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Un grande cambiamento per Bologna

Publie le mercoledì 18 marzo 2009 par Open-Publishing

Un grande cambiamento per Bologna

di Leonardo Masella, Capogruppo Rifondazione Comunista in Consiglio regionale

Bologna ha bisogno di un grande cambiamento, e non solo rispetto alla gestione Cofferati. I problemi della nostra città sono di più lungo periodo e risalgono alla gestione Vitali. E’ lì che ebbe inizio il rovesciamento di quella positiva “diversità” che rendeva Bologna un modello attrattivo per tutta Italia fino agli anni 70 (è nel ’77 che ha inizio lo scollamento tra le istituzioni cittadine e le nuove generazioni).

Era la Bologna progressista, socialmente avanzata, la Bologna delle aree verdi, del centro storico chiuso al traffico, delle fasce orarie gratuite sui mezzi pubblici, del grande senso civico dei lavoratori e dei cittadini, la Bologna dei servizi sociali diffusi, della sanità pubblica efficiente, delle strutture ricreative e sportive anche nelle periferie, dei centri giovanili comunali, la città dell’Università, degli studenti e della cultura, la Bologna pulita e ordinata ma accogliente e solidale.

Bologna ha oggi bisogno di un rilancio, su basi nuove, di questa diversità, ovviamente adeguata alle nuove contraddizioni dell’oggi, quelle, ad esempio, determinate dal fenomeno dell’immigrazione, ancora completamente sconosciuto negli anni ’70, per non parlare dei nuovi fenomeni di povertà di massa in arrivo con la gravissima crisi economica del capitalismo neoliberista. Bologna ha bisogno di una vera e propria rinascita sociale e culturale. Mi limito qui ad evidenziare tre indirizzi di questa rinascita, a mio parere essenziali e tra loro strettamente intrecciati e intrecciabili.

1) C’è l’esigenza di fuoriuscire da ogni subalternità politica e culturale alla destra, declinando la tematica della “sicurezza”, di cui si è fin qui fatto un uso parziale e strumentale, nel più ampio concetto della sicurezza sociale. Occorrerebbe, a tal riguardo, partire dalla perdita delle fondamentali sicurezze di vita prodotta dalla gravissima crisi economica, elaborando un vera e propria griglia di proposte che una amministrazione progressista della città dovrebbe fare per contrastare e attenuare gli effetti di questa crisi. Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza sociale, che ha appena cominciato ad abbattersi sulla popolazione, producendo licenziamenti, precarietà, povertà, insicurezza crescente, guerre fra poveri, degrado civile e urbano, nelle relazioni sociali, nella vita complessiva della città. Vanno messi in atto interventi vasti strutturali: dalla casa ai trasporti, alle tariffe e prezzi, al sostegno al reddito per i ceti meno abbienti, per chi perde il lavoro e/o la casa, o per chi è disoccupato/a o precario/a.

2) C’è bisogno di un forte rilancio di Bologna città della cultura, dell’Università, dei giovani, del patrimonio storico, artistico e turistico. Il bellissimo centro storico va valorizzato, aprendolo ai giovani, anche la notte (al contrario del cofferatismo), riprogettandone il profilo e la destinazione economica, sociale e culturale. Il centro storico in questi ultimi decenni è stato consegnato alle banche, alle assicurazioni, agli uffici, provocando, in alcune zone, una vera e propria desertificazione abitativa, che si evidenzia soprattutto nelle ore serali e notturne, cosa che ha alimentato degrado urbano e civile, microcriminalità e insicurezza. Il centro storico deve essere riconsegnato alle piccole e caratteristiche attività artigiane, commerciali, artistiche, a centri di ritrovo pubblici, che ridiano una dimensione di vivibilità e umanità alla città e ne esaltino i caratteri culturali e storici.

Come si fa in tante altre città europee. Occorre un centro che inviti al passeggio, al ritrovo collettivo, alla pedonalità e non all’uso dell’automobile. Si può anche essere a favore di altri parcheggi in prossimità delle porte, se tuttavia si chiudono completamente e permanentemente al traffico via Indipendenza, via Ugo Bassi e via Rizzoli, pedonalizzandole come via D’Azeglio, dando la possibilità ai locali (pub, bar, ristoranti e osterie) di mettere i tavolini sulle strade e a tutti i negozi di tenere aperto fino alla notte. Meno grandi eventi culturali, più iniziative culturali, spettacoli musicali, teatrali diffusi, anche per strada. Trasformare il centro storico in un ritrovo permanente della città, luogo di cultura e socialità.

3) Un piano di integrazione sociale e culturale fra italiani e immigrati per favorire la conoscenza e l’integrazione fra culture diverse, per valorizzare la presenza degli immigrati come opportunità di scambio e di arricchimento per tutti e contrastando, così, diffidenza, separatezza e xenofobia. Il Comune dovrebbe promuovere, in collaborazione con le comunità di stranieri, con l’Arci, con l’ufficio immigrazione della Cgil, con organizzazioni cattoliche come la Caritas, mercatini rionali etnici, spettacoli musicali e artistici, feste multietniche, attività mutualistiche, ricreative, l’associazionismo organizzato degli stranieri.
Questi sono, a mio parere, i punti da cui partire per un concreto e serio confronto programmatico con le forze politiche progressiste e con la città in vista del voto amministrativo. Un confronto che esca fuori dalle piccole logiche di bottega e affronti in modo alto e complessivo la sfida per il cambiamento profondo di cui Bologna ha bisogno.