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Un’Europa diversa è possibile

Publie le giovedì 15 dicembre 2005 par Open-Publishing

La Carta dei principi dell’altra Europa

Documento elaborato durante l’Assemblea di Firenze 12 novembre 2005

Principi fondamentali

L’altra Europa nasce all’insegna dell’universalismo e cosmopolitismo, rifiuta qualsiasi strategia di dominio economico e militare, ogni nazionalismo, compreso quello europeo, ogni forma di razzismo. Essa nasce nella crisi delle strategie di dominio militare e di quelle di dominio economico e si propone come alternativa. I principi fondamentali su cui si basa includono diritti e doveri, rappresentano i pilastri di questa alternativa. Sono principi tratti dall’esperienza delle lotte contro la guerra, il liberismo e il razzismo e rappresentano l’ispirazione fondamentale per le lotte future.

L’ altra Europa è aperta al mondo e intende contribuire alla costruzione della giustizia globale: riconosce e valorizza la differenza di genere e le differenze culturali e storiche, in un quadro di uguaglianza di diritti individuali e collettivi. Le nuove radici dell’Europa hanno pertanto carattere “meticcio”, a cui largamente contribuisce la presenza dei/delle migranti: è inaccettabile la violenza dei confini istituzionali, di ciascuno stato e della Unione europea che ha provocato dal 2000, 4000 vittime tra i migranti verso l’Europa.
Lo spazio europeo non si identifica con quello dei 25 della UE e rifiuta un processo di integrazione realizzato attraverso politiche liberiste che stanno provocando nei paesi dell’est e dell’ovest disoccupazione, esclusione e povertà e alimentando nazionalismi.

L’esperienza storica coloniale europea, con la rapina delle risorse nel sud del mondo, guerre che hanno fatto milioni di vittime, fa sì che l’Europa che vogliamo sia fondata su un principio di responsabilità nei confronti della condizione economica e sociale della maggior parte del mondo, del sud globale.
Il principio di solidarietà, che deve guidare le relazioni tra paesi dello spazio europeo e paesi del sud del mondo, non è una forma di assistenza discrezionale ai più deboli, guidata, come nel caso delle politiche della Banca mondiale di “lotta alla povertà”, dai principi liberisti, ma come consapevolezza che c’è un interesse comune alla affermazione dei diritti sociali ed economici globali. I diritti fondamentali del lavoro, il diritto di sciopero, il diritto alla libertà di associazione e contrattazione sindacale, vanno rispettati in tutti i paesi, come condizione fondamentale della dignità della vita e dello sviluppo umano e democratico, che impedisca la possibilità di concorrenza e conflitto tra lavoratori.

L’ altra Europa sostiene il diritto delle popolazioni a disporre di sé e a determinare il proprio sviluppo economico, sociale e culturale. Garantisce che sia esercitata la sovranità di ciascuno sulle proprie risorse naturali e sull’ambiente. Il diritto allo sviluppo è un diritto umano inalienabile come l’uguaglianza delle opportunità in materia di sviluppo è una prerogativa delle nazioni e degli individui. L’Europa che vogliamo sostiene un nuovo ordine economico internazionale; in questo quadro sviluppa una cooperazione internazionale basata sulla considerazione della disparità di condizioni e fa valere la necessaria uguaglianza di diritti.
L’annullamento del debito estero dei paesi poveri, è una misura necessaria e immediata insieme al sostegno a tutte quelle società civili che lottano contro i regimi che le opprimono per ottenere giustizia e diritti fondamentali.

I rapporti economici si basano sul principio di un governo economico multilaterale opposto a quello neocoloniale del libero scambio, che subordina ai poteri forti delle multinazionali o dei paesi ad alta industrializzazione i paesi poveri, come nell’ OMC e negli accordi EPA, partenariato economico tra Unione Europea e ACP (Africa, Carabi, Pacifico). Questi prevedono l’apertura dei mercati dei paesi poveri a quasi tutti i prodotti europei tra il 2008 e il 2020. La liberalizzazione dei servizi, la difesa degli investimenti delle società straniere e il regime dei brevetti sulla proprietà intellettuale (ancor più restrittivo dei TRIPS nell’OMC) sono un esempio attuale della politica neocoloniale della UE. La concorrenza diretta tra produzioni agricole africane e i prodotti della UE importati a basso prezzo per l’assenza o l’insufficienza di barriere doganali, produrrà gravi danni all’economia africana. Non possono esserci scambi giusti tra economie e competitività non paragonabili.
Gli accordi economici devono essere vincolati alla applicazione dei diritti umani secondo regole e convenzioni internazionali e alla trasparenza della reciprocità tra l’Europa e i paesi con cui vengono stipulati gli accordi.
L’Europa sostiene una tassazione internazionale sui capitali e si oppone alla loro libera circolazione. Vengono promossi e sostenuti i mercati regionali come uno strumento di affermazione di un mondo multipolare

La democrazia non è fatta di elezioni più mercato, ma della possibilità di partecipare alla conquista dei propri diritti e di un modello sociale basato sull’ utilizzo delle risorse di ciascun paese, cioè della propria sovranità.
Il principio democratico deve essere parte integrante delle politiche commerciali europee e delle relazioni economiche con gli altri paesi: amministrazioni locali e società civili, parlamenti nazionali e parlamento europeo devono poter esprimere le proprie posizioni e pesare sulle decisioni.

I principi di uguaglianza e giustizia che devono guidare le relazioni tra Europa e altri paesi discendono e trovano riferimento in una fonte di regolazione generale. Il diritto e la legittimità internazionale con tutti i suoi strumenti (convenzioni, risoluzioni ONU, corte di giustizia, tribunale penale internazionale....) vanno considerati anche sotto questo aspetto.
Per un governo economico multilaterale i criteri guida delle relazioni economiche e degli scambi commerciali internazionali vanno ricondotti ai principi e ai luoghi del diritto internazionale e delle agenzie delle Nazioni Unite. Un’altra Europa rifiuta l’esistenza di un diritto “mercantile” come diritto parallelo e in contraddizione con il corpo del diritto internazionale, come oggi avviene per le Istituzioni di Bretton Woods e l’Organizzazine mondiale del Commercio.

La responsabilità dell’ Europa - protagonista e vittima di una sanguinosa guerra mondiale e della sconfitta di regimi fascisti e nazisti, - comporta il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, sia al proprio interno che nei confronti di altri paesi. Un’altra Europa si basa su un ruolo di prevenzione e mediazione dei conflitti. Sostenere economicamente e politicamente le popolazioni che lottano contro oppressione e regimi autoritari è uno strumento di prevenzione della guerra e dei conflitti armati. Di conseguenza non può costruirsi come potenza militare e parte di una alleanza militare dipendente dagli Stati Uniti, la Nato, che va superata. Al contrario, vanno valorizzate esperienze come i corpi di pace e le missioni civili. All’Europa della Agenzia degli armamenti si oppone quella del disarmo e della riconversione civile, quindi di un’altra politica industriale, del taglio delle spese militari a favore di quelle sociali e di pubblica utilità, del controllo del commercio delle armi.
(a cura di Alessandra Mecozzi)

Il gruppo di lavoro sulla Carta si incontrerà a Vienna il 6 gennaio alle ore 14.00 durante i lavori dell’Assemblea Preparatoria per il Social Forum di Atene