Home > UN ESPLOSIVO TRANQUILLO AUTUNNO

UN ESPLOSIVO TRANQUILLO AUTUNNO

Publie le martedì 28 luglio 2009 par Open-Publishing
2 commenti

Credo che succederà questo. Che in settembre-ottobre avremo 700-800 mila posti di lavoro in meno (un impoverimento per alcuni milioni di persone). Che taglieranno fondi alle università con metodi furbetti parlando di merito e di efficientismo. Che aumenteranno le tasse universitarie. Che i terremotati de L’Aquila non avranno nuove case, con l’eccezione di una minuscola quota da mostrare in apertura di Tg1 e Tg5. Che i precari passati da «reddito poco» a «reddito zero» diventeranno un esercito. Che la crisi servirà a giustificare l’ennesima mattanza sociale. Insomma, credo che succederà quel che tutti dicono debba succedere: paura e casino.

Per una volta non è peregrino misurare la società con i meccanismi della domanda e dell’offerta: la domanda è molto forte. Domanda di stabilità, di difesa dalla crisi, di qualità dell’offerta scolastica. Domanda di uscire dalle tende. Domanda di arrestare l’erosione di reddito e di diritti. Domanda di dignità per il paese (vero, papi?). Domanda di fermare la ristrutturazione feroce attuata con la scusa della crisi. La domanda non manca, ma l’offerta è inesistente. Credo che succederà questo, che quando salterà il tappo non capiremo al volo.

Ci siederemo lì a leggere, che so, le pagelle della signorina Serracchiani. O annuiremo al vecchio buon senso progressista di Bersani su musica di Vasco. O commenteremo le astute strategie dalemiane di apertura all’Udc. O leggeremo come fondi di caffè le elucubrazioni di partitini inconcludenti che prendono il tre per cento se si presentano insieme e il tre per cento a testa se si presentano divisi, miracolo dell’aritmetica comunista.

Credo che ci siederemo comodi, tristi ma dignitosi. E quando comincerà a volare qualche sasso, e qualche schiaffone farà sciak!, ci chiederemo esterrefatti: ehi, come? Cosa? E dovremo reimparare da capo a scrivere e pronunciare la parola «conflitto».

E sarebbe anche ora.

Alessandro Robecchi

http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090726/pagina/01/pezzo/255895/

26.07.2009

Messaggi

  • Il "conflitto" ci sarà fatalmente e già se ne vedono ampi segnali, soprattutto in altri paesi europei, in primis la Francia e la Grecia, ma la crisi e la globalizzazione porteranno fatalmente ad un allargamento del fenomeno ....

    Naturalmente non è affatto detto che tale "conflitto" avrà le caratteristiche "progressiste" e di "ricomposizione sociale" auspicate da Robecchi ...

    Più facilmente assisteremo a "conflitti" di tipo localistico ed in qualche modo "impolitico" ... di tipo soprattutto generazionale ( ma in fondo furono fortemente generazionali pure il mitico 1968 ed anche il successivo 1969 operaio) come in Grecia ed in misura diversa anche da noi con l’Onda ... o di pura difesa come certe manifestazione "esplosive" messe in piedi dagli operai delle fabbriche in crisi francesi .... o rivolta pura, senza obiettivi politici, come la jacquerie delle banlieues sempre francesi .... o appunto "conflitto" legato a forti disagi di tipo localistico/territoriale come la Tav, la lotta agli inceneritori in Campania, la stessa battaglia contro la base Nato di Vicenza ( molto più legata di quanto si pensi alla difesa del territorio che non a sentimenti "pacifisti" o addirittura antimperialistici) o quello che potrebbe esplodere in quella zona della Sicilia rispetto alla ventilata chiusura di Termini Imerese .... per non parlare di quello che già si può intravvedere rispetto alle pesantissime contraddizioni legate al terremoto abruzzese .....

    Per capirci, se indubbiamente Berluska vede con terrore tutto questo, non è poi per niente detto che esplosioni di questo tipo portino a situazioni governative diverse .... è più realistico che questo "conflitto" tenda a portare a casa obiettivi molto pratici ed immediati e che tenderebbe poi a rifluire sia in caso di sconfitta ma anche in caso di vittoria senza necessariamente portare appunto a cambiamenti politici significativi ... ad esempio i grandi sommovimenti degli ultimi anni in Francia hanno praticamente sempre vinto le loro battaglie pratiche ma hanno pure lasciato regolarmente alla destra il governo di quel paese ...

    La differenza in Italia è che il Berluska vive del suo essere "popolare", del suo essere "amato dalle folle", ha la necessità primordiale di dare di sè sempre e comunque una "immagine vincente".

    E che quindi, a differenza di un Sarkozy o di una Merkel, difficilmente sarebbe capace di perdere sul piano pratico ma di reggere comunque botta sul piano politico più generale .... quando è avvenuta una cosa del genere sull’Art.18 Berluskoni rimase comunque al governo ma da quel momento, elettoralmente parlando, fu per lui una sequela interminabile di sconfitte fino alle politiche del 2006.

    Credo sia anche per la coscienza di questo che una discreta parte dei "poteri forti", sia italiani che internazionali, sta chiaramente lavorando - magari auspicando una soluzione all’interno dello stesso centrodestra - ad una sostituzione del Cavaliere ....

    K.

  • Parlando solo della Campania ...


    Auto, elettronica e metalmeccanica: l´esercito dei 25 mila cassintegrati

    Le piccole e medie imprese cessano l´attività giorno dopo giorno o vanno incontro al fallimento

    di Angelo Carotenuto

    Il Settore auto, quello siderurgico, le telecomunicazioni. E sta andando in crisi anche l´attività di ricerca tecnologica. «In autunno sarà peggio», avvertono i sindacati. Nell´intero comparto industriale, secondo le ultime stime della Cgil, ci sono almeno 25 mila lavoratori campani in cassa integrazione.

    Tredicimila soltanto quelli dell´auto (con i problemi Fiat in prima linea) e dell´indotto di primo livello, con alcune situazioni di cassa integrazione straordinaria. Un´altra platea di 12 mila cassintegrati è fra i metalmeccanici. Cifre che non riescono neppure a fotografare la crisi per intero. L´esercito di precari in difficoltà non è quantificabile con precisione. Di certo, alcune migliaia di persone. Molti scoprono che alla fine dei contratti a termine non è previsto alcun rinnovo. Per una piccola porzione di assunti con la qualifica di apprendisti, si sta intervenendo con la cassa in deroga.

    È il diario di una crisi che il governo ha a lungo negato, e poi nascosto. Una crisi che, a sentire i sindacati, può solo crescere con l´arrivo dell´autunno. Cinquemila lavoratori campani sono senza alcun reddito da sei mesi. È il gruppo di lavoratori per i quali le istituzioni hanno disposto con decreti o convenzioni dei trattamenti non ancora entrati a regime: si tratta di 3 mila provvedimenti di cassa integrazione industriale e 2 mila provvedimenti di mobilità industriali che aspettano ancora di essere erogati. Per non dire della galassia di piccole e medie imprese che non riescono a tenere il passo dal punto di vista finanziario, e che giorno dopo giorno cessano l´attività o conoscono il fallimento.

    Settecentocinquanta euro al mese. È la vita da cassintegrato a zero ore. Il coordinamento nazionale Slai Cobas ha dato notizia martedì di un´altra serie di cig per i lavoratori Fiat di Pomigliano, che riprenderanno la loro attività 7 e 8 settembre, con uno stop fino al 22. Ripresa produttiva fra 23 e 25, di nuovo cassa fino al 4 ottobre. Il 26 settembre, assemblea pubblica nell´aula magna del Politecnico. È una delle principali vertenze in corso. Per loro, come per i lavoratori dello stabilimento di Pratola Serre e per i lavoratori della Tirrenia, è in campo l´unità anticrisi dell´assessorato regionale di Corrado Gabriele.

    L´elenco delle aziende che segnano il passo è lunghissimo. «Ormai investe anche punti di attività di ricerca nel settore tecnologico», l´allarme di Maurizio Mascoli, segretario campano della Fiom, che ieri ha accolto con soddisfazione i dati relativi al referendum tra i lavoratori sulla piattaforma di contratto: 16.814 i partecipanti su 27 mila presenti nelle fabbriche, 16.004 i sì e 579 i no.

    I casi più eclatanti di crisi nel settore tecnologico riguardano Stmicroelectronics e Alcatel. La prima azienda ha manifestato l´intenzione di ritirarsi dall´insediamento di Arzano, ed è aperto per questo motivo un tavolo di trattativa in sede di ministero dello Sviluppo. La seconda, a Battipaglia, sta pianificando l´esternalizzazione per l´integrazione e il collaudo dei prodotti: congelata invece fino al 30 settembre l´ipotesi di una cessione di ramo d´azienda. E per la crisi alla Saes, settore ferroviario, ieri s´è alzata la voce del consigliere regionale Amato: «È inconcepibile che una ditta che risponde al gruppo delle Ferrovie dello Stato in base alle gare d´appalto espletate, si permetta di tenere i propri lavoratori senza stipendi per mesi e mesi».

    (30 luglio 2009)

    http://napoli.repubblica.it/dettaglio/Crisi-l´esercito-dei-cassintegratii-sindacati:-In-autunno-peggiorera/1685046?ref=rephp