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Un grande "rosso", dal suo Abruzzo il "Montepulciano" ha conquistato il mondo
Publie le sabato 2 agosto 2008 par Open-Publishing1 commento
Un grande "rosso", dal suo Abruzzo il "Montepulciano" ha conquistato il mondo
Gianni Masciarelli indimenticabile produttore di vini morto prematuramente a 52 anni
di Dario Cappelloni
E’ morto il compagno Masciarelli. Mi riesce difficile chiamarlo in maniera diversa, ogni volta che il suo nome compariva nello schermo del mio telefono cellulare rispondevo: «Compagno Masciarelli, come stai?». Era un modo per stabilire subito un contatto, una comunicazione vera, un comune sentire pur nelle differenze che ci dividevano. Gianni Masciarelli non era un uomo semplice, anzi era un po’ "fuori dal comune", lui così piccolino, pienotto, era esagerato in tutto: passione, curiosità, genio imprenditoriale, generosità, voglia di conoscere e comunicare, amicizia e amore. Bisognava prenderlo così tutto intero, impossibile poter scegliere, quasi impossibile dirgli di no davanti alla sua travolgente personalità.
Gianni Masciarelli era un produttore di vino, un grande produttore di vino proprio perché la sua troppo breve avventura terrena (era nato nel 1956, pessima annata per i vini, questo era il nostro comune rammarico) era cominciata in un piccolo paesino dell’Abruzzo, San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, una zona all’epoca non proprio a vocazione enologica. Padre camionista, lui studente universitario innamorato della sua terra che in quegli anni veniva sempre più abbandonata: l’agricoltura non rendeva, l’uva da vino tanto meno.
E così, dal niente, circa venti anni fa ha cominciato a produrre le prime bottiglie di vino a marchio Masciarelli comprando le uve da suo nonno, piccolo agricoltore che pretendeva gli venissero regolarmente pagate. Quando il nonno - di cui Gianni era molto orgoglioso - morì, gli lasciò in un cassetto tutti i soldi che negli anni aveva ricevuto dal nipote con un biglietto: «Così impari che la vita te la devi conquistare giorno per giorno». E Gianni ha imparato, eccome.
L’azienda, sua e della moglie Marina Cvetic, ora possiede 400 ettari di vigneti e produce quattro milioni di bottiglie. E grazie a lui il Montepulciano d’Abruzzo ora è conosciuto in tutto il mondo. Era diventato un "imprenditore", ma di un tipo molto particolare: gli piaceva il contatto diretto con le persone, spesso lo si trovava in vigna durante la potatura e la vendemmia a discutere con i contadini o era capace di consegnare personalmente casse di vino ai clienti della zona.
Durante la vendemmia è diventata una leggenda la stappatura che faceva tra i campi di grandi e costosissime bottiglie di Bordeaux mentre diceva in dialetto: «Sentite questo vino? Anche noi dobbiamo riuscire a fare un vino così». Si occupava di tutto, era presente in ogni situazione, dalla promozione in Giappone o negli Stati Uniti, alla degustazione in un piccolo ristorante o in enoteca: per lui non c’erano differenze, tutti erano importanti nella stessa maniera e nella stessa maniera si spendeva con ardore, passione e con quella schiettezza, che a volte sconfinava nella rudezza, che lo hanno reso così famoso.
Ma non si può pensare a Gianni Masciarelli senza Marina Cvetic, sua moglie, bella ragazza di Belgrado conosciuta a Makarska, in Dalmazia un’estate di tanti anni fa. Gianni non si stancava di ripeterlo con gli occhi che gli brillavano di orgoglio: «Io senza Marina non sarei riuscito a fare niente». Forse esagerava ma per lui era così, anche in questo caso, esagerato, eccessivo anche nel suo amore per questa donna che l’ha sempre ricambiato della stessa devozione simbiotica.
Un’amica, quando Gianni gli fece visitare la sua nuova e modernissima cantina, per prendere in giro le sue manie di grandezza gli disse che si era costruito la sua piramide e cominciammo a chiamarlo "il Faraone" e a lui sotto sotto questo soprannome gli piaceva. L’aggettivo che usava più spesso era "straordinario", non si accontentava mai, questa è stata la sua forza e probabilmente la sua condanna, il suo destino. Ha sempre chiesto a se stesso il massimo, anche se qualche anno fa aveva avuto un’avvisaglia del male che poi l’ha ucciso, ma nonostante questo ha continuato la sua vita frenetica, anzi, ancora di più, quasi a voler dimostrare che Gianni Masciarelli era indistruttibile. E questa imprudenza, questo "straordinario" ardore che ce l’ha portato via noi, suoi amici, non riusciamo a perdonarglielo.
In questi casi, è ovvio, tornano alla mente i ricordi più lontani: come quando lo conobbi e mi complimentai con lui per il suo vino particolarmente buono, in quell’occasione gli dissi che forse avrebbe dovuto venderlo ad un prezzo più alto e lui mi rispose: «E perché, io voglio che i miei vini li beva anche la gente che ha pochi soldi, mica solo i ricchi». O come durante la guerra dei Balcani, quando issò nel piazzale della sua cantina la bandiera della Jugoslavia e all’obiezione che avrebbe perso clienti rispose: «E che m’importa!».
Mandava il vino a Tarik Aziz, sosteneva le famiglie degli operai della Zastava di Belgrado bombardata dagli aerei della Nato, ospitava da anni tutte le estati una bambina di Cernobyl...potrei continuare a lungo perché sono tanti gli episodi come questi che ce lo fanno rimpiangere. L’ultima volta che mi ha telefonato mi ha parlato della situazione politica, era naturalmente arrabbiatissimo: «Dario, dobbiamo vederci, voglio capire meglio che sta succedendo, dobbiamo parlare».
Gianni è morto di il 31 luglio, in un albergo a Monaco dove naturalmente era andato per lavoro. Ha chiesto di essere seppellito in Borgogna, in una vigna di Pinot Noir, la sua passione, un’altra, che lo aveva portato a diventare importatore di uno dei più grandi produttori (poteva essere diversamente?) borgognoni, De Montille.
Per Gianni Masciarelli mi viene in mente di citare la scena di un grande classico del cinema, Blade Runner , quando il creatore della generazione di replicanti Nexus 6, alla richiesta di maggior tempo da vivere da parte della sua creatura Roy Batty gli risponde: «Hai vissuto di luce doppia rispetto agli altri e il tuo tempo è la metà. Vivilo fino in fondo». E Gianni la sua vita l’ha vissuta fino in fondo.
Messaggi
1. Un uomo come pochi ...., 2 agosto 2008, 17:39
Eroico fino in fondo grazie a quella romantica e appassionata difesa del SUO territorio nella vicenda del Centro Oli.
Un uomo come pochi, un comunista, un abruzzese forte e gentile ormai in via d’estinzione.
K.