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Un morto al check-point di Arezzo e rivolte. Le gravissime responsabilità di una sinistra da demolir
Publie le martedì 13 novembre 2007 par Open-PublishingLo scorso 7 novembre un articolo di Bifo in un corsivo di prima pagina su Liberazione "celebrava" la rivoluzione di ottobre con un commento sulla depressione di Lenin come male del ventesimo secolo e come causa maligna dello sviluppo della storia dell’Unione Sovietica e di buona parte del ’900. A parte che qualsiasi lettore non italiano potrebbe stralunarsi nel leggere su un giornale comunista un commento del genere sulla rivoluzione d’Ottobre, quelli italiani sono invece assuefatti al lisergico, ormai una certa sinistra italiana ha preso a fare storia alla Carlyle, che era uno storico di destra, come riflesso della psicologia dei grandi personaggi come se le masse appartenessereo alla persona al potere. Ma il punto vero è che, con un modo di pensare la storia così decadente, la realtà oramai sfugge ad una certa sinistra imprigionata tra le compatibilità di ceto politico ed un minimalismo teorico in grado solo di imboccare circoli viziosi di interpretazione dei fenomeni sociali.
Per questo, e per le solari responsabilità per quello che è successo nella giornata di domenica da parte delle politiche di polizia del governo dell’Unione tutta, riteniamo che lo spirito giusto con il quale confrontarsi con questo genere di sinistra sia quello che ha portato i ragazzi di Bergamo a infrangere la recinzione dello stadio e il rito della domenica Sky per rompere lo spettacolo dell’ordine domenicale inteso come simbolo del regolato ordine di tutti i giorni.
La responsabilità politica della morte di un giovane di 26 anni sta nella trasformazione di ogni autogrill, ogni piazzola, ogni spazio urbano in un check-point irakeno dove la polizia italiana sa che può comportarsi come l’esercito americano a Bagdad: sparare a ciò che si muove per poi sistemare burocraticamente la faccenda senza responsabilità dirette, senza interrogativi pubblici sulle politiche militari di gestione del territorio.
Intendiamoci, questo è sempre avvenuto. Solo che ogni epoca ha i propri dispositivi di militarizzazione. Questa ha una logistica del check-point costruita sullo spirito di una serie di decreti di polizia votati direttamente dal governo delle sinistre arcobaleno: da febbraio di quest’anno in poi si prevedono misure di contenzione ed espulsione, SENZA PROVE SENZA PROCESSO E SENZA RICORSO, per ultras, devianti, migranti in genere e persino per cittadini comunitari. In assenza di un vero reato per incorrere nel trattamento irakeno a questi soggetti è sufficiente essere inquadrati nei dispositivi ottici del potere contemporaneo che altro non sono che il vestito tecnologico del check-point che abbraccia tutta una nazione: i mass media.
Non è quindi un caso che qualsiasi persona, una volta inquadrata come ultras dai decreti Amato e dalla tecnologia ottica dei mass media, passi vicino a qualche zona sensibile del check-point Italia e ci lasci la pelle. Definiti come soggetti irrecuperabili dai decreti legge prima ancora dello stesso accertamento del reato, inibiti alla frequentazione di luoghi pubblici solo sulla base di un sospetto (come da decreto Amato convertito in legge e poi applicato ai rumeni), sospesi della libertà di espressione (ogni striscione politico allo stadio è proibito), i tifosi che circolano sul territorio possono essere anche fisicamente terminati.
La loro natura di capro espiatorio, abbondantemente rappresentata dai media, li renderà corpi privi di diritti nei confronti dei quali la rivendicazione di un principio di giustizia verrà trattata alla stregua della più perversa delle complicità. La retorica arcobaleno della denuncia dei "comportamenti violenti" che circola come un mantra nel linguaggio della politica postmoderna convincerà i dubbiosi dell’esistenza di una fascia di popolazione da escludere necessariamente dall’ambito dei diritti.
Per questi linguaggi, per la responsabilità politica che porta, non pensiamo che la sinistra al governo sia stata debole o distratta nei confronti di questo dispositivo irakeno di controllo del territorio fatto di leggi,decreti, di comportamenti di fatto e di copertura mediale. Questo genere di rappresentazione dei fenomeni appartiene al novero delle cazzate che quotidiani come il Manifesto scrivono per intrattenere i propri lettori per mantenere in vita il cattivo trip del governo progressista, consolazione psicopolitica in uno stato di polizia.
Il punto è che la sinistra di governo, sganciata dalla società, si riproduce solo perchè potere ed ha un ruolo nel potere solo come legittimante pratiche di esclusione e di controllo. Santificandolo con gli attacchi retorici alla violenza, giustificandosi sul piano della procedura parlamentare e su quello del tatticismo.
Oggi per il fatto dell’Autogrill in provincia di Arezzo sono scoppiati tumulti ovunque da Milano a Bergamo a Taranto. A Roma dalla serata si sono diffusi fuochi da guerriglia urbana. E’ una dinamica da banlieue: la polizia uccide qualcuno e scoppia la rivolta come espressione di una lunga insoddisfazione nei confronti delle politiche quotidiane di contenimento securitario adottate verso chiunque circoli nel territorio.
L’omicidio di uno è quindi l’occasione per ritualizzare l’ingiustizia storica nei confronti di tutti. Piaccia o non piaccia.
Ma le banlieue fanno dibattito in Italia ed analisi del territorio metropolitano solo quando esplodono in Francia. Si parlerà di tribalizzazione della vita sociale, di simulacro di giustizia nella rivolta, di sua irrazionalità e, come al solito, di "violenze ingiustificabili" per santificare la superficialità dell’approccio sul tema da parte di tutto il ceto politico e quasi tutto quello intellettuale.
Ma l’unica cosa ingiustificabile è questa sinistra che, per tenersi al potere, ha mollato al proprio destino le periferie lasciandole in mano alle culture di destra e alla logica di check-point. Di quest’ultima ha contributo a costruirne la logistica come strumento di consolidamento delle proprie necessità di potere
E’ l’ora di demolire il check-point. Cominciamo dalla sua infrastruttura debole: la sinistra di governo.
dal check-point di Livorno
Khmer Rosso
(dal sito: http://www.senzasoste.it/ )