Home > Un sacerdote: "Mercenari i nostri parà"
Un sacerdote: "Mercenari i nostri parà"
Publie le domenica 20 settembre 2009 par Open-Publishing8 commenti

Diventa un caso diplomatico all’interno della Chiesa lombarda la presa di posizione di don Giorgio de Capitani, sacerdote di Monte di Rovagnate (Lecco), che nella home page del proprio sito Internet, riprodotta in questa pagina, ha definito "mercenari" i paracadutisti italiani in Afghanistan, proprio mentre l’Italia commemora i sei caduti di Kabul, chiedendosi "perché onorare la loro morte?".
L’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, e tutta la diocesi hanno preso le distanze dalla presa di posizione definendola "personale". La curia in una nota ha ricordato che le dichiarazioni di don Giorgio "sono già state oggetto di richiamo (solo parzialmente recepito)" e ha ribadito "il dolore e la propria vicinanza umana e spirituale alla famiglie delle vittime dell’attentato".
(20 settembre 2009)
Messaggi
1. Un sacerdote: "Mercenari i nostri parà", 20 settembre 2009, 23:45
Sulla strage di Kabul, fuori di retorica
di Paolo Farinella prete
Proemio
Genova sabato 19 settembre 2009. Oggi è giorno di lutto per la democrazia: la manifestazione per la libertà di stampa è stata rinviata per non turbare la sceneggiata del cordoglio nazionale per la morte dei sei militari italiani uccisi insieme a 20 innocenti afghani.
Il governo e il suo impresentabile presidente vi sta inzuppando il biscotto a piene mani perché rallenta la pressione dell’opinione pubblica e distrae dalla drammatica situazione in cui versiamo.
Per il secondo giorno consecutivo ho conati di rigetto di fronte alla millanteria nazionale-diaticopoliticopatriottarda di esaltazione di sei poveri sventurati che sono andati a morire inutilmente per rimediare un disgraziato lavoro negato da quel governo che li ha usati come carne da macello per la gloria del capo svergognato che ora li usa come “eroi” per tacitare un dissenso che si allarga sempre più.
Ieri, esasperato da tanta improntitudine e falsità ho spedito a MicroMega il seguente pensiero che ora spedisco a voi. I toni e i contenuti sono volutamente contenuti per rispetto a tutti i morti e perché in questa retorica senza senso trovo un atteggiamento diabolico e disumano.
La guerra non crea eroi, ma solo vittime e se qualche eroe è necessario, bisogna scegliere i 20 afghani “innocenti” che erano lì per caso e sono stati falcidiati, mentre i soldati italiani era lì armati per fare “il loro dovere”, cioè occupare un Paese straniero che essi hanno consegnato nelle mani di un dittatore corrotto come Karzai.
Se sono eroi questi figli della fame e dell’ignominia, cosa devono essere le migliaia di persone innocenti bombardate senza discriminazione di sesso, di età, di colpa o di ragione? Chi piange questi morti inutili è complice della guerra ed è nemico della democrazia.
Il governo ha stabilito il lutto nazionale per lunedì e un minuto di silenzio: io non farò lutto e non faro silenzio perché rifiuto questa mistificazione nazionale. La moglie di uno dei morti ha detto di essere orgogliosa del lavoro di suo marito: ebbene, sono parole sue, non mie. Sia dunque orgogliosa anche della sua morte e domani, se ha figli, lo racconti loro e dica chi erano i “nemici” che hanno ucciso il padre e spieghi loro chi lo ha mandato e per quale motivo. Aggiunga che la presenza del padre armato ha contribuito ad estendere il potere dei talebani e di quelli che essi chiamano “terroristi”.
Quale democrazia hanno difeso questi soldati, quella del corrotto Karzai o quella del corruttore e corrotto Berlusconi? In questi giorni di lutto nazionale, sospendo moralmente la mia appartenenza all’Italia e mi tiro fuori da ogni complicità da queste nefandezze, travestite da eroismo. Forse le mie parole che precedono e quelle che seguono susciteranno stupore e scandalo in qualcuno: ebbene, passi oltre e non se la prenda: sono infatti certo di essere nel giusto, in buona coscienza.
Di seguito il pensiero pubblicato su MicroMega il 18 settembre 2009.
Paolo Farinella, prete
da Micromega
La strage di Kabul
e la strage della libertà di stampa
di Paolo Farinella, prete
I titoli di quasi tutti i giornali, dei tg e dei commentatori sono unanimi: «Strage di Italiani in Afghanistan: 6 militari uccisi». Ecco il modo ideologico di leggere e dare false notizie per vere. La «strage» riguarda 20 afghani e 6 militari, tutti uccisi nello stesso istante e con le stesse modalità; poi vi sono oltre 60 feriti afghani e 4 militari italiani. I feriti italiani sono stati rimpatriati per le cure necessarie, gli afghani sono rimasti per strada e se non interviene Emergency restano lì ad aumentare il numero dei morti afghani.
A costo di apparire cinico (e non lo sono) non riesco a piangere questi morti «italiani», isolati dal loro contesto reale. Mi dispiace e sono addolorato che qualcuno debba morire così e per le loro famiglie che adesso avranno un vuoto esistenziale e affettivo che nessuno potrà riempire: non le parole d’ordinanza della retorica politica che subito ne ha fatto degli «eroi» in appoggio ad una politica miope, demenziale e incivile che pretendeva di esportare la democrazia con le armi e assicurare la sicurezza seminando morte tra la popolazione inerme afghana. Morti inutili, morti senza senso.
No! Non ci sto! I soldati morti sapevano che potevano morire (fa parte del loro mestiere), ma sono andati ugualmente per scelta e per interesse economico, cioè per guadagnare di più. So anche che molti vanno per il brivido della guerra, per dirla alla popolana per menare le mani e sperimentare armi nuove e di precisione. Dov’è l’eroismo nell’uccidere sistematicamente, per sbaglio o per fuoco amico, civili che a loro volta sono vittime nel loro paese e vittime degli occupanti stranieri?
Dopo 8 lunghi anni di guerra, quali risultati ha portato la peacekeeping o la peacemaking? Se si chiama «peace» lo sterminato stuolo di mutilati, di affamati, di morti, come si deve chiamare la «guerra» o per dirla alla moderna la «war»? Prima che arrivassero Bush e i suoi valvassini in Afghanistan i talebani erano considerati «occupanti»; ora dopo 8 anni di occupazione occidentale, il popolo tifa per i talebani e potenzia le divisioni tribali che hanno portato ad un aumento di potere dei «signori locali della guerra » che hanno imposto la loro legge, aumentato la coltivazione del papavero e diffuso capillarmente la corruzione.
Dopo 8 anni di «peace-keeping» l’Afghanistan si trova con un presidente fantoccio, Karzai, corrotto e corruttore, che sta lì perché ha imbrogliato almeno un milione e mezzo di schede elettorali, che per vincere e avere i voti dei capi tribù ha introdotto nel diritto «democratico», difeso dalle armi occidentali, il diritto del marito di stuprare, violentare, picchiare e anche uccidere la moglie e le donne in sua proprietà. E’ questo l’obiettivo per cui sono morti i militari italiani, inglesi, spagnoli, tedeschi, e americani? Ne valeva la pena!
Sono morti inutili, morti che dovrebbero suscitare vergogna in chi li ha mandati e lì li ha tenuti e anche in coloro che vi sono andati per scelta libera e volontaria per avere uno stipendio proporzionato. No! Non sono eroi, sono vittime come sono vittime i morti afghani, come sono vittime i talebani usati dall’occidente quando venivano comodo contro i Russi e da questi, a loro volta, armati quando servivano alla bisogna; mentre ora i beniamini di ieri sono i nemici di tutti.
I funerali si Stato di questi sventurati morti per nulla o per la vanagloria dei loro fantocci governanti, come i 19 morti di Nassiriya, sono a mio avviso l’appariscenza di una retorica vuota e colpevole perché incapace di fare politica e politica di pace. Il potere assatanato si serve ha bisogno di carne da macello che poi copre con gli onori di Sato: tanto pagano sempre i cittadini «sovrani» che non contano nulla.
La strage di Kabul, in Italia, ha interrotto «la democrazia», facendo spostare la manifestazione a favore della libertà di stampa di sabato 19 settembre 2009 ad altra data. E’ il segno della mistificazione. Queste morti sono funzionali al governo che così raffredda la piazza, allontana un colpo di maglio sferrato dalla società e il presidente del consiglio, l’amico di Bush e Putin, riprende la scena, mostrandosi affitto e piangente ai funerali «dei nostri ragazzi», espressione orrenda che nega la verità dei fatti e conferma le ragioni che vi stanno dietro: questi «ragazzi» sono i militari di carriera che sono andati da sé in un Paese in guerra e sono andati armati. Non sono «ragazzi», sono consapevoli e responsabili delle loro scelte e delle loro morti.
Spero che i figli e le famiglie non me ne abbiano perché il modo migliore per onorare i morti è continuare a garantire i diritti di tutti, non solo quelli di qualcuno, creando le condizioni perché questi diritti possono essere esercitati. Un pilastro della democrazia è la libertà di stampa e la libertà totale di criticare il governo. La «strage» di Kabul ha colpito in Italia, a 4.000 km di distanza, uccidendo insieme agli innocenti Afghani e ai soldati italiani, quella democrazia che solo un pazzo poteva è pensare esportare. In compenso si è saputo uccidere la democrazia italiana: chi ha deciso di spostare la manifestazione del 19 settembre è diventato complice della strage di Kabul, estendendola fino a noi. Ora la guerra è totale.
Poveri morti, diventati la foglia di fico di un potere inverecondo che si nutre solo di rappresentazione vacua e vuota, effimera e assassina. No! non faccio parte del coro.
(18 settembre 2009)
1. Un sacerdote: "Mercenari i nostri parà", 21 settembre 2009, 00:43, di Fausto
Che un prete si ritrovi a prendere le parti di chi ha ammazzato quei soldati ha, se ci pensate, una sua coerenza: i Talebani vogliono la teocrazia e questo (dopo aver condannato quel dittatore di Karzai, si intende) si allinea per istinto.
Una sorta di richiamo spirituale della foresta, insomma.
E allora dagli al soldato morto, che si è arruolato, come tutti i soldati, perchè lavori migliori non ne trovava.
Qualche lacrima sui morti innocenti completa la predica, salvo dimenticare una volta di più che quei civili li hanno ammazzati proprio i Talebani!
Don Giorgio usa termine mercenario in senso dispregiativo ma si tratta di una definizione sbagliata: i mercenari combattono per chiunque li paghi e cambiano bandiera per convenienza, infatti.
I soldati, invece, ricevono uno stipendio ma sono legati all’ istituzione militare dello stato di cui sono cittadini. Ai suoi valori e, soprattutto, alle sue politiche.
Definire i soldati italiani "mercenari" è, dunque, sbagliato quanto può esserlo un insulto gratuito.
Ed è sbagliato anche se non si approva la politica di cui sono strumento.
Naturalmente su quei morti la destra (e non solo quella) "inzuppa il biscotto", suonando retoricamente la grancassa di un nazionalismo ridicolo, da Libro Cuore e peggio.
Strumentalizza quei morti, insomma, sapendo bene che sull’ emotività può costruire consenso.
E’ tipico delle destre in genere e del fascismo in particolare celebrare eroi e vittime innocenti, meglio se bambini.
Rispondere a questa retorica con una retorica opposta non credo aiuti a capire: aiuta solo ad aumentare la confusione. E aiuta solo le destre. Tutte: le nostre e quelle islamiche.
2. Un sacerdote: "Mercenari i nostri parà", 22 settembre 2009, 14:23, di Gianni Favero
Condivido perfettamente ogni riga.
Un’opinione analoga espressa in qualità di direttore del sito www.roncade.it mi sta creando non poche antipatie ma anche attestazioni di solidarietà.
Per me i caduti sono, nella più decorosa delle ipotesi, morti sul lavoro.
Grazie per la conferma che non siamo così in pochi a pensarla in questo modo.
Il mio intervento è al link http://www.roncade.it/eventi2009/blog.htm
Gianni Favero
2. Un sacerdote: "Mercenari i nostri parà", 21 settembre 2009, 02:25, di Nando
LE DESTRE, LE GERARCHIE ECCLESIALI E ANCHE GLI ALTRI FANNO ’’ORECCHIE DA MERCANTE ’’SULLE DICHIARAZIONI DI DON GIORGIO DE CAPITANI,LUI VUOLE SOLO FARE CAPIRE ALLA GENTE E A UNA PARTE DELLE ISTITUZIONE CHE NON CI DEVONO ESSERE MORTI DI ’’SERIE A E DI SERIE B’’, VEDI I 1400 LAVORATORI MORTI SUL LAVORO, ANCHE LORO MERITANO RISPETTO CASPITA!!! INFINE LE DESTRE HANNO SEMPRE COSTUITO SULLE DISGRAZIE IL LORO CONSENSO E NOI DOBBIAMO DIRE BASTA A QUESTE IPOCRISIA E STRUMENTALIZZAZIONE!!!!!!!!!!!!!!DON GIORGIO VUOL SOLO FAR CAPIRE QUESTO E NON CHE è CONTENTO DELLA MORTE DI QUEI POVERI MILITARI VITTIME DI UN SISTEMA CHE GLI USA E POI....
1. Un sacerdote: "Mercenari i nostri parà", 21 settembre 2009, 08:52
Mah, indubbiamente quando c’è in qualche modo di mezzo la religione, tutto viene un pò falsato e reso irrazionale ....
Così come quando la si butta sull’ "etica" e non su una corretta analisi marxista, scientifica, "di classe" come si diceva una volta.
E’ vero, i parà non sono "mercenari" nel senso stretto del termine, in quanto "lavorano" per un solo paese e non si offrono, come appunto i "mercenari" classici, al miglior offerente.
Ma, antiretorica per antiretorica, i parà non sono nemmeno i poliziotti di Valle Giulia di cui parlava Pasolini o gli alpini italiani morti sul Don di una famosa canzone degli Stormy Six.
Sono, come amano definirsi anche loro, dei "professionisti" della guerra.
E sono in larghissima parte fascisti ... è certamente antipatico dirlo oggi ma sul profilo facebook di uno dei morti di Kabul c’erano scritte cose tipo "ringrazio Dio d’avermi fatto nascere fascista" e puttanate simili ... che ricordano la bandiera di Salò affissa sui muri della caserma di Nassirya che fu fotografata dopo l’attentato tra le macerie ....
E poi, il prete in questione tesse l’elogio della moglie di Gino Strada ed in generale dell’intervento umanitario di Emergency, mica dei talebani ....
Ripeto, quando c’è di mezzo la religione e/o l’etica ( e vale per i talebani ma anche per certo pacifismo cattolico come per certe logiche giustizialiste e "girotondine") si rischia sempre di deragliare rispetto alla razionalità e alla politica ....
Ed è senz’altro politicamente più giusto e produttivo dire - senza alcuna simpatia per i talebani - che i parà uccisi a Kabul sono prima di tutto vittime di una guerra ingiusta e di chi li ha mandati a combatterla, cioè i governi.
Piuttosto che abbandonarsi a battute stupide ... tipo il "talebani 6 parà zero" comparso su facebook e su qualche nodo locale di indymedia ..... o le imprecise disquisizioni di questo prete sui "mercenari" ....
Rimane il fatto che comunque questo esercito di "professionisti" - e poi in fondo i parà lo sono sempre stati pure quando l’esercito era di leva - è innegabilmente un coacervo del peggior fascismo ....
E questo è preoccupante non solo per l’utilizzo che ne viene fatto in guerre lontane .... ormai i parà in tuta mimetica la destra li ha sparsi pure per le strade delle nostre città ....
K.
2. Un sacerdote: "Mercenari i nostri parà", 21 settembre 2009, 10:11, di Fausto
Sono molto d’accordo sulla necessità di recuperare gli strumenti dell’ analisi marxista. Se la sinistra (e soprattutto la sinistra apparentemente più intransigente, quella, per intenderci, che si compiace di chiamare "resistenti" i talebani) lo facesse davvero potremmo scoprirne delle belle.
Che l’ ideologia fascista sia diffusa in ambiente militare (e specialmente in certi corpi: vedi Folgore) è noto. Mi sembra di poter dire che questo stato di cose è stato tollerato e addirittura coltivato per decenni...
Resta il fatto che i soldati italiani provengono soprattutto dalle fasce sociali più deboli del sud. La loro motivazione di fondo non mi pare ideologica: solo arruolandosi possono sperare di trovare un lavoro.
Le FFAA glielo offrono ma, naturalmente, non si limitano a quello: plasmano l’ identità -anche politica- del soldato.
Il risultato non è sorprendente: se sbatti un ventenne in un simile contesto (le FFAA ma anche le forze di polizia) si può sperare che esca fuori un rivoluzionario?
Prendersela con quei soldati non serve a niente: sono vittime anche loro.
3. Riflessione generale sull’ipocrisia comunista., 24 settembre 2009, 22:59, di danny
Non sono comunista, non sono fascista, non sono un "mastelliano"!
E’ vero, meritava tanto la signora Strada!Meritava i funerali di stato!Giusto! Giustissimo!Onore a Emergency, Gino Strada!
Ma nello stesso tempo leggendo alcuni commenti di stampo comunista mi viene il volta stomaco! Perchè voi comunisti siete gente brava a predicare bene (ma che poi razzola male), ipocrita, falsissima! Siete al pari dei fascisti, l’unica distinzione sta nei colori. Voi rossi loro neri.
Se foste persone intelligenti capireste che comunque sono morti uomini e non dittatori o animali. Proprio come i poveri cittadini afghani.
Usate la solita retorica.
Guardate il male degli altri ma non guardate mai il male fatto dal comunismo, spesso pari a quello del nazismo, neanche al fascismo.
Non guardate mai il male fatto dai vostri compagni.
Quando ho fatto il volontario militare ho conosciuto tanti comunisti nelle forze armate. Ma tanti, credetemi!Molti in servizio permanente. Ma per voi loro non sono compagni vero?
Ho conosciuto un sacco di comunisti partecipare a scioperi e manifestazioni di solidarietà verso disoccupati e precari, e molti di loro non hanno mai lavorato in vita loro, non sanno neanche cosa voglia dire la parola lavoro, neanche preso una cassa d’acqua in mano per portarla giù in cantina, gente mantenuta alle università dai papà e dalle mammine con le loro carte di credito Visa, American Express, Bancomat, a fare la bella vita da universitari fuori corso e partecipare a tutte le assemblee di carattere sociale...
Ho visto tanti figli di papà comunisti..
Addirittura gente di 40 anni e più comunista, brava a predicare!Peccato che a 40 anni mentre i loro coetani han realizzato qualcosa, loro criticano il sistema mantenendosi con la pensione dei genitori o l’eredità dei nonni e non facendo un bel niente dalla mattina alla sera. Magari seduti alla panchina della villa comunale, o al bar, o dentro casa con il giornale in mano...
Ma quante belle parole che usa il comunista. E’ tutto facile, è facile cambiare il mondo con slogan, retorica, parole, concerti di stampo politico, canzoni. Magari fosse possibile, di sicuro non siareste voi a farlo. Tanto meno i fascisti
L’uomo ha conosciuto la prima e la seconda guerra mondiale, la guerra fredda, la caduta del muro, le dittature....e molti sono ancora convinti che il comunismo e le idee dei vecchi padri del comunismo siano l’unica soluzione dei mali. Che illusi. Lo stesso vale per il fascimo.
Alla fine il comunismo non è altro che paragonabile ad una semplice cotta adolescenziale, non è che un illusione, un sogno.
Vorrei che un giorno ci fosse un’influenza cosmica che ci portasse nell’Atlantide, ovvero l’Impero di Akkad..un posto senza religioni, ideologie politiche comuniste e fascista, un posto senza destra e sinistra, senza guerre, senza distinzioni di razze, il bianco con il nero, un’ unica lingua, la pace....
Già è esistito!Sono fiducioso che un giorno ritornerà.
Ma per adesso è solo un illusione, impossibile da distruggere fino a quando ci sarà l’ipocrisia come la vostra!Lo stesso vale per il fascimo, ripeto!
perchè ripeto a dire che il comunismo non è altro che un sogno....e continuate pure a dormire voi che avete ancora sonno!
PACE A TUTTI
1. Riflessione generale sull’ipocrisia comunista., 24 settembre 2009, 23:06
Quanti luoghi comuni .... quante stronzate montate ad arte in quest’ultimo commento ....
Oltretutto in questa discussione i giudizi peggiori sui parà sono venuti da due preti, mica dai "comunisti" ....
Anzi, alcuni "comunisti" i giudizi dei due preti li hanno assai criticati ....
K.