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Notiziario NIP - News ITALIA PRESS agenzia stampa - N° 7 - Anno XIV, 10 gennaio 2007
"Il mondo il giorno dopo"
USA: costruita la fortezza digitale
In molti aeroporti internazionali nel mondo gli ufficiali di immigrazioni sono dotati di set di palline colorate da estrarre per decidere in maniera casuale se fermare un individuo per un controllo più approfondito, ciò dovrebbe, sia eliminare la discriminazione razziale, sia rendere vano il tentativo di malintenzionati di apparire "normali".
Si cerca di evitare ciò che gli statunitensi chiamano racial profiling o racial screening e che avviene ogni qual volta un ufficiale, di immigrazione o di polizia che sia, si accanisce contro qualcuno a causa della sua appartenenza ad una certa razza o gruppo sociale. Inutile dire che è illegale, soprattutto qua negli Stati Uniti dove si viene trascinati in un aula di tribunale per una barzelletta sui polacchi, un apprezzamento sul vestito nuovo della collega o per aver chiamato un americano nativo "indiano" .
Ora veniamo a scoprire che la contabilità delle maggiori carte di credito viene collezionata ed analizzata dagli USA per dedurne preferenze di acquisto ed, in ultima analisi, associare all’individuo possessore della carta una appartenenza razziale e perciò informatizzare proprio quel racial profiling che si cercava di evitare con le palline colorate (e che è, ripeto illegale).
Funziona molto semplicemente così: mangi cibi musulmani quindi sei probabilmente musulmano, o per lo meno simpatizzante, quindi metto una nota nei computer dell’immigrazione e della polizia, in modo che la prossima volta che capiti in un aeroporto o vieni fermato per un infrazione stradale si controlli se stai indossando indumenti intimi puliti.
E’ completamente inutile discuterne con uno statunitense perché loro sono in guerra contro il terrorismo (la loro risposta standard); per il resto del mondo invece non si tratta di guerra ma di un incubo orwelliano.
Tutto ciò, mi ricorda una delle novelle di successo di Dan Bown intitolata "Digital Fortress" (fortezza digitale). Nell’attuale la national sicurity agency costruisce un super computer per decifrare ogni possibile forma di comunicazione elettronica criptata. Nella finzione di Bronw il Senato statunitense impone un blocco nel computer per rendere obbligatoria un autorizzazione del Tribunale prima di ogni intercettazione ma in qualche modo la NSA si "dimentica" di disegnare questa caratteristica.
Al di là del nome non molto chiaro, la NSA è un agenzia creata per occuparsi di informazione (telefonia, internet, satelliti) e nessuno deve insegnare agli USA quale sia il valore delle informazioni in una guerra (ed anche della disinformazione).
Ad essere onesti la scoperta del valore delle informazioni in guerra è antecedente all’impero informativo americano, gia intorno al 500 AC, in Cina Sun Tzu scriveva nel suo capolavoro intitolato L’arte della guerra : "tutte le strategie belliche sono basate sull’inganno".
Ma siamo davvero in guerra? O per lo meno lo sono gli Stati Uniti in guerra? E’ stata, forse, a nostra insaputa, dichiarata una legge marziale planetaria che abbatte ogni residuo e diritto alla privacy?
Forse è arrivato il momento di smetterla di lamentarci solamente per i continui abusi commessi dalle varie "agenzie statunitensi in giro per il mondo" e di fare qualcosa di concreto per fermarli.
Forse, invece che a livello politico e/o internazionale, la battaglia per la difesa della privacy va fatta a livello legale e negli Stati Uniti stessi. Non penso che qualcuno abbia fino ad ora cercato di verificare la solidità delle leggi del racial profiling e sulla privacy statunitensi direttamente nelle loro Corti, magari attaccando proprio dei dirigenti NSA o CIA.
Chissà se, attaccandoli al portafogli, non si ottenga dagli americani un maggior rispetto della privacy dei cittadini degli altri paesi del mondo che non appellandosi alla loro integrità morale!?
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Carlo Parlanti/News ITALIA PRESS