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Tutti contro Cofferati: "Smetti di fare lo sceriffo oppure vattene"

Publie le domenica 23 ottobre 2005 par Open-Publishing

Giro di opinioni tra gli intellettuali e i politici bolognesi

di Castalda Musacchio

«Una follia». Che dire se persino l’"intellighenzia" bolognese, quella più cauta che non ama esporsi per non "sollevare polveroni", alla fine decide di scendere in campo per prendere posizione? Stefano Bonaga è un intellettuale, un filosofo. Uno dei tanti impegnati in politica all’ombra delle due torri. Eppure - dice - «sono sempre stato restio a sollevare polemiche ma, ora, sono giunto alla conclusione che sia il momento di dire qualcosa». Cosa? «Così questo sindaco si fa impiccare». Il nodo della polemica sulla quale in giunta si è consumato l’ultimo strappo di Cofferati - "croce e delizia" della sinistra, «più croce che delizia» nota qualcuno - è rappresentato proprio dalla legalità sulla quale "il cinese" intende giocarsi evidentemente l’ultima carta.

La tensione, in verità, a palazzo Accursio, si taglia con il coltello e l’attesa, dopo l’ultimo sgombero forzato sul Lungoreno, è tutta puntata su quell’ordine del giorno che lo stesso Sergio Cofferati ha annunciato per il 2 novembre. E non si tratta di un Odg da poco perché sulla questione legalità Cofferati ha deciso di lanciare un vero ultimatum soprattutto ai suoi alleati, e non solo a quella parte della giunta - come Rifondazione comunista - che critica apertamente la sua gestione. E ponendola ai voti, l’intento dell’ex sindacalista Cgil è più che chiaro: "snidare" chi è contro ma soprattutto porre un "aut-aut".

«Dal mio punto di vista - nota Bonaga - la legalità ha una doppia faccia. Si tratta in sostanza di uno strumento democratico usato formalmente contro il privilegio. Ma diventa "pura retorica formalistica" se non è accompagnato da soluzioni decenti sul terreno della sopravvivenza e dei bisogni primari. In definitiva - aggiunge - è chiaro che per sua natura la legge vale "erga omnes" ma è altresì chiaro che un conto è adottarla contro alcuni privilegi un conto adottarla allo stesso modo sulle fasce deboli. E diventa di un bizantinismo insopportabile, inoltre, se quest’enfasi non si sposa con un’azione politica efficace. La politica è fatta da gestioni di problemi e di volta in volta si dovrebbe affrontare la legalità o meno delle azioni. Non se ne può fare un manifesto astratto. Senza considerare che quest’ordine del giorno apre a un contenzioso pericolosissimo e non solo all’interno della giunta bolognese perché è destinato a diventare un problema politico di carattere nazionale che, ritengo, si dovrebbe per lo meno tentare di evitare a ridosso delle elezioni».

Per dirla ancora con Folena (indipendente Prc): «C’è un grande equivoco semantico sulla parola legalità, anche i braccianti che occupavano le terre o gli operai che facevano i picchetti erano in condizione di illegalità». Cofferati evidentemente non la pensa così e intende al contrario tenere duro. Nessuna critica - neppure la più aspra come quella per esempio formulata dai suoi stessi ex compagni di sindacato ma persino da sociologi come Achille Ardigò che lo ha bocciato apertamente dichiarando al "Carlino": «ah come mi dispiace averlo votato» - sembra farlo retrocedere dal suo modo di considerare la gestione politico-amministrativa di una città con alle spalle - ricordano in molti - una storia democratica istituzionale costruita su una rete di relazioni con i partiti e il movimento basata sull’ascolto e non su un decisionismo inopportuno. Andrea Caselli, della segreteria della Camera del lavoro di Bologna, esprime la sua opinione: «Non ha alcun senso fare operazioni come quella che è stata fatta sul Lungoreno se poi quelle stesse azioni non sono accompagnate da risposte e da politiche sociali adeguate». E’ inaccettabile - aggiunge - che agli sgomberi non segua l’accoglienza. Il rischio è proprio che questo tipo di politica sia tacciata di assumere un connotato leghista. Cofferati come Bossi?

Sta di fatto che il sindaco va avanti e - per usare un eufemismo - come una ruspa. Il fronte delle proteste si allarga? Si pone il problema della collegialità? E se qualcuno non lo voterà quell’ordine del giorno? Se quell’ordine del giorno non otterrà il consenso della giunta continuerà ad avere la fiducia del sindaco? «Mi pare difficile, lo troverei bizzarro», risponde lo stesso Cofferati a Repubblica. E la tensione sale - e come non poteva essere altrimenti? - ed esplode soprattutto "in casa". Pare che nell’ultimo direttivo Ds il tema della legalità abbia mandato più di qualcuno sulle furie con tutta la Quercia entrata in fibrillazione. Un interventismo quello di Cofferati che viene ormai sempre più maldigerito e soprattutto e proprio da chi ha concorso alla sua elezione. Ed è stato Guido Fanti, ex sindaco di Bologna - si dice molto amato in città - ad aprire al dibattito che ha fatto esplodere la Quercia. «Cerchiamo di intenderci - aggiunge contattato da Liberazione - la mia posizione è quella già espressa dalla Cgil. Certi interventi adottati da questo sindaco come lo sgombero del Lungoreno non sono soltanto inutili, ma anche dannosi. Bisognerebbe chiedere scusa alle famiglie che sotto le ruspe hanno perduto tutto quello che avevano, persino i libri di scuola».

Detto questo non manca ancora di sottolineare: «Il problema è questo: abbiamo fatto a livello nazionale una grande operazione con le primarie. E questa ci ha insegnato due cose: da un lato abbiamo il dovere di rispondere a questi milioni di voti che ci sono stati consegnati. Dunque, occorre puntare e far convergere tutte le nostre energie a realizzare l’obiettivo della vittoria alle prossime elezioni e le responsabilità di Bologna in questo contesto sono enormi perché siamo al governo della Regione, della provincia, dei comuni». Ma il caso è esploso. E non si può fare a meno di considerarlo. «Vedremo questo documento e lo discuteremo - aggiunge - ma per noi non vale la politica degli "aut-aut". E’ necessario non seguire una politica personalistica che non corrisponde a una pratica amministrativa basata sulla democrazia dell’ascolto». Domani per Cofferati è pronta un’altra "domanda di attualità". La porrà in consiglio Valerio Monteventi: c’è stata un’ordinanza di sgombero per il Lungoreno? E quali sono state le procedure seguite? Anche questi sono problemi di legalità.

http://www.liberazione.it/giornale/051023/LB12D6F1.asp