire criminale è poco). Bertinotti non obietta. Ma fra tutti e due ci lasciano amari perché ci fanno capire che la crisi ci sarà e né il csx né il csx sapranno farci qualcosa.
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Nuovo Masada
Messaggi
1. Tremonti no global ad Annozero, 9 marzo 2008, 12:46, di Claudio Giudici
Gent. Viviana, mi permetto di farle notare che Giulio Tremonti già nel 1995 scrisse un testo il cui titolo era "Rischi fatali. L’Europa vecchia, la Cina, il mercatismo suicida: come reagire".
Ora, Giulio Tremonti nutre da almeno 13 anni molte perplessità sulle degenerazioni del liberismo - che però lui chiama mercatismo, per questioni di opportunità ideologiche a cui lo obbliga la frode liberista che imperversa oramai in un po’ tutto l’arco parlamentare (a parte RC e Pdci) - e negli ultimi si è ancor più specializzato in questa critica grazie al dialogo instaurato con l’economista e politico americano Lyndon LaRouche.
Paradossalmente, a prescindere dalle maschere che i partiti utilizzano, c’è da aspettarsi politiche di interventismo economico, più dal PdL che non dal PD.
Saluti.
Claudio Giudici
Vedi on line : Tremonti è almeno dal 1995 che denuncia i pericoli liberisti-mercatisti
1. Tremonti no global ad Annozero, 9 marzo 2008, 13:27, di viviana
Ne dubito, Claudio, Berlusconi e Tremonti faranno quel che il presidente degli USA dirà loro di fare. Berlusconi non farà nulla di antiliberista che venga a nocumento dei propri affari. In quanto ai dirigenti PD non ho la minima speranza di raddrizzamenti, Veltroni è in balìa di una euforica autoillusione americana, D’Alema e i suoi simili hanno sempre detto che contro la globalizzazione "non si può fare nulla". D’Alema del resto è stato il primo a metterci nella serie lugubre delle guerre all’estero e ha usato, anche personalmente, ogni sorta di strumento liberista anche illegale (vedi scalata Unipol) per fare interessi che coi nostri non hanno nulla a che fare. Se aspettiamo che uno di costoro faccia qualcosa per cambiare il trend che sta distruggendo il pianeta, stiamo solo a perdere tempo. In quanto a Tremonti , mi sembra quel Vaticano che durante il nazismo salvò qualche ebreo, ma nei fatti collaborava col regime. Non so proprio che farmene delle sue accuse al mercantismo, sia che siano di oggi o di 13 anni fa, se poi la sua condotta di Ministro delle Finanze ha fatto tutt’altro.
viviana
v
2. Tremonti no global ad Annozero, 9 marzo 2008, 15:15
E invece l’analisi di Claudio Giudici non è sballata.
Le pessime posizioni e le pessime leggi ispirate da Tremonti sono tristemente note ma un certo suo atteggiarsi a "no global" è tuttaltro che una novità.
Naturalmente il suo "no-globalismo" è quello degli egoismi sociali, delle frontiere chiuse ai prodotti cinesi ed indiani, del protezionismo ormai fuori tempo e fuori luogo a favore dei cosiddetti prodotti "italiani".
E’ quindi quello di Tremonti, nonostante la sua antica collaborazione al "Manifesto" con lo pseudonimo Lombard, un "no-globalismo" fortemente di destra, in linea con le posizioni della Lega Nord e dei gruppi fascisti più spudorati.
Ma certo è difficile definire Tremonti con un "liberista" integralista .... anche se è vero che poi l’agire storico del berluskonismo è stato sempre più legato ad immediate emergenze ed interessi del patriarca che non alle linee economiche più generali espresse da Tremonti o dalla Lega.
E’ invece purtroppo vero che il Partito Democratico è nel frattempo arrivato al "liberismo integralista", al negare ogni conflitto di classe o anche solo genericamente sociale.
Con in più, rispetto alla destra, il classico "estremismo" dei "pentiti" .....
Veltroni che ormai sostiene di non essere non solo comunista o socialdemocratico ma nemmeno genericamente "di sinistra", ma casomai "riformista" ( che vuol dire ?) la dice lunga sull’argomento .....
E vedo quindi anche il rischio di un recupero, certo strumentale e comunque reazionario, di alcuni temi sociali da parte della destra, o almeno di una corrente di questa, quella appunto rappresentata da Tremonti, dalla Lega e dai peggiori fascisti.
E’ il caso ad esempio della campagna per il "mutuo sociale" portata avanti dal giro di Storace a Roma.
Anche questo dobbiamo all’infamia di chi ha abbandonato ogni idea di mutamento sociale positivo .....
K.
3. Tremonti no global ad Annozero, 9 marzo 2008, 22:22
Scrive bene K.
con l’aggravante che Tremonti ha pronunciato più volte nel discorso ad Anno Zero,in precedenza l’aveva fatto da Vespa, anche delle espressioni strane come "Illuminati", "pazzi Illuminati",ed altre mutuate dalle
deliranti "teorie" di un certo D.
Icke...DELIRI che riecheggiano i vecchi deliri complottisti nazisti.
Il fatto notevole...è la mancata reazione non solo in studio...ma anche tra i commenti in genere!!!!
Ghandistan
4. Tremonti no global ad Annozero, 10 marzo 2008, 06:06, di viviana
Non sapendo chi fosse questo Icke mi sono informata e sono stata catapultata in un fumetto di fantascienza.
http://it.wikipedia.org/wiki/David_Icke
Icke costiiene che siamo dominati da rettiliani (vedi i Visitors), ma, effettivamente, vedendo il caimano Berlusconi, il boa costrictor Dell’Utri, o le serpe Previti, non mi pare che abbia tutti i torti :-)
viviana
5. Tremonti no global ad Annozero, 10 marzo 2008, 07:15
Rimane il fatto che, se parliamo di liberismo classico, Padoa Schioppa è molto più liberista di Tremonti ...
La classica destra italica, più clerico-fascista che liberal-liberista, ha sempre avuto posizioni del genere.
Del resto, nemmeno la vecchia DC è mai stata veramente "liberista", anzi direi tutt’altro ...
Anche se spesso queste posizioni hanno lasciato il tempo che trovavano, soprattutto nella fase della guerra fredda, in nome di un anticomunismo che accomunava di fatto ogni tipo di destra sotto le bandiere Usa.
Il problema vero nasce invece in tempi più recenti con una parte significativa della ex sinistra passata a posizioni liberiste classiche, più o meno temperate.
Questa situazione di fatto permette alla destra più demagogica e "populista" di provare a sembrare, qualche volta purtroppo riuscendoci pure, socialmente più avanzata della ex e pseudo-sinistra ....
K.
6. Tremonti no global ad Annozero, 10 marzo 2008, 14:48
Gent. Viviana, ma è sicura che Tremonti da Ministro delle Finanze abbia fatto tutt’altro rispetto alle politiche anti-liberiste?
Tremonti sta facendo perdere la pazienza all’oligarchia finanziaria. Circa gli "illuminati", non è un termine usato dal solo Icke, ma in generale rappresenta tutti coloro che si sentono degli eletti, solitamente utilizzato per inquadrare elementi aderenti a forze massoniche.
Mi permetto di rimettere alla vostra attenzione, le seguenti considerazioni.
Tremonti chiede la nuova Bretton Woods – e i liberisti perdono la calma
9 marzo 2008 – Nel corso della trasmissione “AnnoZero” su Raidue il 6 marzo, Giulio Tremonti ha ribadito il suo esplicito attacco alla globalizzazione finanziaria che ha gettato il mondo in una crisi finanziaria senza precedenti. Ma questa volta, in concomitanza con l’uscita del suo libro “La Paura e la Speranza”, Tremonti ha fatto un passo in più: per affrontare il “disastro globale”, ha detto, ci vuole “un nuovo accordo tra i grandi paesi del mondo… Ci vuole una nuova Bretton Woods”.
L’attacco di Tremonti al “mercatismo” – il termine che usa per definire l’aderenza fanatica al liberismo, e che definisce “l’ideologia totalitaria inventata per governare il mondo nel XXI Secolo” – non è nuovo. Da molti anni Tremonti cerca di evitare la camicia di forza imposta dal Patto di Stabilità, proponendo nuovi meccanismi di finanziamento per le infrastrutture in Italia. Nel 2003, il suo “Action Plan for Growth” riprese e ampliò il piano Delors del ’94 con l’intenzione di finalmente sbloccare una serie di grandi progetti infrastrutturali europei.
Il 6 giugno 2007 Tremonti partecipò ad una conferenza pubblica organizzata dall’EIR, la rivista di Lyndon LaRouche, all’Hotel Nazionale a Roma, intitolato “Mercatismo o New Deal?” Discutendo con LaRouche stesso e con il sottosegretario allo sviluppo economico On. Alfonso Gianni, Tremonti appoggiò in termini chiari le proposte di LaRouche per lo sviluppo infrastrutturale eurasiatico, e concluse dicendosi convinto che le idee del movimento di LaRouche “devono circolare”.
Negli ultimi mesi, Tremonti ha ripetutamente sfidato il falso dibattito imposto dall’establishment politico ed economico, denunciando i “folli” che hanno imposto la globalizzazione, la “tecnofinanza” utilizzata per mettere in piedi una bolla speculativa enorme, e paragonando l’attuale crisi a quella del ’29, se non peggio. Molti nella popolazione e nella classe politica sono stati colpiti dalle bordate di Tremonti, ma la casta – quella vera, fatta dai grandi giornali e dall’establishment economico – ha imposto la linea del silenzio: non reagire, ignorarlo, e si troverà il modo di metterlo all’angolo.
Pare che l’uscita del suo nuovo libro e le dichiarazioni sulla Nuova Bretton Woods abbiano cambiato tutto questo. Evidentemente Tremonti ha oltrepassato la linea rossa tracciata dalla finanza. Sicuramente contribuisce il fatto che potrebbe tornare al Ministero dell’Economia tra breve, se il Pdl dovesse vincere le elezioni; e questo proprio mentre la crisi richiede soluzioni urgenti, prima che la prossima banca (italiana questa volta?) che “scopre” perdite di decine di miliardi di Euro metta in ginocchio l’intero sistema.
Adesso si è creato un dibattito nazionale, con numerosi articoli sui giornali nazionali e dichiarazioni dei politici. I liberisti “folli” come Francesco Giavazzi e Renato Brunetta hanno fatto del loro meglio per tappare la falla; ma non dovrebbe sorprendere che il loro meglio è ben poca roba davanti alla necessità di salvare l’economia reale. Fare la voce grossa non sta funzionando questa volta, e questo dibattito intorno alla globalizzazione e le misure protettive necessarie per affrontare la crisi ha la potenzialità di ridefinire la geografia politica in Italia e altrove. Si potrebbero archiviare le manipolazioni dello scenario destra-sinistra in cui nessuno osa sfidare l’ortodossia delle “regole europee” o della società dei consumi. Si potrebbe aprire un vero dibattito intorno a come salvarci dalla politica del liberismo finanziario degli ultimi decenni. E soprattutto, ci si potrà finalmente muovere verso una soluzione per il futuro, proprio quella riorganizzazione del sistema finanziario internazionale proposta da Lyndon LaRouche.
Alcuni stralci dell’intervento di Giulio Tremonti a “AnnoZero” il 6 marzo 2008
Tremonti: Nel 95 ho scritto un libro intitolato “Il fantasma della povertà”... Il fantasma è arrivato ed è un fantasma che fa paura... Credo che quello che sta succedendo sui posti di lavoro sia anche il prodotto di quella che si è chiamata globalizzazione. Cioè dire – e ancora adesso girano, nelle nostre università, sui giornali nella politica, dei pazzi che ti dicono ‘ci vuole più com-pe-ti-ti-vi-tà’. La competitività, la velocità, la violenza dei processi... non che devi pensare ad un mondo di sogno, ma magari ad un mondo com’era prima, meno spinto, meno fanatizzato dal dogma del mercato. La paura ce l’hanno gli anziani che vanno al supermercato e non hanno i soldi per fare la spesa. Noi viviamo in un mondo all’incontrario: in un mondo in cui il superfluo costa meno del necessario. Puoi andare a Londra con 20 dollari ma non fai una spesa al supermercato con 20 euro. Questo è il punto.
La paura riguarda le famiglie che hanno la vita mangiata dai mutui. Sta arrivando una grande crisi. Questo è il punto e la risposta alla domanda. C’è una crisi della globalizzazione. Si è piantata...
Santoro: è il motivo, anche, della prudenza di Berlusconi...
Tremonti: Poi, dopo, rispondo all’imprudente Travaglio... ma direi che il punto è più generale, e cioè a dire: a partire dalla fine degli anni 90 e poi in questo secolo, un gruppo di - diciamo di illuminati, banchieri diventati statisti, politici diventati pensatori economici, falsi profeti – hanno predicato i benefici, il mito del XXI secolo, la globalizzazione, la cornucopia, l’età dell’oro. Tutto si è basato sulla divisione, prima, del mondo in due parti: l’Asia produttrice di merci a basso costo e l’occidente, l’America, importatore di queste merci a debito. Tutto è stato messo in piedi con la tecnofinanza, con le banche che non hanno fatto più il mestiere antico che sempre hanno fatto le banche: prendere denaro sulla fiducia e prestare denaro a proprio rischio. Hanno impacchettato i prodotti e li hanno venduti, ceduti a terzi.
Il meccanismo della tecnofinanza che ha finanziato la globalizzazione è saltato. Non solo: non ha funzionato in sé: non potevi fermare il mondo, ma non eri autorizzato a – solo dei pazzi illuminati, se vuole le dico i nomi italiani ma è meglio di no, hanno pensato che, governando gli anni novanta e poi dopo, che il mondo potesse essere forzato…
Le dico un’ultima cosa. Quando arrivano gli americani nel 45 e portano la penicillina, con la penicillina guariscono tutti di colpo. Adesso come adesso, con la penicillina ci fai poco: servono gli antibiotici. Tutti questi illuminati che governano l’economia, hanno gestito la crisi che c’è e che ci sarà, che continua, si aggrava e contagia, l’hanno gestita con gli strumenti vecchi, e cioè a dire con la riduzione dei tassi d’interesse, con le iniezioni di liquidità. Non reagisce l’organismo, anzi: sta ancora peggio. E’ cambiato il mondo, deve cambiare il governo del mondo.
Noi pensiamo alcune cose per l’Italia, ma pensiamo che se il disastro è globale, la politica non può essere più locale. Noi pensiamo ad un nuovo accordo tra i grandi paesi del mondo. Bretton Woods fu nel 44; va rifatto. Ci vuole una nuova Bretton Woods.
Tratto da http://www.movisol.org/08news051.htm
7. Tremonti no global ad Annozero, 10 marzo 2008, 15:08
ma partendo dall’impostazione di travaglio si finisce "fuori strada" perché al centro delle sue riflesisni mette un’acritica aderenza o meno alle leggi in vigore. E’ (anche) per questo che trevaglio & c. risultano essere fuorvianti rispetto alla politica. NON DI SOLA LEGGE.... ANZI! zioboiaz
8. Tremonti no global ad Annozero, 13 marzo 2008, 12:56
L’”arrabbiata” di Daw, blogger liberale, va in linea ieri pomeriggio: “Il Popolo delle Libertà non è un partito liberale, come si ostina a ricordare Berlusconi. Per esserlo non basta mettere in lista Della Vedova, quando poi fai fuori altri nomi di peso e ben più importanti. Per candidare chi? I Ciarrapico, i Tremaglia, le Mussolini? Un partito liberale non candida nemmeno il leader dei tassisti romani, ma tanto per non mandarla a dire a nessuno un partito liberale non è rappresentato, in campo economico, da Giulio Tremonti. ” E non è il solo. La blogger di Destra Lab ironizza su Fini: “Com’è possibile credere che non sapesse della candidatura di Ciarrapico?”. Ed Orizzonte Liberale si chiede: “A cosa stanno dunque pensando in queste ore i liberali italiani? Hanno le idee chiare sul proprio voto, o si sentono frastornati?”. E secondo La Pulce di Voltaire: “A due terzi dei liberali sembra non piacere questo Popolo della Libertà”.
da "L’Espresso"