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UCRAINA: CRISI ISTITUZIONALE, SCONTRO APERTO TRA POTERI

Publie le martedì 3 aprile 2007 par Open-Publishing

Communists and supporters of Prime Minister Viktor Yanukovich rally in Independence Square in Kiev April 3, 2007. Ukrainian President Viktor Yushchenko’s decree to dissolve parliament came into force on Tuesday and Prime Minister Yanukovich immediately challanged what he called a "fatal error" in the courts.

Sta velocemente precipitando la situazione in Ucraina, all’indomani dello scioglimento del Parlamento, voluto dal presidente Victor Yushenko per uscire dalla crisi. Dopo mesi di contrasti con la maggioranza filorussa, infatti, il presidente ha annunciato di aver indetto le elezioni anticipate per il prossimo 27 maggio. Consultazioni "libere e rispettose degli standard democratici" assicura Yushenko, che parla di una decisione "doverosa" per "preservare lo Stato, la sua sovranità e l’integrità territoriale". Ma il premier Viktor Yanukovich, che gode dell’appoggio di Mosca, ha reagito arrivando subito al muro contro muro, facendo immediatamente approvare dal Parlamento riunito in sessione straordinaria una legge che impone di resistere al decreto di scioglimento (a favore hanno votato 261 deputati su 450), e poi invalidando lui stesso la Commissione elettorale, bloccando il finanziamento per i fondi necessari per il voto anticipato e precludendone così la possibilità di svolgimento. Quella della repubblica ex sovietica è una crisi politica che covava da tempo, ma che si è acuita negli ultimi giorni, dopo che 11 parlamentari dell’opposizione, fedeli a Yushenko, sono passati con la maggioranza filorussa, garantendo a quest’ultima i 300 voti necessari per modificare la Costituzione. In precedenza, alla fine dello scorso gennaio, il ministro degli Esteri Boris Tarassiuk (filo-occidentale) si era dimesso in aperto dissenso con la linea del premier sul processo di integrazione dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica.
La nuova norma approvata in extremis ordina ai deputati di seguire solo le direttive del governo e le risoluzioni della stessa Assemblea. Ma nonostante tutto, il decreto presidenziale, definito da Yanukovich "un passo verso il colpo di Stato", è entrato in vigore oggi, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, unica soluzione possibile dopo oltre un anno di stallo per la formazione di una maggioranza in sostegno di un governo stabile. Migliaia di sostenitori del governo di Yanukovich e della maggioranza parlamentare si sono radunati nella notte attorno all’edificio della Rada ucraina per esprimere il loro sostegno all’esecutivo e protestare contro lo scioglimento dell’assemblea, ma non è stato necessario l’intervento della polizia. Yanukovich ha ribadito la volontà del governo e della Rada di proseguire il proprio lavoro fino al pronunciamento della Corte costituzionale sulla legittimità del decreto presidenziale, cinque giorni di tempo che i giudici hanno per emettere una sentenza. Intanto, la televisione russa Ntv ha rivelato che il giornale presidenziale sul quale Yushenko ha fatto pubblicare il provvedimento di scioglimento è stato creato ex novo appositamente per l’occasione, dopo che i due giornali governativi ufficiali "Voce dell’Ucraina" e "Messaggero del governo" avevano invece ignorato il controverso testo. Solo così è nato il "Bollettino ufficiale del presidente ucraino", pubblicato ieri per la prima volta in 3.000 copie (la costituzione prevede che perchè un decreto presidenziale entri in vigore, deve venire pubblicato su un organo ufficiale), avallando l’ipotesi che la crisi in realtà fosse stata tramata da tempo, e non sia stata il frutto di un colpo di mano improvviso.
Ieri, in diretta tv, Yushenko aveva affermato che la firma del decreto "è non solo un mio diritto, ma un mio dovere", attaccando sia la coalizione di governo, una "maggioranza parlamentare che vuole usurpare il potere", che la Rada, i cui deputati "non stanno rispondendo alle aspettative delle istituzioni, adottando leggi illegittime e incostituzionali". Per tutta risposta, il premier Yanukovich aveva minacciato un ritorno anticipato alle urne, ma per nuove elezioni presidenziali, a dimostrazione dell’impasse nel quale si è impantanata la politica ucraina, con una divisione dei poteri che sfocia inevitabilmente in un conflitto di potere. Una coabitazione impossibile tra i due contenenti, che hanno alle spalle due mondi opposti, chi orientato verso la Russia, chi verso Occidente, in un drammatico e immobile revival della guerra fredda, che affonda le radici nei giorni della Rivoluzione arancione, e nella posizione geopolitica dell’Ucraina, strategicamente preziosa come mostrato anche dalla recente crisi del gas. I due contenenti si sono incontrati oggi, alla ricerca di un’intesa che si concentri soprattutto sull’organizzazione delle modalità delle elezioni anticipate e non sul possibile annullamento del decreto presidenziale di ieri sera, in linea con le intenzioni di premier Yanukovich. Yushenko ha confermato la validità dello scioglimento della Rada e ha ordinato al premier di sottoscrivere il provvedimento, rimarcando però che non intende ricorrere alla forza. E ha precisato che sarà la nuova Commissione e non quella del 2004 (quando ci furono brogli e irregolarità), ad occuparsi del voto.

Non resta a guardare l’opposizione. L’ex premier Yulia Tymoshenko ha convocato subito un comizio e ricevendo il bagno di folla di migliaia di sostenitori nella piazza dell’Indipendenza per chiedere l’applicazione della legge e sollecitare il governo a rispettare la scelta presidenziale. Secondo i sondaggi, il partito della "pasionaria", resa famosa dalla Rivoluzione arancione, sarebbe oggi secondo alle spalle del Partito delle Regioni (quello filorusso) ma davanti a "Nostra Ucraina" di Yushenko, che avrebbe però dalla sua anche l’esercito, intenzionato a portare l’Ucraina nella Nato, come dichiarato anche dal ministro della Difesa, Anatoly Grytsenko, l’unico sostenitore della Rivoluzione arancione rimasto nel governo.
Nonostante la tensione resti alta, la situazione sembra ancora sotto controllo. Gruppi di manifestanti affollano Kiev, soprattutto sostenitori dell’opposizione, ma pacificamente, smentendo le indiscrezioni che avevano fatto pensare ad azioni di forza per occupare il Parlamento, o a tafferugli violenti contro le forze dell’ordine. Intanto, è di oggi la presa di posizione dell’Unione Europea, che segue con apprensione la vicenda e invita tutte le parti coinvolte "a mostrare moderazione e volontà" di compromesso per uscire dalla crisi, facendo prevalere "un senso di responsabilità che eviti di compromettere i negoziati con l’Ue e il cammino di riforme del paese". Recentemente Bruxelles ha stanziato per Kiev fondi per 123 milioni di euro per i prossimi tre anni, raddoppiando i finanziamenti dello scorso triennio. La crisi è seguita con particolare interesse anche dalla Russia, che assicura "collaborazione" a Kiev, qualora lo chieda, per raggiungere ad una soluzione serena e condivisa, ma sottolineando l’inadeguatezza del decreto, e non riuscendo così a nascondere di parteggiare per Yanukovich. "Siamo sinceramente interessati a uno sviluppo all’insegna della stabilità per l’Ucraina nell’ambito della Costituzione", ha detto il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov.
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