Home > Un sindacato «giallo» e riciclato

di Joseph Fremder *
Quando Pezzotta si presenta il 19 gennaio 2006 al Consiglio Nazionale della Fabi, il più grande sindacato del credito per numero d’iscritti, annunciando la nascita di un «patto d’azione» tra Fiba/Cisl e Fabi, lo fa per ottenere un duplice scopo:
1) spiazzare e scompaginare il tavolo unitario dove siede la Fisac/Cgil
2) costituire all’interno delle banche un sindacato potentissimo e... moderatissimo.
Che sia riuscito nel primo intento, è sotto gli occhi di tutti coloro che hanno potuto leggere quanto il Segretario Generale della Fisac/Cgil Domenico Moccia ha steso, immediatamente dopo la notizia, in un durissimo comunicato riservato ai propri quadri che, come tutte le «riservate», è diventato subito di dominio pubblico:
«Si tratta di un progetto neo-moderato che, come ai tempi del Patto per l’Italia, dovrebbe isolare la Cgil e ridimensionare la sinistra. La Fabi è e rimane un nostro competitore e, in previsione di un ribaltamento elettorale, è uscita dal protettorato del Polo, di Sacconi e di Maroni, per scegliersi un nuovo sponsor sempre con una logica moderata ed antagonista alla Cgil».
Nonostante queste puntuali riflessioni del segretario generale Fisac/Cgil, non accadrà nulla di determinante in risposta alla pesante iniziativa della Cisl - e non solo nel mondo sindacale del credito - ma, in nome di un’«unità sindacale» che deve a tutti i costi andare avanti, si stanno studiando formule, formulette ed alchimie per garantire uno spazio al «nuovo patto» e quindi ad un rientro della Fabi al primo tavolo di trattativa (visto che dal 2003 questo sindacato ne era stato escluso).
Per dirla proprio tutta, non si può tacere che appena prima che Pezzotta imponesse la costituzione di questa potentissima alleanza tra Fiba/Cisl e Fabi, il segretario generale della Fiba/Cisl Giuseppe Gallo (assieme agli altri segretari) aveva descritto il proprio futuro alleato «come sottoscrittore in Bpl, Credem, Popolare Verona e tante altre banche, di accordi al ribasso e lesivi delle aspettative dei lavoratori, come sindacato che ha dato appoggio a Fiorani nelle sue scalate, come sindacato che ha portato un proprio dirigente territoriale a sedersi nel Cda di una delle società dell’ex Bpl».
Se queste affermazioni rappresentano il pensiero di tutti i sindacati del primo tavolo come è possibile, nel giro di pochi mesi, soprassedere? e se le preoccupazioni di Moccia sono condivise da numerosissimi quadri sindacali presenti in tutte le sigle, come è possibile nel giro di pochi mesi, dimenticarsene?
La preoccupazione per la svolta politica che la nascita di questo «Patto d’Azione» potrà portare all’interno di un mondo come quello delle banche è elevatissima e palpabile quasi quanto la schizofrenia di certi atteggiamenti.
* Segretario generale Falcri Bnl