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Un incubo pomeridiano: è forse stata quella maledetta canzone?

Publie le domenica 21 febbraio 2010 par Open-Publishing
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  • E’ ora di pranzo, sono in cucina a preparare un panino. La radio è spenta ma sento degli strani rumori. Posseduta da una forza oscura inizia a trasmette una canzone di Sanremo che parla dell’Italia in modo ipocrita e populista. Somatizzo con degli spasmi all’addome. Il mio intestino è tutto in subbuglio. Per un attimo penso che sia quella maledetta canzone ma non voglio crederci. Dopo pochi istanti mi si affaccia alla mente un articolo letto di recente, parlava della contaminazione della carne. Di sicuro avrò ingerito qualche virus creato dalle tecniche di allevamento intensivo. Intanto, per verificare l’ipotesi provo a cambiare stazione. Niente, sempre la stessa canzone. Mi ritorna il sospetto e giro e rigiro la manopola per spegnere la radio. Ops! Davanti a me si materializza una tipa che si avvicina scoreggiando. Vuole vendermi uno sciroppo che aiuta la regolarità intestinale. Inizio a sudare freddo. Con amarezza prendo coscienza del fatto che si tratta di un attacco di Sciolda a ventaglio (diarrea fulminante) causato dalla carne di quinta scelta degli Hamburger in offerta di un maledetto fast food. Mi precipito in bagno camminando all’indietro e abbassandomi i pantaloni. Spalanco la porta con un colpo di tacco secco. Non riesco nemmeno a sedermi sul cesso che parte la prima scarica. Tra gemiti di liberata soddisfazione ne segue un’altra e un’altra ancora. Sono svuotato, penso però che il peggio debba ancora avvenire: pulirmi, pulire. Inizio la preparazione spirituale all’emergenza e mi giro per fare una stima dei fondi da stanziare; la sorpresa è troppo grande. Seduto sul cesso c’è un uomo, sembra un noto personaggio. Indossa un vestito costoso, probabilmente prima che lo imbrattassi con i miei spruzzi doveva essere bianco neve. La sua testa pelata è coperta da un elmetto militare. Sono preso dal panico, cerco di scusarmi. Non so perché ma dalla tasca estraggo subito un cellulare ultima generazione e iniziò a filmare. Lui piange, le lacrime gli puliscono un po’ il viso, il suo volto però scompare tra la luce ormai verdognola dei neon. Preso dai sensi di colpa la smetto di filmare e chiamo il servizio sanitario. All’inizio credono che si tratti di uno scherzo. Realizzano la gravità del fatto soltanto quando sentono lo sciagurato lamentarsi e gridare. Per sicurezza mi passano aun alto dirigente dell’esercito civile che subito, intuita la delicatezza della missione, con voce autoritaria mi ordina: “Agirai da solo, noi forniremo soltanto il supporto logistico che comunque devi scaricare da internet.” Aggiunge che la missione sarà protetta dal segreto di stato e la responsabilità di un eventuale fallimento sarà soltanto mia....! attacca. Corro a connettermi. Finito il download mi ritrovo con dieci pacchi di carta igienica, cinque di salviette imbevute e una bombola d’ossigeno. Mi precipito in bagno, il personaggio è lì immobile. Adesso assomiglia ad una forma di argilla che inizia ad asciugare e sgretolarsi. Gli applicò l’ossigeno e subito diventa un pallone gonfiato. Ho paura che scoppi, sento di dover agire in fretta. Mi rassicura soltanto il pensiero che sarà più facile pulirlo. Strappo abbondanti strisce dai rotoloni e comincio l’operazione. Il personaggio guarda le strisce biancastre e inizia a sorridere, appare quasi divertito. Sono così impegnato a cancellare le mie putride tracce che scambio la sua ilarità per gratitudine. La sua risata però è irritante. Allora per un attimo anch’io mi fermo a fissare la carta igienica. Ora capisco, sopra ogni strappo ci sono stampati in miniatura tutti gli articoli della Costituzione. Vorrei non usarla più, l’ansia di finire però è troppa e subito censuro quel pensiero troppo democratico. Intanto la carta finisce ma senza risultati. Passo alle salviette imbevute. Stavolta controllo prima. Infatti ci sono le stampe di molti articoli del codice civile e di quello penale. Comunque, il risultato non cambia. Il personaggio è sempre dello stesso colore ed emana un puzzo terribile che non riconosco più come mio. Resto un attimo perplesso e m’accorgo che il colore scuro e quel puzzo fetido in realtà non dipendono da me. E’ una sostanza che lui stesso trasuda dal profondo del suo corpo. L’ira m’acceca. E’ riuscito ad ipnotizzarmi e a rendermi schiavo della sua volontà. Provo a resistergli infilandomi gli articoli della costituzione nel naso. Mi concentro e cerco in quella parte di me non ancora invasa dal suo puzzo ipnotico, lo guardo e gli dico: “Mi consenta ma è inutile, lei è proprio un pezzo di merda.” Sento una nuova energia invadermi. Lo ricopro del supporto logistico usato, tiro lo sciacquone e il personaggio scompare. Finalmente mi pulisco le mani e corro a pubblicare il video in rete. Alla fine dell’upload mi sveglio, purtroppo però, stavolta la puzza e le macchie verdognole sono proprio mie.