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Una ricetta per tutte le crisi
di Galapagos
su Il Manifesto del 05/06/2008
Fondo monetario, Ocse, Commissione europea e Bce fanno da mesi gara di pessimismo: quasi quotidianamente aggiornano (al ribasso) le previsioni di crescita per il 2008 e per gli anni successivi. L’unica certezza è che gli economisti di questi importanti istituti non avevano percepito nulla dei segnali della crisi che si è scatenata sui mercati finanziari: la crisi dei mutui subprime li ha colti di sorpresa come qualsiasi piccolo risparmiatore tosato in borsa.
La cosa più drammatica è che, qualunque sia la fase economica, questi organismi - per ultimo ieri l’Ocse - seguitano a prescrivere la stessa ricetta: riforme di struttura, privatizzazioni, liberalizzazioni, taglio del welfare, moderazione salariale. E’ magra consolazione che, a proposito dell’Italia, sia stato criticato il governo - Berlusconi - per l’abolizione totale dell’Ici sulla prima casa. «Le riduzioni delle tasse parte del bilancio supplementare potrebbero generare un pentimento, nel caso in cui non fossero sostenuti da miglioramenti delle entrate e un conseguente ampliamento della base imponibile», è scritto nel rapporto.
La critica, cioè, non è basata sull’antiprogressività, sul fatto che i maggiori guadagni d’imposta favoriranno chi ha case di pregio, ma sulla paura che la caduta delle entrate fiscali possa provocare un peggioramento del deficit rispetto al Pil. Non diamo molto spesso ragione a Raffaele Bonanni, il segretario della Cisl, però questa volta ha ragioni da vendere quando chiede una politica economica «anticiclica». Il che significa che in una fase recessiva o di forte rallentamento della crescita, la politica economica pubblica si deve impegnare per incrementare la domanda. Di consumi, ma anche di investimenti. Anche a costo di provocare un peggioramento temporaneo nel saldo dei conti pubblici. E’ quello che l’Ocse e gli altri istituti internazionali avrebbero dovuto raccomandare da luglio del 2007 quando era evidente che la «bolla» speculativa immobiliare stava esplodendo. E’ quello che il governo di centro-sinistra avrebbe dovuto fare incrementando il potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati utilizzando la forte riduzione del deficit era cosa accertata.
Ma c’è di più: l’incapacità o la non volontà da parte degli esperti dell’Ocse di leggere le ragioni reali della crisi che esplode con l’esplosione della bolla immobiliare, ma ha radici strutturali nel peggioramento della distribuzione dei redditi, nell’allargamento del fossato che divide i molto ricchi (che possono acquistare tutto) e i molto poveri, in Italia il 50% delle famiglie che sopravvivono con meno di 1.900 euro al mese. Tutti i paesi industrializzati pagano oggi gli squilibri nella distribuzione dei redditi e l’economia si sta «accartocciando» anche a causa dell’inflazione che taglia ulteriormente i consumi. E nel caso italiano la bassa produttività del sistema deriva non tanto dagli alti salari, ma da salari troppo bassi. Insomma , siano messi proprio male.