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Tutto libero, ma non troppo

Publie le giovedì 8 maggio 2008 par Open-Publishing
2 commenti

Sarà anche vero che la sinistra non ha capito la gente, che è lontana dalla realtà, come negarlo. Ma anche i grandi giornali non scherzano. Per esempio: dopo gli acuti strali lanciati dalla grande stampa contro la pubblicazione in rete dei redditi 2005 degli italiani, pare che i lettori non siano così scandalizzati. Populismo di sinistra, tuonano gli editoriali. E anche: gogna! E pure: violazione della privacy! Tutti più o meno d’accordo nel dire che quei dati non dovevano esser messi in rete (salvo naturalmente pubblicarne a dozzine e centinaia). Ma poi, guarda tu come va il mondo, gli stessi giornali chiedono ai loro lettori: è giusto pubblicarli in rete? Risultati: l’84% dei lettori di Repubblica dice sì. Il 54 e passa per cento dei lettori del Corriere dice sì. È abbastanza per sostenere che hanno perso il contatto coi loro lettori? La faccenda è piuttosto strabiliante. Ma non la faccenda dei redditi, che alla fine è una cosuccia veniale che spiega poco e nulla sul Paese. Ciò che strabilia è che ci siano costantemente informazioni in libertà vigilata. Beppe Grillo riempie una piazza, un blog, arringa e infiamma centinaia di migliaia di persone. È un fatto pubblico. Ma se una trasmissione tivù riprende le sue parole (diritto di cronaca) apriti cielo: era una faccenda pubblica, ma perché renderla «troppo» pubblica? I redditi degli italiani sono pubblici, ce lo ripetono come un mantra proprio quelli contrari alla pubblicazione, ma così, dicono, sono «troppo» pubblici. Maledizione, eccoci al cospetto di una parola elastica, per cui una cosa è teoricamente nota a tutti, ma se lo diventa davvero scattano infiniti problemi, dalla privacy all’opportunità, dall’istigazione all’invidia sociale, fino all’istigazione al sequestro di persona, come se la mafia avesse bisogno dei redditi pubblicati su internet. Alla fine, resta la sensazione di vivere in un posto in cui c’è una specie di libertà vigilata. Tutto libero, ma non troppo, tutto pubblico, ma non troppo. Tutto trasparente, ma non troppo. Tutto un po’ stupido. Un po’ troppo.

Messaggi

  • In Italia si invoca il sacro ed inviolabile diritto alla privacy solo quando fa comodo alla classe dominante e quando si manifesta il rischio per la stessa che vengano inopportunamente messi in luce aspetti che sarebbe bene che invece non risultassero noti al volgo.

    A chi vive di salario o di stipendio la pubblicazione su internet dei dati fiscali non fa né caldo, né freddo !!

    C’è invece qualcuno che vive nel terrore che si scoprano ingiustificabili discrepanze tra il suo tenore di vita, noto a tutti e spesso impudicamente esibito, ed i propri dati fiscali !!

    Ed è proprio questa categoria di persone che si è scagliata, indignata ed offesa, contro l’iniziativa dell’Agenzia dell’Entrate, rivendicando il diritto alla riservatezza ed alla privacy !!

    Nella nostra società del controllo, questo deve valere ed essere utilizzato solo nei confronti delle classi subordinate, proprio per meglio riuscire a mantenerle tali ed evitare che queste rivendichino il sacrosanto diritto di controllare a loro volta i controllori ed i detentori del potere !!

    MaxVinella

  • So di attirarmi le ire di tutti ma a me Visco piaceva . Credeva nel fatto che un cittadino virtuoso dovesse pagare le tasse e si è dato da fare di conseguenza e per questo è più detestato dalla destra di chiunque altro . Per ciò che riguarda la pubblicazione su Internet , ben venga , dato che la legge comunque l prevede la pubblicità dei dati ; il problema è che prima la gente non lo sapeva ed adesso lo sa . E poi non si tiri in ballo la privacy!! Nella mia città ci sono più telecamere che piccioni, il mio telefono è preso d’assalto da compagnie telefoniche , ENEL, ditte di surgelati, finanziarie e chi più ne ha più ne metta !!!! Se ritardo a pagare una rata del leasing fatto per acquistare uno spazzolino da denti mi mettono in tutte le black list che vi sono su internet !!!

    Buster Brown