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Un ottimo viatico per iniziare il lavoro della ricostruzione
Publie le mercoledì 30 luglio 2008 par Open-PublishingUn ottimo viatico per iniziare il lavoro della ricostruzione
di Federica Pitoni
A congresso finito, ora, a bocce ferme, proviamo a fare una piccola analisi a caldo e quindi ancora intrisa degli umori, delle parole, degli scontri, che a Chianciano abbiamo vissuto e dalla stanchezza, fisica e mentale, che tutte e tutti abbiamo accumulato in questi giorni e che inevitabilmente penalizza questa analisi.
Proviamo a partire da come la stampa ci ha visti, descritti, raccontati. Partiamo proprio da questo. Penso sia necessario provare a fare un piccolo ragionamento sull’uso fuorviante di certe descrizioni.
Questo uso fuorviante è ovviamente utilizzato principalmente per scopi politici, ma io credo anche per mancanza di conoscenza, per pigrizia di alcuni notisti che preferiscono la scorciatoia della descrizione di colore (che è una forma di giornalismo, ma non può essere certo la misura, o addirittura l’unica misura con cui si descrive un congresso di partito) all’approfondimento, per quella degenerazione gossippara che la stampa ultimamente ha persino nella politica. Ma anche, e questo ci deve preoccupare maggiormente ed investirci in una riflessione, per la nostra evidente difficoltà a farci capire e quindi interpretare correttamente all’esterno.
Un capitolo a parte, naturalmente, spetta a Piero Sansonetti che come sempre dalle colonne di Liberazione non ha perso neanche questa occasione per piegare le sue indiscusse capacità giornalistiche alla battaglia politica, che indubbiamente e giustamente vuol combattere, ma che, invece di portarlo all’impegno duro di una battaglia da iscritto dentro un partito, preferisce la indubbiamente più efficace strada dell’uso del suo ruolo di direttore del giornale del partito per forzare politicamente il dibattito. Ma a tutto questo ormai ci ha abituato e forse non sortisce più neanche l’effetto desiderato.
Fatta questa premessa proviamo a raccontarci alcuni elementi di queste giornate congressuali. Abbiamo vissuto tutte e tutti questo congresso come un momento storico. E storico lo era davvero. Dopo una sconfitta elettorale senza precedenti che ci ha tolto la rappresentanza parlamentare, non potevamo esimerci da un congresso. Certo, forse avremmo dovuto far un miglior uso di questa occasione. Voglio dire che invece che i veleni tra noi che a profusione si sono sparsi, avremmo probabilmente più ancora dovuto discutere del nostro ruolo. Non che non sia stato fatto, sia chiaro. Ho sentito un dibattito molto duro e di scontro, ma un dibattito che ha in alcuni momenti anche saputo volare alto.
Lo scontro era inevitabile: due linee politiche si contrapponevano e due strade diverse avevamo di fronte. Avremmo potuto e dovuto tentare la strada della mediazione? E questa strada esisteva ed era possibile? Io credo che in una certa misura lo fosse. Ma è prevalsa in troppi la voglia dello scontro. Intendiamoci: quando parlo di mediazione non mi riferisco ovviamente a inciuci incomprensibili. Chi, e torniamo al tema della descrizione che di noi riporta la stampa, ha voluto descrivere il dibattito in corso come tentativo di inciucio, penso che non abbia davvero capito. O forse ha voluto così affossare una possibilità.
Abbiamo parlato dall’inizio della gestione unitaria come unica via per riuscire a salvare questo partito. Ancora oggi pensiamo che questo sia possibile e necessario. Ma in alcuni è a un certo punto prevalsa l’idea che se non si vince, allora non si gioca più. O forse si gioca su un altro tavolo. E questo io credo che impoverisca questo partito. Dire oggi, come fanno le compagne e i compagni del secondo documento, che Rifondazione è finita, trovo che sia oltre che falso anche ingeneroso. Cosa intendono questi compagni? Forse che senza un loro segretario questo partito è spacciato? Cosa intendono? Che se loro non raggiungono la maggioranza per governare, allora il partito è finito? Cosa intendono? Rifondazione c’est nous et après nous le déluge? Penso che un partito sia di tutti, militanti di base e dirigenti; penso che un partito debba essere gestito da tutti. Penso che la democrazia (non democraticismo di facciata) sia una imprescindibile necessità in un partito. Penso che si debba avere anche molta umiltà, tutte e tutti, in un partito.
E penso che un segretario che all’atto dell’elezione abbia il coraggio di dire che in passato sulla linea politica ha sbagliato, bene, io davvero penso che sia un bellissimo elemento di discontinuità e un ottimo viatico per iniziare il lavoro, faticosissimo, di ricostruzione che da oggi ci aspetta.