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Una maggioranza composita è segno di collegialità

Publie le giovedì 15 gennaio 2009 par Open-Publishing

Una maggioranza composita è segno di collegialità

di M. Ba.

A colloquio con Alberto Burgio della Direzione nazionale del PRC, dirigente dell’area "Essere comunisti"

«Non brindo alle scissioni perché tutti siamo utili. Però nessuno si ritenga indispensabile». Per Alberto Burgio, intellettuale e dirigente dell’area «comunista» coordinata da Claudio Grassi, la crisi attuale della sinistra è figlia della «sconfitta storica del movimento operaio e della fine del Pci». Una crisi, spiega, che «bisogna sforzarsi di leggere in termini politici al di là delle meschinità e dei rancori personali».
In fondo però le crisi sono anche opportunità. Com’è noto, la nottola di Minerva si alza al calar della sera.
E’ vero. Per me però l’errore capitale della sinistra italiana è stato ritenere che il lavoro salariato, subordinato, non fosse più il soggetto su cui fare leva per la trasformazione. La scomparsa della sinistra dal parlamento deriva da questo storico errore di analisi, che ha portato a uno sradicamento della sinistra dai luoghi veri del conflitto, della produzione e della riproduzione, che sono i veri potenziali di trasformazione. Per questo e non per feticismo sono comunista. Allontanarsi da qui ha portato la sinistra a collaborare alla vittoria del capitale, alla regressione oligarchica della democrazia e nei momenti più tristi perfino a fare la guerra.

Ma il partito è ancora uno strumento adeguato?

Vedo nel nuovo gruppo dirigente di Rifondazione la determinazione a tornare sul terreno del conflitto sociale e del lavoro. La scelta di Dino Greco alla guida di Liberazione si spiega così. Il Prc affida il suo giornale a un autorevole dirigente della sinistra sindacale, un comunista capace di apertura, sperimentazione e innovazione. Per me è segno che il partito vuole tornare a tessere il filo delle ragioni per cui è nato.

Le pare possibile discutere per ore di stalinismo e di muro di Berlino?

Questa è una mistificazione. Si è discusso dell’immagine del crollo del muro e dei suoi significati. La caduta del muro è un fatto storico, prodotto anche dalla pressione popolare dei tedeschi dell’Est in cerca di liberazione. Ma quell’icona poi ha legittimato una forma di dominio del mondo, è diventata il logo del pensiero unico.

Ma dopo vent’anni l’ 89 è un momento storico finito. Siamo altrove. O no?

Sì ma intanto in questi vent’anni quel dominio ha devastato il mondo e l’ambiente con guerre e sfruttamento planetario. Fare di quell’immagine il simbolo della nostra impresa politica mi sembra sottoscrivere questa forma di dominio. Non c’è nessuna nostalgia del muro. Una forma così malata di discussione tra noi è il frutto della gestione di questi anni, in cui si è voluto dividere per poi comandare a piacimento.

E oggi? Siete quattro mozioni a sostenere la segreteria.

E’ la prova che nonostante le differenze si può gestire collegialmente il partito. Noi abbiamo chiesto anche a Vendola di entrare in segreteria. Fino all’ultimo. Ma ha scelto di fare diversamente.