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Un disastro tutto tagli. Tornano pure i ticket

Publie le giovedì 19 giugno 2008 par Open-Publishing

Un disastro tutto tagli. Tornano pure i ticket

di Antonio Sciotto

La manovra è stata presentata ieri a sindacati ed enti locali, poi è stata varata dal consiglio dei ministri. Tremonti punta all’approvazione delle Camere entro l’estate. Sacconi annuncia il piano per «liberare il lavoro»: iper-flessibilità degli orari e reintroduzione di quei contratti precari che erano stati cancellati da Prodi Tornano pure i ticket Il governo vara la finanziaria triennale. Critici Comuni, Regioni e Cgil: a rischio i servizi. Gli statali senza fondi

Adesso reintroducono pure il ticket: il disastro-finanziaria è stato varato dal governo Berlusconi, che continua a vantare le «Robin Hood Tax» o i mutui allungati, ma come lo sceriffo di Nottingham sta piuttosto fregando le fasce deboli e il ceto medio («fottendo», direbbe meglio il ministro del Welfare Sacconi, che l’altroieri ha usato questa espressione riferendosi al Patto del ’93). E’ una corsa al taglio dei servizi pubblici, e, insieme, un aumento delle tasse più odiose, come i ticket, mentre le tasse vere - quelle «bellissime» - in realtà torneranno a essere condonate o bypassate dai più furbi, grazie alla neutralizzazione di tutte le misure varate da Vincenzo Visco. Realizzato anche un vecchio «sogno» dell’ex ministro Lanzillotta: verranno privatizzati i servizi pubblici locali, con una quota per i privati «non inferiore al 30%». E se la gara non sarà fatta, con assegnazione esclusiva al pubblico, l’evenienza dovrà essere addirittura giustificata (vedi box a lato).

D’ora in poi solo precari

Pessime notizie anche sul fronte lavoro, con la conferma del «programma Sacconi» (dal titolo «Liberare il lavoro»), iper-precarizzante, una super-fetazione della legge 30: il ritorno del «lavoro a chiamata», l’abrogazione dei limiti per i contratti a termine, ma anche l’eliminazione della «responsabilità in solido» degli appaltanti rispetto ai subappaltanti, e del cosiddetto «indice di congruità», che oggi è utile per capire se il personale dichiarato da un’impresa sia commisurato al servizio erogato. Ma verrà cancellato anche quel documento che permette di evitare le dimissioni in bianco, imposte soprattutto alle donne in caso di gravidanza (al di là delle ideologie, un principio di civiltà minima che dovrebbe avere cittadinanza anche presso il centro-destra). Senza contare la stretta sui riposi e l’allungamento della settimana a 60 ore (vedi il box dedicato qui sotto).

I sindacati (ma in realtà la sola Cgil), i Comuni e le Regioni si sono detti preoccupati per i tagli imposti agli enti locali: le cifre rimbalzano, si va dai 17 miliardi in 3 anni di due giorni fa, agli oltre 23 miliardi di «risparmi» circolati ieri. La manovra complessiva resta di 34,9 miliardi di euro, dal 2009 al 2011, con l’obiettivo di azzerare il deficit. Un esempio lo offre il 2009: 9,6 miliardi verranno dai «risparmi» (i tagli ai servizi essenziali, i «non» contratti statali, le «non» stabilizzazioni dei precari pubblici, le riduzioni dei trasporti locali, etc.), mentre 3,5 miliardi saranno le entrate. Il ticket, ha spiegato il presidente delle Regioni Vasco Errani, avrebbe bisogno di una copertura di 834 milioni di euro, altrimenti verrebbe reintrodotto quello che il governo Prodi aveva sospeso solo per un anno (10 euro su diagnostica e specialistica). Il governo ha dunque annunciato un tavolo.

Province a settembre

Dopo le proteste manifestate dagli enti locali (e soprattutto da diverse clientele politiche) il governo ha deciso di rinviare l’eliminazione delle comunità montane e delle province metropolitane (sono almeno 9, quelle che insistono sulle città più grandi): se ne riparlerà a settembre. Resta spinosissimo il nodo statali: i sindacati parlano della necessità di almeno 7-8 miliardi per il rinnovo del biennio, ma per ora sono certe solo le mille tagliole già disposte da Brunetta e il demagogico piano «anti-fannulloni» (anche se il ministro, come contentino, annuncia una possibile detassazione straordinari anche per il settore). Quello che preoccupa di più i sindacati, è però la regolazione dell’organizzazione del lavoro per legge, eliminando di fatto la contrattazione.

Questo è un aspetto che disturba anche Cisl e Uil, in realtà molto più morbide sulla generalità della manovra: ieri Bonanni e Angeletti hanno insistito soprattutto sull’urgenza di reperire le risorse per il pubblico impiego e sul loro no alla sterilizzazione del contratto, mentre Bonanni ha sottolineato la lotta all’evasione, dicendosi contrario alla misura già annunciata da Tremonti, ovvero l’abbandono della «tracciabilità dei pagamenti» introdotta da Visco (impossibilità di usare contanti oltre i 100 euro di compenso agli autonomi).

La Confindustria, per bocca di Alberto Bombassei, ha definito «positiva», la manovra, salvo la bocciatura da parte di Emma Marcegaglia della tassa destinata alle plusvalenze dei petrolieri (la cosiddetta «Robin Tax»). Il più critico è stato Guglielmo Epifani: la Cgil si dice «insoddisfatta», ed è preoccupata dai tagli agli enti locali e alla sanità, oltre ovviamente al nodo degli statali. 35 MILIARDI E’ l’entità della manovra che copre il triennio 2009-2001. Il primo anno sono 13,1 miliardi, nel 2010 7,2 e nel 2001 serviranno 14, 6 miliardi.

su Il Manifesto del 19/06/2008