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Una verità scomoda cancellata con il sangue

Publie le lunedì 9 ottobre 2006 par Open-Publishing

di Alessandro Ambrosin

Anna Politkovskaya, giornalista russa, era alla ricerca della verità. Lo faceva con coscienza, con grande capacità, e con un innato senso di giustizia. Scriveva per il quotidiano Novaya Gaseta, un giornale molto criticato dal potere russo.

Anna era divenuta nota alla stampa di tutto il mondo nel 1992, quando riuscì ad entrare in contatto e successivamente a trattare con i terroristi ceceni che avevano assediato il teatro moscovita della Dubrovka. Riuscì a far liberare degli ostaggi e a guadagnarsi la fiducia dei sequestratori.
Le sue indagini giornalistiche portarono alla luce l’efferata violenza e la perpetuata violazione dei diritti umani che scaturirono nel conflitto ceceno. Denuncio’ a voce alta il regime di terrore instaurato dai miliziani russi che praticavano esecuzioni sommarie anche tra i civili, torture, abusi, stupri e carcerazioni in veri e propri campi di concentramento.

Fu un occhio attento e critico quando negli ultimi mesi in Abkhazia e in Sud Ossezia scopri’ un coinvolgimento delle forze armate russe di fomentare i separatisti in Georgia, mettendo in luce le vere intenzioni strategiche dell’ amministrazione di Vladimir Putin e gli interessi celati della 58ima armata stanziata in Cecenia che alimentava il commercio illegale di armi.

Scopri’ che attraverso il Caucaso si genera un contrabbando dal circolo vizioso. Un arsenale di ultimissima generazione, granate anti-tank, missili terra aria che inevitabilmente cadono nelle mani della guerriglia cecena. E se il Cremlino da un lato si fa garante dell’ordine e della giustizia, dall’altro alimenta secessioni locali per poter finalmente annettersi porzioni consistenti di queste ricche regioni petrolifere.

Denuncio’ le operazioni di pulizia etnica operate dai russi contro la minoranza georgiana. In Georgia nel 1992 dopo l’instaurazione del nuovo governo, l’esercito russo appoggia segretamente la ribellione separatista per destabilizzare il paese.

Mosca ha quindi tutto l’interesse a tenere il Caucaso in uno stato di crisi permanente, come dimostra il fermo rifiuto opposto all’ispezione di funzionari dell’Osce.
Le inchieste documentate di Anna Politkovskaya erano ricche di contenuti oggettivi che le valsero premi giornalistici internazionali.

Sabato 7 ottobre dopo aver consegnato l’ultimo pezzo in redazione rientra nella sua abitazione. I sicari del potere l’attendevano alla porta.