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Una manifestazione straordinaria apre una nuova fase del movimento contro la guerra

Publie le domenica 20 marzo 2005 par Open-Publishing
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Comunicato del Comitato per il ritiro dei militari dall’Iraq

Una partecipazione vera, ampia, straordinaria e determinata fino in fondo
ha caratterizzato la manifestazione di Roma del 19 marzo nell’ambito della
giornata mondiale contro la guerra.

Decine di migliaia di persone (50.000, 70.000 o quanto volete) hanno dato
vita ad una manifestazione popolare su una piattaforma finalmente adeguata
alla posta in gioco: via subito le truppe dall’Iraq; sovranità dell’Iraq
e riconoscimento della legittimità della resistenza all’occupazione; via
le basi militari USA e NATO dal nostro paese, hanno rappresentato il minimo
comune denomitore di una coalizione di forze che hanno posto al centro l’obiettivo
di mantenere alta e più qualificata la mobilitazione contro la guerra mettendo
fine alla ritualità delle manifestazioni per la pace e facendo saltare clamorosamente
e pubblicamente il tentativo di depotenziare il movimento.messo in moto
da mesi della "politica"

Una manifestazione motivata e determinata che ha saputo fare fronte con
maturità ed efficacia alla chiusura degli spazi di agibilità imposti dal
governo Berlusconi e dai responsabili dell’ordine pubblico.
Una manifestazione che non è arretrata di un millimetro di fronte all’impressionante
schieramento poliziesco e che con creatività ha saputo praticare l’obiettivo
di arrivare fino a Palazzo Chigi, la sede di un governo che resta il principale
responsabile della partecipazione dell’Italia alla guerra e all’occupazione
dell’Iraq.

Da oggi è chiaro a tutti che non è stata violata una "zona rossa" ma è stato
penetrato ed imposto un territorio politico: quello in cui di fronte alle
ambiguità e all’inettitudine dell’opposizione parlamentare del centro-sinistra,
è l’autonomia del movimento che entra in campo contro il governo Berlusconi
e i troppi silenzi della Presidenza della Repubblica, ponendo con forza
gli obiettivi condivisi dalla maggioranza sociale di questo paese e della
coalizione di forze che ha fortemente voluto la manifestazione di sabato
19 marzo.

La scelta di alcune di forze di concentrarsi e di andare a Bruxelles piuttosto
che contribuire alla manifestazione di Roma, è qualcosa di più un errore
politico, è la sanzione che l’autonomia del movimento contro la guerra ha
fatto adesso un passo in avanti irreversibile. La riuscita della manifestazione
anche in assenza degli apparati organizzativi e del consenso dei grandi
partiti, dei maggiori sindacati ed associazioni, indica che un nuovo percorso
politico e con contenuti più avanzati è avviato.

Il ritiro immediato delle truppe dall’Iraq, lo smantellamento delle basi
militari USA e NATO, il riconoscimento della resistenza irachena come fattore
legittimo e compagno di strada dei movimenti che in tutto il mondo stanno
lottando per mettere fine alla guerra, sono adesso un elemento di consapevolezza
e chiarezza comuni dentro il movimento. Si tratta adesso di incalzare un
governo in difficoltà perchè ritenuto responsabile di una crisi politica,
sociale e morale che la sua complicità nella guerra di Bush ha fatto implodere
ed esplodere. Con la manifestazione del 19 marzo una nuova fase del movimento
contro la guerra si è aperta.

Grazie a tutti e a tutte coloro che vi hanno creduto e partecipato fino
in fondo

Roma 19 marzo

Comitato per il ritiro dei militari dall’Iraq

viadalliraqora@libero.it

Messaggi

  • Traffico bloccato, proteste davanti ai cordoni di polizia e carabinieri. Accessi vietati nelle strade attorno a Palazzo Chigi. «Fatemi passare, devo cambiare dei vestiti».

    Loro, i sostenitori della pace, alla fine sono riusciti ad arrivare a Palazzo Chigi, come avevano annunciato. Ma il centro nel pomeriggio si è bloccato per il corteo contro la guerra, organizzato da Cobas, associazioni pacifiste e Rifondazione, partito alle 15 da piazza della Repubblica. Ed è stato difficile per chiunque raggiungere le strade dello shopping o i monumenti. «Devo andare a cambiare dei vestiti, non posso tornare più tardi», implorava Stefania D’Alessandro, 19 anni, studentessa, ai carabineri in tenuta antisomossa che facevano blocco a piazza Venezia. «Siamo centomila (Per il Viminale 5.000, ndr.). È un grande successo, visto che è un’iniziativa autopromossa», dice Piero Bernocchi dei Cobas. E così ieri nella giornata semifestiva Roma ha vissuto ore d’impegno sociale, politico e qualche momento di tensione. Ma soprattutto è stata una città militarizzata, un notevole spiegamento di polizia e carabinieri ha tenuto sotto controllo le zone principali con un unico intento: impedire l’avvicinamento dei manifestanti a Palazzo Chigi. Sotto gli occhi attoniti dei turisti, che numerosi si godevano la città soleggiata. «Quando la libertà di manifestare non è garantita la fantasia va al potere», così il deputato verde Paolo Cento ha spiegato la decisione dei partecipanti di dividersi, alla fine del corteo, in piccolo gruppi per raggiungere alla spicciolata ad ogni costo il Palazzo. È stato proprio il parlamentare ambientalista, insieme ai colleghi Giovanni Russo Spena ed Elettra Deiana di Rifondazione, a fare da tramite tra i manifestanti e la polizia per tentare di ottenere il permesso per il sit-in in piazza Colonna. Ma quando è arrivata la comunicazione che il permesso non sarebbe stato accordato, la manifestazione ha vissuto attimi di tensione. Un gruppo di Disobbedienti, guidati dal consigliere comunale Nunzio D’Erme, si è fronteggiato con il blocco di polizia e carabinieri che impediva l’accesso in via del Corso da piazza Venezia. Tentando di sfondarlo, senza riuscirci. Un dirigente delle forze dell’ordine si è fratturato un dito. «Arriveremo comunque a Palazzo Chigi, in gruppetti», ha annunciato Guido Lutrario, uno dei leader dei Disobbedienti. E il corteo ha continuato il percorso naturale fino a piazza Navona, dove, alla spicciolata, sparsi per i vicoli, i manifestanti hanno cercato di raggiungere Palazzo Chigi. Un centinaio di loro è riuscito ad arrivare e ha attaccato una bandiera della pace sul lato di via del Corso.

    • Finalmente una bella manifestazione, una bella piattaforma, una bella conclusione. Così mi piace

      ROMA - Lo avevano annunciato, lo volevano fare ad ogni costo e qualcuno di loro alla fine ci e’ riuscito. Arrivare fin sotto Palazzo Chigi per protestare contro la guerra e per il ritiro delle truppe dall’Iraq era l’obiettivo principale della manifestazione che ha sfilato questo pomeriggio per le vie del centro della capitale. Ma i pochi, soprattutto disobbedienti, che sono arrivati fin sotto la sede del governo sono stati comunque preceduti da momenti di tensione che hanno visto contrapposti pacifisti e forze dell’ordine anche se per pochi minuti, in un vero ’’faccia a faccia’’. Nel ’’confronto’’ un dirigente del servizio di ordine pubblico ha riportata la frattura di un dito. La manifestazione pacifista cominciata a piazza della Repubblica tra musica, bandiere e slogan era stata aperta con uno striscione con la scritta ’’Il 70% degli italiani vuole: ritiro delle truppe subito. L’Iraq agli iracheni’’. E tra le bandiere che sventolavano in quello che per quasi tutto il percorso, fino a piazza Venezia, e’ stato un fiume di musica e canti, numerose quelle dell’arcobaleno della pace, di Prc, dei Comunisti italiani, dei Cobas, della CUB e altri movimenti. Tra loro anche alcune ragazze, che proprio in testa al corteo, avevano un becco di cartone con un ramoscello di ulivo a simboleggiare la pace. Secondo gli organizzatori erano circa 100.000 (ma per il Viminale erano 5.000). La protesta, soprattutto, aveva come obiettivo ’’la guerra assurda che ammazza bambini e donne’’. L’arrivo a piazza Venezia ha sancito, di fatto, la divisione tra molti dei manifestanti e un gruppo di attivisti che, come annunciato nel tam-tam che aveva preceduto la manifestazione nei giorni scorsi, ha tentato di sfondare lo sbarramento delle forze dell’ordine che, per l’occasione, erano schierate in grande quantita’ in tenuta antisommossa. Polizia, carabinieri e guardia di finanza erano stati disposti a raggiera, attorno a piazza Venezia soprattutto per impedire l’accesso a via del Corso e in via del Plebiscito. Il primo faccia a faccia arriva subito dopo l’arrivo nella piazza quando anche il deputato dei Verdi, Paolo Cento, aveva annunciato di essere ’’al muro contro muro, speriamo prevalgano intelligenza e buonsenso’’. Alcuni momenti di tensione e il ’’respingimento’’ delle forze dell’ordine e’ totale. Il corteo ha ripreso quindi la sua marcia verso la destinazione ’’ufficiale’’, che era piazza Navona, ma proprio subito dopo via delle Botteghe Oscure, dove ci sono decine di stradine che portano verso Palazzo Chigi, un gruppo di manifestanti, circa duecento, si sono staccati dal corteo principale e di corsa hanno preso il via verso largo Chigi. Un altro piccolo gruppo si e’ invece diretto al Pantheon. Altri ancora in piccoli gruppi hanno deciso di muoversi nella stessa direzione. Le forze dell’ordine anche in quest’occasione hanno cercato di disperdere i manifestanti e di evitare l’arrivo in massa a Palazzo Chigi. E alla fine qualche disobbediente, al grido di ’’bella ciao’’ e’ arrivato alla spicciolata oltre piazza Capranica, fin sotto Palazzo Chigi ed ha potuto cosi’, ’’portare la protesta fin sotto le finestre del governo’’.

      Resistente

  • La manifestazione e’ riuscita, partecipazione (non oso fornire numeri) molto alta, per il contenuto che finalmente il movimento ha avuto il coraggio di esprimere (vincendo la scommessa).

    Svariate centinaia di compagni, dopo il suo forzato scioglimento, hanno invaso le stradine del centro, imperversando e ingaggiando a rimpiattino le forze dell’ordine senza strafare. Bravi anche gli sbirri, comunque.

    A via degli orfani io c’ero e il Corriere della Sera MENTE: e’ stata semplicemente esposta fuori del terrazzo, da un attico (ottimo indizio per identificare il coglione) una pompa per innaffiare.

    Se si puo’ parlare di "carica" e’ stato solo un alleggerimento e nessuno si e’ fatto male, ne’ manco i celerini si sono scomposti.

    Hanno innaffiato anche e soprattutto la polizia e l’avvenimento ha assunto un’importanza strategica per quotidiani come il Corriere, tutti tesi a sminuire e ad ignorare la GRANDE e GENEROSA manifestazione di protesta, che il governo e la stessa sinistra-chic temevano.

    Ci possiamo soltanto augurare che tutto cio’ cresca, potendo riprenderci tutti gli spazi che in venti anni ci sono stati .

    Piu’ tardi, in mezzo a qualche centinaio di persone sono riuscito a raggiungere Largo Chigi, lato Montecitorio, mentre dall’altro lato - Tritone - si sentivano gli slogan di altre centinaia di manifestanti. In pratica abbiamo assediato il palazzo del governo, nonostante il capillare servizio di piazza, e abbiamo manifestato spudoratamente in un centro storico stracolmo di turisti.

    Mentre sfilavamo, al grido di "B. pezzo di M." molti applaudivano e scandivano il ritmo con le mani, incoraggiandoci.

    Qualcuno sbiancava, qualche bottega serrava le saracinesche, ma questo vuol dire che il vento sta tornando a fischiare...

    Il resto la prossima volta .

    Ken Parker

  • Roma 19 marzo 2005 - Corrispondenze dalla manifestazione contro la guerra

    Sabato 19 marzo 2005

    ore 18.20 - In questo momento un migliaio di manifestanti e’ riuscito a raggiungere il Parlamento. La situazione e’ un po’ tesa: Palazzo Chigi e’ assediato dai manifestanti da una parte e dalle forze dell’ordine dispiegate in uno schieramento larghissimo dall’altra.
    E’ stata una manifestazione segnata da una composizione non usuale nelle dinamiche nowar, una manifestazione contraddistinta da una forte presenza studentesca e giovanile.

    ore 17.45 - Prima di arrivare a Largo Argentina, una parte del corteo si e’ mosso cercando di evitare il cordone di polizia che si trovava di fronte. Arrivati davanti al Pantheon i manifestanti hanno spinto per arrivare davanti al Parlamento. Qui c’e’ stata una prima carica dei celerini.

    ore 17.30 - A Piazza Venezia si era creata la possibilita’ di fare pressione per passare sotto Palazzo Chigi. Uno schieramento imponente di carabinieri bloccava Piazza Venezia e l’imbocco di Via del Plebiscito e Via del Corso, c’è stato qualche spintonamento e un tentativo di mediazione non riuscito. In questo momento si sta procedendo verso Piazza Navona seguendo il percorso iniziale del corteo. C’e’ un’ampia presenza degli studenti, delle reti sociali, del sindacalismo di base.

    ore 16.30 - Da mezz’ora il corteo è partito e circa 40.000 persone stanno attraversando la citta’ di Roma. La composizione e’ variegata e lo slogan più ripetuto e’ "Guerra per nessuno, reddito per tutti!", quindi una manifestazione che mette al centro le questioni sociali e il rapporto tra guerra globale permanente e la dimensione sociale. In questo momento l’indicazione che sta passando all’interno del corteo e’ di proseguire oltre i divieti e l’intenzione e’ di passare sotto i palazzi del governo.

    www.globalproject.info

  • LAME FASCISTE E POLIZIA SUL TRENO DA CATANIA A ROMA.

    Ieri sera , sul treno partito da Catania per la manifestazione nazionale contro la guerra di Roma sono saliti per fare una provocazione dei noti naziskin catanesi di Forza Nuova.

    Tutto questo potrebbe essere "normale" se non fosse per alcuni particolari che possono far pensare ad uno stretto collegamento fra la provocazione e l’atteggiamento di digos e polizia.

    Ma riepiloghiamo il fatto : quando alcuni compagni sono andati dai 3 per invitarli a scendere dal treno è nata una colluttazione durante la quale un compagno è stato colpito da 4 coltellate .

    Il compagno è stato ricoverato, gli sono stati dati 15 punti di sutura e ora per fortuna sta bene.

    Immediatamente in seguito all’accoltellamento sono intervenuti i digosauri che hanno subito portato in salvo i neo-fascisti dagli altri compagni accorsi, rimettendoli in liberta’ 1 ora dopo i fatti e soprattutto facendoli partire sullo stesso treno del compagno ferito che tra le altre cose era il treno dei compagni di Napoli e della Campania che chiaramente hanno fatto energicamente scendere i 3 a Napoli una volta venuti a conoscenza della situazione.

    Questo e’ ulteriore passaggio di una escalation di provocazioni neo-fasciste sul territorio nazionale (vedi i recenti incendi dei centri sociali in Lombardia), e un preoccupante salto di qualita’ nelle modalita’ in cui vengono orchestrate le provocazioni in Sicilia che non possono non avere registi e coperture nelle forze della destra istituzionale al governo.

    Queste provocazioni non possono passare!

    SOLIDARIETA’ AI/LLE COMPAGNI/e DI CATANIA!

    CONTRO IL FASCISMO TOLLERANZA ZERO!

    Centro Sociale "EXKARCERE"
    via mongitore 77
    ***PALERMO****

    www.ecn.org/excarcere