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Un fiume di lavoratori e di bandiere rosse
ROMA - L’inedito tandem di metalmeccanici Fiom e Funzione Pubblica-Ggil, riempie le strade di Roma e comincia già a far traboccare piazza San Giovanni. E’ qui, infatti, che le tre manifestazioni che hanno attraversato la Capitale in occasione dello sciopero di otto ore delle due categorie di lavoratori, si riuniranno per i comizi di fine giornata.
Nonostante i ritardi di alcune delegazioni territoriali, i cortei sono partiti abbastanza puntualmente, soprattutto perché si è reso necessario far defluire l’enorme fiume di lavoratori e lavoratrici, precari, studenti, militanti dei partiti che hanno preso parte a questa giornata di mobilitazione e che si sono ritrovati nei tre punti di concentramento. Oltre al corteo partito da piazza Esedra, alla cui testa c’erano gli operai di Pomigliano D’Arco, quelli partiti dal piazzale della stazione Tiburtina e da piazzale dei Partigiani. E mentre sul palco di San Giovanni dovrebbero iniziare a breve gli interventi conclusivi, le code delle tre manifestazioni sono ancora lontane dalla meta finale. La protesta non è solo a sostegno di misure anticrisi, ma anche contro l’intesa sulla riforma dei contratti non siglata da Corso Italia e in difesa della costituzione. In strada, oltre alla questione del lavoro e della crisi economica pagata dai lavoratori, sono stati portati i temi caldi della politica. Accanto alle bandiere rosse della Fiom, i movimenti studenteschi hanno sfilato con cartelli contro la riforma Gelmini, mentre numerosi slogan sono stati urlati in difesa della Costituzione dai recenti attacchi del governo e del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Poco dopo mezzogiorno, il segretario generale della Fp-Cgil, Carlo Podda, annuncia che i manifestanti, che già riempiono piazza San Giovanni ed occupano tutte le strade circostanti, sono “oltre 700mila”. I tre cortei stanno ancora percorrendo le vie della Capitale per arrivare alla “storica piazza” delle grandi manifestazioni. Primi dati, anche, sulla partecipazione agli scioperi. Giorgio Cremaschi (Fiom) parla di un’alta adesione, “anche più di quel che ci aspettavamo”. Alla Fiat di Mirafiori, l’adesione è stata in media del 50%. “Questo sciopero costa molto ai lavoratori - afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo – perché questa è una delle due settimane in cui alla Fiat non c’è cassa integrazione. I lavoratori sono stati lasciati soli dal governo e stanno pagando duramente la crisi, noi abbiamo voluto dare voce alle loro paure”.