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Un milione di specie animali Tutte cavie da laboratorio

Publie le giovedì 4 settembre 2008 par Open-Publishing

Un milione di specie animali Tutte cavie da laboratorio

di Simone Carletti

Con circa un milione di specie utilizzate all’anno per la sperimentazione, in prevalenza ratti e topi, l’Italia entra di diritto tra le nazioni europee maggiormente dedite alla tortura degli animali, insieme alla Gran Bretagna, che nel 2007 ha oltrepassato quota 3 milioni, di cui 7mila tra cani e scimmie. A denunciarlo è stata la Lav (Lega anti vivisezione), che ha redatto sulla materia un dossier in base ai dati forniti dal Ministero della Salute per il biennio 2006-2007, ottenuti grazie ad una sentenza del Tar che ha cancellato il segreto su questo tema.

In particolare è emerso che nel nostro Paese è in aumento la sperimentazione cosiddetta "in deroga" (art. 8 e 9 del D.lgs 116/92), ovvero quella «in campo didattico - spiega Michela Kuan, la biologa e responsabile Lav autrice del dossier di denuncia - nelle scuole medie inferiori, superiori e universitarie, che prevede l’utilizzo di specie particolari, quali gatti, cani e primati e il non ricorso ad anestesia.

Normalmente l’esperimento viene condotto con anestesia. Se non vi si ricorre è necessaria l’autorizzazione». Si è passati da una media di 128 casi per il biennio 2004-2005 a 141 per il 2006-2007, con in testa il Lazio (ben 81), seguito da Veneto (38) e Toscana (37).

Altro dato allarmante sottolineato dalla Lav è la crescita in Italia del numero di stabilimenti che utilizzano animali nei loro laboratori. Nel biennio 2006-2007 sono state infatti rilasciate dal Ministero della Salute 60 autorizzazioni. Tra di esse, quelle per strutture nuove risultano essere 18: una media di circa 9 l’anno, quasi una ogni mese e mezzo. Sono dunque 599 in totale gli stabilimenti in funzione in tutta Italia.

A guidare la classifica delle regioni che si contraddistinguono in negativo ci sono Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, con un numero di stabilimenti utilizzatori presenti sul territorio regionale compreso tra 61 e i 133.
L’attuazione della sperimentazione "in deroga" in Italia dovrebbe essere considerata, secondo la legge, un’eccezione. Nel corso degli anni si è invece trasformata in una regola, anche per mancanza di controlli da parte delle autorità competenti (Ministero della Salute, Asl, Istituto Superiore di Sanità). «Chi rilascia normalmente le autorizzazioni - accusa Michela Kuan - non ha alle spalle un comitato etico o comunque una formazione scientifica che vada a vedere effettivamente se questi esperimenti nello specifico necessitino della deroga.

C’è proprio una falla nella struttura ministeriale che segue le autorizzazioni. Comunque generalmente se le autorizzazioni vengono richieste si rilasciano».

I risultati del dossier della Lav risultano ancora più sorprendenti se si pensa che lo scenario scientifico nazionale ed europeo è sempre più rivolto alla promozione di metodi alternativi all’impiego di animali nella sperimentazione. La maggior parte degli esperimenti in laboratorio è orientata a ricerche in ambiti in cui l’uso di animali non è affatto necessario.

Lo precisa la biologa della Lav, autrice del dossier: «Tra gli esperimenti che risaltano di più per le aberrazioni scientifiche che comportano - afferma - ci sono gli studi sull’uso di droghe, fumo e alcol e studi di dubbia utilità come quelli sui dimagranti, quelli per non invecchiare a livello cutaneo, quelli sulla depressione, sugli sbalzi ormonali, sui desideri sessuali. Tutte sfere particolarmente emotive legate all’uomo, in cui lo studio sull’animale è evidentemente inutile». Ma perché in Italia si preferisce torturare gli animali piuttosto che orientarsi su strade alternative? «Da tempo noi della Lav - aggiunge Kuan - cerchiamo di proporre il messaggio che esistono dei metodi alternativi.

Il centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (Ecvam) oltretutto è in Italia, a Ispra sul Lago Maggiore in provincia di Varese. Esistono già delle soluzioni diverse, per cui chiediamo che là dove ci sono vengano applicate rigorosamente e d’obbligo. Purtroppo c’è molta disinformazione. I laboratori lavorano su programmi e ricerche oramai obsolete, per cui tendono ad avere sempre gli stessi protocolli senza rinnovarsi.

Chiediamo anche un finanziamento che vada a riconvertire i laboratori che prevedono l’uso di animali con laboratori che invece utilizzano i metodi alternativi. Un altro messaggio educativo importante da lanciare è quello di vietare la vivisezione nelle scuole su animali vivi». Per questo motivo è iniziata una raccolta di firme da presentare al Governo (è possibile compilare on-line la petizione sul sito http://www.lav.it. Anche in vista di ottobre, quando dovrebbe uscire la revisione del decreto legislativo europeo 86/609 che regolamenta la sperimentazione in Europa. Per la Lav «un’occasione buona e giusta per ottenere dei passi avanti nella ricerca che non preveda l’uso di animali».