Home > Una speranza per il 20 Ottobre
La speranza, ovvero la rappresentazione mentale di un evento futuro a cui si collega un senso di piacere e di attesa, è un esercizio futile quando il realizzarsi dell’evento non dipende in nulla dalle azioni di chi spera. Onorevoli tradizioni filosofiche che vanno dallo stoicismo al buddismo considerano l’indulgere in speranze, così come in ansietà, una condizione poco acconcia per il saggio, che non si aspetta niente, vive in comunione mistica con il presente, ed è aperto all’accettazione di tutto. In questo senso massime come "la speranza è sempre l’ultima a morire" rappresenterebbero più la pertinacia di quanto vi è di irrazionale e fragile nella natura umana, che lo spirito fiducioso con cui gli uomini affrontano nuovi cimenti, decisi a non farsi abbattere da alcuna avversità.
Pur inclinando leggermente per l’opinione di stoici e buddisti non ripudio del tutto l’esercizio della speranza, che considero un interessante gioco mentale, gratuito nei suoi esiti pratici, ma assai utile per esplorare le motivazioni che operano nel presente. E la speranza sulla quale voglio elucubrare per qualche istante è che la manifestazione del 20 Ottobre organizzata dalla "sinistra radicale" sia il bis della magra figura del 9 Giugno quando, in occasione della visita di Bush nella Capitale, la gente manifestava nelle piazze, e uno sparuto manipolo di parlamentari e funzionari di partito, atterriti dalla possibilità di partecipare ad un corteo dagli slogan troppo corrosivi verso l’alleato USA, ma sapendo di non poter mancare completamente l’appuntamento con la protesta, organizzavano un malinconico e solitario sit-in a Piazza del Popolo.
Il riferimento al 9 Giugno, si capisce, non è solo ad un flop tout-court, ma ad un flop il cui contesto chiarisce che il problema non sono le piattaforme o gli slogan, ma l’uso strumentale della piazza, fatto per dare mostra di una determinazione politica tribunizia quando si parla ai propri potenziali elettori ma che si squaglia al momento di varcare la soglia di Montecitorio e Palazzo Madama, dove domina lo spauracchio dell’ammonimento "Non possiamo far tornare Berlusconi", che legittima ogni cedimento politico e di principi in nome della sopravvivenza del governo.
A chi trovasse troppo cinica l’espressione di questa speranza, troppo impregnata di un senso di tanto peggio tanto meglio, oltre che rimandarlo al mio esordio sulla gratuità ludica delle speranze, vorrei anche chiarire che se io auguro il flop è perché sono quanto mai convinto che il miglior successo possibile della manifestazione, oltreché non smuovere di un millimetro gli equilibri interni del governo (dovrebbe andare meglio che a Vicenza sulla questione del raddoppio del Dal Molin?), confermebbe i leader della "sinistra radicale" nell’opinione di aver fatto quello che potevano, e pazienza se nel dopo Autunno Caldo si tornerà all’adagio "Non possiamo far tornare Berlusconi".
Per aggiungere dettagli alla mia speranza, mi piace immaginare che l’insuccesso della manifestazione non si renda evidente solo all’ultimo momento, con un esangue corteo fatto di pochi striscioni ben distanziati l’uno dall’altro e un po’ di gonfaloni dei comuni con sindaci di Rifondazione Comunista. Perché il gradito canovaccio del 9 Giugno si ripeta — non semplice insuccesso, ma ripudio delle strumentalizzazioni — sarebbe necessario che nelle settimane che mancano al 20 Ottobre tutti coloro che hanno a cuore i temi della piattaforma, e proprio perché li hanno a cuore, si adoperassero a far emergere, come un coro possente che proviene dalle profondità orchestrali, il messaggio "cca nisciuno è fesso", e rendere manifesto che si tratta di boicottaggio militante e non pigra diserzione.
Messaggi
1. Una speranza per il 20 Ottobre, 4 settembre 2007, 11:12
Sì, certo, ma bravo, ma che bella speranza. Che chi "fa", fallisca, mentre chi non fa un accidente e si dedica solo a rimirarsi l’ombelico e dirsi "ma come sono bravo, ma come sono rivoluzionario e comunista io, oooh ma come sono bravo!!!", appunto continua a non fare nulla di concreto.
Proprio uguale uguale a quegli sciagurati che negli anni 70 criticavano tanto "da sinistra" il PCI e oggi li ritroviamo a fare i consiglieri di Berlusconi o a mendicare un po’ di clemenza dallo Stato. Ma di rendersi conto delle vaccate fatte, niente no?
Anzi, continuano a farne, di vaccate! E si credono anche chissà chi!!!
Ma tornatene dai tuoi filosofi stoici e buddisti, và!
1. Una speranza per il 20 Ottobre, 4 settembre 2007, 17:47
Il Pci degli anni settanta aveva semplicemente scelto di rinunciare a qualunque alternativa di sinistra e di fare il famigerato "compromesso storico".
E per praticare questo era riuscito a diventare l’alfiere della peggiore repressione poliziesca contro il movimento del 1977, a sostenere l’infamia della legge Reale nell’apposito referendum, ad essere il partito più rigidamente filonucleare, a diventare il partito che predicava "sacrifici" al sindacato ed ai lavoratori ...
Qualcosa di semplicemente opposto al pur variegato e contraddittorio fronte che ha indetto la manifestazione del 20 ottobre.
Io non condivido molto l’articolo di Gianluca Bifolchi, il 20 ottobre sarò sicuramente in piazza ma non sono nemmeno tanto ingenuo o fideistico dal non accorgermi che, ad esempio, dalla piattaforma di quella manifestazione è scomparso completamente il problema delle pensioni e della previdenza (Tfr, Fondi Pensioni) più in generale ...all’evidente scopo di accarrozzare la Cgil e Sinistra Democratica ( neopartitino che si pone sempre più come rappresentanza politica di quel sindacato) ... senza peraltro, almeno ad oggi, essere minimamente riusciti ad averne l’adesione ....
E quindi mi sembra che qualche problemino indubbiamente ci sia .....
Quanto alla lettura in salsa Vittorio Feltri dei movimenti degli anni settanta ... evito persino di risponderti tanto è evidente la mala fede .... la stragrande maggioranza dei promotori della manifestazione del 20 ottobre, gran parte del gruppo dirigente di partiti ed organismi che la compongono provengono proprio dai movimenti che contestavano da sinistra allora il Pci del compromesso storico ....
Quanto ai voltagabbana, in trenta anni ce ne sono sicuramente stati ... ma mica tutti provengono dai movimenti a sinistra del Pci ... basti pensare a due dei peggiori, Ferdinando Adornato e Giuliano Ferrara ... non erano autorevoli dirigenti proprio di quel Pci ?
E poi non mi sembra che i D’Alema, i Veltroni, i Fassino, i Domenici, i Chiamparino, i Cofferati abbiano oggi posizioni molto più a sinistra dei sopracitati voltagabbana ...
K.
2. Una speranza per il 20 Ottobre, 4 settembre 2007, 20:41
Trovo curioso come molte persone dell’area critica o antagonista ancora oggi stentino a comprendere come qualunque manifestazione che assuma il governo non come avversario da abbattere ma, a un qualche titolo, come "interlocutore", siano situazione no-win, in cui non è possibile vincere.
Eppure vi è il precedente della manifestazione di Vicenza, riuscita alla grande contro tutto e contro tutti (compreso la criminalizzazione preventiva del Ministro degli Interni e gli arresti a orologeria delle BR pochi giorni prima). Il sabato le facce compiaciute dei leader della "sinistra radicale" per la buona riuscita, e la domenica — dopo che Prodi aveva detto che "la decisione era ormai stata presa" — il ritirarsi in buon ordine dietro la disciplina di coalizione.
Le due manifestazioni separate del 9 Giugno a Roma, contro Bush, erano dovute alla necessità per la "sinistra radicale" di evitare l’imbarazzo delle loro acrobazie opportunistiche, e ciò faceva sperave che si era almeno guadagnato in chiarezza.
E invece? Invece ecco qui una manifestazione su temi sociali e del lavoro che, non assumendo una piattaforma esplicitamente contraria a questo governo, non fa che rileggittimarlo, almeno rimbalzando l’idea che dentro di esso vi siano forze che "vogliono il cambiamento".
Come conforto razionale suggerirei la lettura di un recente volume del Manifesto Libri, gli "Scritti Quotidiani", di Federico Caffé. Federico Caffè era un autorevole economista riformista, niente affato "antisistema" (sosteneva di non capire cosa intendessero coloro che volevano un’alternativa al capitalismo). Ma dai suoi articoli pubblicati sul manifesto si deduce l’idea di un riformismo cauto e prudente realmente aperto a istanze di giustizia sociale (Caffé fu forse il più autorevole firmatario del manifesto in appoggio al referendum contro il congelamento dei punti di scala mobile).
Si rimane impressionati dal contrasto tra le visioni di politica economica caute e pragmatiche, eppure ispirate da grande sensibilità sociale, di Caffè, e le tesi di fondo dell’attuale governo che sta attuando smaccatamente un programma di destra economica, e nel quale è in corso un’evoluzione interna, il PD, che va in direzione affatto contraria ai futili desiderata della "sinistra radicale", e ciò sarà evidente in questa finanziaria, dove Montezemolo pretende di passare all’incasso.
Finché manifestazioni come quella del 20 Ottobre non metteranno sul tavolo la vera posta in gioco del conflitto sociale che si sta dispiegando in Italia, non faranno che perpetuare l’equivoco.
Gianluca Bifolchi
3. Una speranza per il 20 Ottobre, 7 settembre 2007, 17:20
Vediamoci il 12 settembre contro l’accordo sul Welfare
Appello promosso da sigle e singoli militanti del sindacalismo anticoncertativo, dei centri sociali della sinistra anticapitalistica
L´accordo sulle pensioni raggiunto da governo e sindacati , come previsto, conferma la natura politica del governo Prodi: un governo legato al grande capitale, sordo alle ragioni dei lavoratori e in sostanziale continuità con il liberismo e pronto a rispondere ai poteri forti finanziari europei e alle loro politiche antisociali. L´accordo, infatti, si rivela come un accordo bidone che peggiora la stessa Legge Maroni, innalza l’età pensionistica, riduce le aspettative future con i coefficienti ogni tre anni, mette i lavoratori gli uni contro gli altri, ribadisce la logica finanziaria che aveva affermato già con l´operazione scippo sul Tfr (per ora fallita). E´ un accordo da respingere in modo netto e senza mediazioni.
A peggiorare le cose c´è poi l´accordo sul "mercato del lavoro" che conferma l´impianto della legge 30 che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto essere "superata" e che viene invece rafforzata. Si conferma lo "staff leasing", leggi caporalato, e si aumenta sia il lavoro straordinario che l´incentivo alla contrattazione aziendale con ulteriori regali alle imprese. Un disastro sociale che si aggiunge alle gravissime scelte politiche di destrutturazione del pubblico impiego, di mantenimento e incentivazione della precarietà del lavoro e dei salari, di subalternità dei diritti sociali in generale alle priorità del capitale finanziario.
Ribadendo la necessità dell’abrogazione legge 30 e del Pacchetto Treu intendiamo anche segnalare che i movimenti sociali e contro la precarietà e lo stesso sindacalismo anticoncertativo devono metterci una marcia in più nell´avanzare obiettivi che rompano il sistema della precarietà e introducono fattori di certezza sul piano del reddito e del lavoro stabile per i precari.
Le linee guida del Dpef e lo spirito della prossima Legge Finanziaria continuano a rendere risibili provvedimenti sostanziali e urgenti sui diritti sociali, in primo luogo quello alla casa e i diritti per i migranti. Sulla questione delle abitazioni, nel nostro paese continuano a farla da padroni la rendita fondiaria e la speculazione immobiliari alle quali vengono consegnate le priorità di sviluppo delle principali aree metropolitane, la decisionalità sull´uso delle aree pubbliche (vedi le caserme) e sulle aree industriali dismesse. Le spese sociali per l´edilizia popolare e per sottrarre gli affitti ai prezzi proibitivi del mercato restano infime e continua a essere vigente la liberalizzazione degli affitti che ha contribuito al boom della speculazione sulle case.
La destinazione delle spese sociali continua ad essere subordinata ai voleri e agli orientamenti strategici dei poteri forti e del militarismo. Cresce la quota destinata alle spese militari e alla crescita del complesso militare-industriale italiano, crescono i finanziamenti per le missioni militari all´estero che hanno reintrodotto in questo capitolo anche il ritorno dei Carabinieri italiani in Iraq oltre al mantenimento delle missioni in corso in Afghanistan, Libano, Balcani.
Come reti sociali, sindacati anticoncertativi, associazioni della sinistra anticapitalista, singoli militanti abbiamo contribuito finora a praticare con le lotte e mobilitazioni una reale alternativa sociale ai dogmi del liberismo e della guerra. Vogliamo continuare a praticare il terreno del conflitto anche contro le politiche antisociali del governo Prodi a partire dalle questioni indicate in questo appello. Invitiamo tutti e tutte a un appuntamento per il 12 settembre per discutere collettivamente delle modalità di questa mobilitazione che metta in campo sulle questioni sociali la stessa forza e la stessa indipendenza messa in campo contro la guerra.
Action!, Confederazione Cobas, Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, Giorgio Cremaschi (Rete28 Aprile), Luigia Pasi (Sdl), Emidia Papi (Cub), Vincenzo Siniscalchi (Sdl)
Per adesioni: noallaccordo@libero.it