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Arriva al Senato il nuovo memorandum sulla cooperazione militare-industriale tra Italia e Israele che apre la strada alla partecipazione del nostro paese alle «guerra sporche», anche nucleari, del governo Sharon
MANLIO DINUCCI
E’pronto al senato il disegno di legge n. 3181 per la ratifica del memorandum d’intesa stipulato, il 16 giugno 2003, dai governi italiano e israeliano in materia di «cooperazione nel settore militare e della difesa». Nell’illustrare il disegno di legge, il ministro degli esteri Frattini (oggi sostituito da Fini) e quello della difesa Martino chiariscono che si tratta di «un accordo generale quadro che regola la cooperazione tra le parti nel settore della difesa», nel cui ambito «potranno essere conclusi accordi tecnici specifici». I campi di cooperazione comprendono, tra l’altro, «l’interscambio di materiale di armamento», «l’organizzazione delle forze armate», «la formazione e l’addestramento del personale militare», «la ricerca e sviluppo in campo militare».
Sono previsti, a tale scopo, «scambi di esperienze tra gli esperti delle due parti», «partecipazione di osservatori ad esercitazioni militari», «programmi di ricerca e sviluppo in campo militare». Un accordo a tutto campo, dunque, che travalica l’ambito tecnico. Come sottolineano i ministri, si tratta di «un preciso impegno politico assunto dal governo italiano in materia di cooperazione con lo stato d’Israele nel campo della difesa». Per questo, in base all’art. 80 della Costituzione, i ministri chiedono alle Camere di autorizzare con legge la ratifica del memorandum d’intesa, sottolineando che esso corrisponde agli «interessi strategici nazionali». Di questo non c’è dubbio. Nell’ottica di tali «interessi», così come li concepisce il governo Berlusconi, le forze armate italiane hanno molto da imparare da quelle israeliane in materia di armamento, organizzazione e addestramento. Significativo, a tale proposito, è che il disegno di legge sia stato presentato «di concerto» col ministro dell’interno Pisanu.
Nel campo della ricerca e sviluppo militare, l’industria bellica italiana può trarre notevoli vantaggi dalla cooperazione con quella israeliana ma, a sua volta, può offrire a quest’ultima l’apporto delle sue alte tecnologie. Non solo: il fatto che il disegno di legge sia stato presentato «di concerto» anche col ministro dell’università e della ricerca, Moratti, indica che il governo intende coinvolgere nella cooperazione militare con Israele anche centri di ricerca universitari.
Per mettere a punto l’accordo quadro, il ministro della difesa israeliano Mofaz ha incontrato, il 18 novembre a Roma, Berlusconi e Martino. Secondo fonti militari israeliane, citate da Voice of America (22 novembre), egli ha concordato tra l’altro col governo italiano «lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica altamente segreto», progetto cui è stato destinato un primo finanziamento comune di 181 milioni di dollari. E’ questo un campo in cui Israele ha finora cooperato solo con gli Stati uniti. Ciò significa che l’accordo italo-israeliano è stato preventivamente approvato dalla Casa bianca, che punta su Berlusconi, oltre che su Blair, per spingere l’Europa a partecipare, con gli Usa e Israele, alla «guerra globale al terrorismo».
Se il memorandum d’intesa sarà ratificato dal parlamento italiano, l’industria militare e le forze armate del nostro paese saranno coinvolte in attività di cui nessuno (neppure il parlamento) sarà messo a conoscenza. Il memorandum sulla cooperazione militare con Israele stabilisce, infatti, che «le attività derivanti dal presente accordo saranno soggette all’accordo sulla sicurezza», il quale prevede la massima segretezza. Sotto la cappa del segreto militare, potrà quindi avvenire di tutto. Non va dimenticato, tra l’altro, che Israele possiede armi nucleari. Ciò significa che, nel quadro dell’accordo, alte tecnologie italiane potranno essere segretamente utilizzate per potenziare le capacità di attacco dei vettori nucleari israeliani. E’ quindi prevedibile che la cooperazione militare con Israele danneggi le relazioni tra l’Italia e i paesi arabi. Per non parlare di quelle con i palestinesi. L’accordo di cooperazione militare con l’Italia contribuirà infatti a rendere ancora più letali le armi usate dalla forze armate israeliane nei territori palestinesi. In compenso, però, il disegno di legge è stato presentato «di concerto» anche con Matteoli, ministro dell’ambiente e della tutela del territorio.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/01-Dicembre-2004/art80.html




