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Una scissione numericamente insignificante e politicamente subalterna al PD

Publie le sabato 7 febbraio 2009 par Open-Publishing

Una scissione numericamente insignificante e politicamente subalterna al PD

di Luca Barbuti, Segretario provinciale di Rifondazione Comunista - Pisa

Le dichiarazioni rese alla stampa dai firmatari pisani del documento “Per la sinistra di domani”, che annunciano di non riprendere nel 2009 la tessera del PRC per dedicarsi ad un "processo costituente" per la creazione della "sinistra di domani" non stanno in piedi né dal punto di vista dei numeri né, soprattutto, dal punto di vista politico.

Solo 61 su oltre 1000 (appena il 6%) sono gli iscritti che si sono dimessi: meno della metà dei 128 voti su 529 votanti (pari al 24,9%) che la mozione Vendola aveva preso nei congressi di base nella nostra provincia. Ciò significa che anche a Pisa, come in tutta Italia, la maggioranza dei compagni e delle compagne della ex mozione 2 rifiutano la scissione e rimangono nel partito. Anche nei Circoli di Pisa e provincia dove al congresso di luglio aveva vinto la mozione Vendola (6 su 31) esce da Rifondazione una esigua minoranza. Il 94% degli/delle iscritte di Rifondazione a Pisa e provincia rimane nel partito. E fatto ancora più significativo oltre 50 sono ad oggi i nuovi iscritti 2009 ed è stato costituito un nuovo Circolo a Cascine di Buti. I numeri parlano chiaro: si tratta di una scissione numericamente insignificante.

Il motivo per cui la scissione è rifiutata anche da gran parte di chi ha votato la mozione Vendola è perché è evidente il dato politico dell’operazione che questi/e compagni/e stanno compiendo: una separazione in nome dell’unità a sinistra, cioè una contraddizione in termini. Come sostiene il nostro assessore regionale Eugenio Baronti (anche lui al Congresso ha votato la mozione Vendola, ma rimane nel partito): :”Questa ulteriore rottura è una operazione verticistica di assemblaggio di ceti politici senz’anima e con incerta prospettiva. Questo paese ha bisogno come il pane di una grande sinistra di popolo forte e unita e non certamente dell’ennesimo partitino, tra i tanti, ininfluente e dunque inutile".

Questa scissione è frutto di un errore di valutazione sulle ragioni della sconfitta e che oggettivamente colloca l’iniziativa degli scissionisti su un terreno di subalternità al moderatismo del Pd , anziché pensare di dover ricostruire le ragioni dell’alternativa, come ha fatto il Prc dopo il ’98.
L’ordine del giorno presentato dal Partito Democratico, nel corso dell’approvazione della nuova legge elettorale truffa per le europee, che consentirà al Movimento per la sinistra di Vendola di presentare liste per Strasburgo senza il pesante impegno della raccolta delle firme di sostegno, rende finalmente chiaro che la scissione di Rifondazione comunista è stata decisa in accordo con i vertici del Partito democratico.

“La scissione di Vendola - come afferma il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero - si rivela per quello che è: una operazione fatta su commissione del Pd per cercare di distruggere Rifondazione e creare una sinistra addomesticata che faccia da copertura al centrismo di Veltroni".

E la riprova di questa collocazione subalterna dei “vendoliani” al Pd e ai poteri forti l’abbiamo anche a livello amministrativo: al Comune di Firenze due consiglieri escono da Rifondazione e dall’opposizione alla Giunta Domenici per entrare in una maggioranza compromessa fino al collo nell’inchiesta dell’area ex Fondiaria; a Napoli un loro assessore si rifiuta di abbandonare la Giunta Jervolino travolta dalla scandalo Romeo e tra le adesioni pisane non casualmente vi è quella dell’assessore di Santa Maria a Monte, protagonista di quel project financig di devastazione ambientale, criticato da tanta parte della popolazione.

Per noi il problema principale è lavorare a un processo unitario dal basso per costruire una sinistra in grado di avere un suo progetto alternativo e una sua autonomia strategica, e non quello di assemblare ceti dirigenti in una sinistrina subalterna al Pd.

Noi scegliamo il rilancio di Rifondazione Comunista, lo faremo a partire già dai prossimi giorni con iniziative in tutto il territorio provinciale, con le quali lanceremo la campagna di tesseramento 2009 mentre svilupperemo l’iniziativa politica sostenendo la CGIL e il sindacalismo di base che si oppongono alla riforma del modello contrattuale, a partire dallo sciopero del 13 febbraio di metalmeccanici e pubblico impiego; contrastando i tagli ai servizi sociali decisi dalla Società della Salute e appoggiando le lotte dei/delle lavoratori/trici delle cooperative; battendoci per i diritti dei migranti contro le torsioni autoritarie del governo Berlusconi e di "qualche" giunta locale; proseguendo con i banchetti per la raccolta dei mandati per il recupero della quota di depurazione pagata e non dovuta da moltissimi cittadini della provincia; dando continuità al nostro impegno antifascista ed alle iniziative a fianco del popolo palestinese, stando a fianco degli studenti e del personale della scuola e dell’università.

In vista delle prossime amministrative, non ci sottrarremo al confronto col Pd e con le forze della sinistra. Se ci saranno le condizioni per caratterizzare a sinistra i programmi elettorali ben vengano gli accordi, se invece qualcuno pensa di fare del Prc una sorta di ruota di scorta sbaglia i suoi conti
Mai come ora c’è bisogno di una forza politica come Rifondazione Comunista, impegnata nella costruzione di un progetto che, dal basso, prepari l’uscita da sinistra dalla crisi.