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Una vittoria per Cuba il voto della UE contro le sanzioni del 2003
Publie le martedì 24 giugno 2008 par Open-Publishingdi GIANMARIA PACE
La Rivoluzione Cubana ha vinto un’altra volta. E questa volta lo fa nelle sale dell’alta politica europea. L’Unione Europea ha infatti approvato la revoca delle sanzioni che decise di adottare nel 2003 a seguito della decisione del Governo cubano di fucilare alcuni terroristi colpevoli di aver eseguito, su ordine della C.I.A. e della mafia cubana stanziata a Miami, atti di sabotaggio e di dirottamento a danno di mezzi aereo-navali della Repubblica di Cuba.
Quello fu l’unico caso giudiziario in cui la pena di morte venne applicata da quando la Rivoluzione ha liberato il popolo cubano cacciando, nel 1959, il governo fantoccio di Fulcencio Batista.
Personalmente mi dissi contrario a quella misura non essendo favorevole alla pena di morte, ma ho sempre ritenuto che quella scelta, a mio parere non giusta, fosse assolutamente giustificabile se consideriamo il contesto in cui è maturata; Cuba in quel periodo venne fatta bersaglio di continui attacchi alle sue istituzioni, tramite azioni di sabotaggio e di dirottamento, aventi la benedizione dell’Amministrazione Nord-Americana, e la finalità di rovesciare le sue basi costituzionali maturate in seno all’esperienza rivoluzionaria e per mezzo delle quali il popolo cubano ha costruito uno stato socialista.
Ora quelle sanzioni che vennero adottate in modo ipocrita dall’U.E. su pressioni di Aznar e Berlusconi e che furono congelate già nel 2005, sono definitivamente revocate, anche grazie al ruolo giocato dalla Spagna di Zapatero.
Questo non è altro che un atto dovuto ad uno Stato rivoluzionario che guida il processo d’emancipazione dell’intera America Latina dal gioco del Fondo Monetario Internazionale e da quello dell’imperialismo Nord-Americano, e che costituisce, ormai, l’unico esempio e punto di riferimento concreto circa la possibilità di costruire un’economica e un’organizzazione statale scevra dalle dinamiche del capitalismo, ponendo al centro della sue politiche l’uomo non come forza produttiva da sfruttare, ma come detentore di diritti e di necessità. I dissidenti cubani nostalgici del regime, i figli di quei vecchi proprietari terrieri, che furono pedine del capitalismo americano e suo strumento attraverso cui si realizzava lo sfruttamento e l’oppressione di un popolo in nome di sempre maggiori e privati profitti, quegli stessi dissidenti che fiancheggiano e difendono terroristi come Luis Posada Carriles, si dicono attonito dalla decisione europea e preoccupati per le conseguenze politiche a cui può essere sottoposta la dissidenza cubana.
Parole diverse ma dallo stesso significato, sono state espresse dall’amministrazione americana. Ma a questo proposito è utile fare qualche considerazione; a Cuba non vengono “perseguitati” indistintamente gli oppositori politici che scelgono una via politica con cui contrastare l’evoluzione della vita economica ed istituzionale della Repubblica cubana (questa opinione è frutto della campagna di disinformazione e di denigrazione condotta dai circuiti mediali occidentali), tanto è vero che sono liberi di tenere riunioni ed esercitare il loro diritto.
Ciò, però, deve avvenire entro certi limiti; limiti che vengono valicati nel momento stesso in cui si fa ricorso alle bombe e a tutti gli atti di terrorismo, dirottamenti o azioni portate ai danni del sistema mediale cubano, o alle sue istituzioni, e che sono finalizzati unicamente alla delegittimazione della sua struttura statale, a minarne la vita politica e sociale attraverso l’assassinio, legittimando in questo modo interventi economico-militari che riportino l’isola agli anni della dittatura di Batista e del controllo politico-economico americano. Sono queste le figure che vengono arrestate, esattamente come accade, o come dovrebbe accadere, in Italia.
Ma Cuba viene anche dipinta in modo falso e grossolano come un’isola dove si è instaurato uno dei più sanguinari regimi dittatoriali. Questa operazione viene condotta facendo leva sulla scarsa conoscenza in campo storico, economico e politico che molte persone hanno di determinati contesti, e sulla considerazione che uno stato, per definirsi democratico, deve avere al suo interno quelle dinamiche che l’occidente definisce e stabilisce essere indice di democrazia. E’ proprio sulla base di questo ragionamento, che si è portati a definire e individuare erroneamente negli Stati Uniti d’America la più grande democrazia mondiale. Niente di più falso. Come si fa definire Cuba un regime? Su quali elementi avviene questo accostamento? Certamente non sulla base di approfondite conoscenze circa la sua vita istituzionale, perché se così fosse ci si renderebbe subito conto, considerando per esempio la legge elettorale attualmente in vigore o tutte le istituzioni popolari, a cominciare dal Parlamento e dalla Corte Costituzionale per arrivare a tutte le organizzazioni di carattere popolare, come la Federazione delle donne Cubane, della contraddizione in cui si cade.
Cuba non è una dittatura, né un totalitarismo, né tanto meno una democrazia, almeno per l’accezione contemporanea che ne diamo.
Cuba è uno Stato Socialista, e sulla base di questo presenta delle caratteristiche proprie relativamente al suo contesto geo-politico, che, però, possono essere rintracciate, almeno negli elementi principi fondamentali, anche nell’ordinamento italiano circa le garanzie fornite dagli interventi statali atti a garantire un giusto esercizio del potere popolare e delle eque condizioni di vita.
La Rivoluzione, quindi, ha vinto un’altra volta; ma sono da registrare le importanti riflessioni di esponenti della politica cubana che hanno dichiarato come questa sia soltanto una piccola breccia, una piccola concessione fatta dall’U.E., poiché questa, di fatto, continua con le sue ingerenze nella vita politica ed istituzionale dell’isola.
Si tratta, quindi, di una vittoria forse “limitata”, ma che va a sommarsi a tutte quelle raggiunte nel campo della medicina e dell’istruzione, nei risultati ottenuti da un modello, quello cubano, che viene esportato nel mondo intero, soprattutto nelle sue parti più disagiate, senza l’utilizzo di bombe ed eserciti, ma partendo dalla cooperazione internazionalista tra i popoli. Occorre pertanto impegnarsi ancora per difendere e continuare ad affermare i valori della Rivoluzione affinché Cuba sia libera di proporre il suo modello di sviluppo senza ripercussioni sia sul piano politico sia su quello economico, abolendo il criminale embargo voluto dagli Stati Uniti del democratico Presidente Kennedy, che da decenni limita ma non ferma la crescita economica di Cuba, e contro cui si è espressa in più votazioni, anche recenti, l’Assemblea delle Nazione Unite (l’ultima di queste votazioni è stata fatta su una risoluzione presentata da Cuba contro il “bloqueo” e ha registrato il voto favorevole di 183 paesi, tra cui l’Italia, e i voti contrari di U.S.A., Israele, Isole Marshall e Palau).
Occorre anche fare in modo, a proposito di illegali detenzioni, che vengano liberati i cinque cubani incarcerati dal 1998 nelle strutture detentive Nord-Americane poiché la loro è un’incarcerazione che viola le garanzie fornite dal diritto internazionale in materia di assistenza legale, o per quello che riguarda le visite dei famigliari.
A questo proposito; qual é l’accusa che viene mossa loro? L’accusa iniziale riguardava vari capi d’imputazione: dalla cospirazione alla cospirazione finalizzata a commettere atti di sabotaggio, determinando quindi condizioni di pericolo per la sicurezza nazionale americana.
La loro colpa in verità è stata quella di indagare sugli atti di terrorismo che colpiscono Cuba, ma che hanno colpito anche altri paesi dell’America Latina, individuando i mandanti e le connivenze che esistono tra le attività terroristiche della mafia di Miami e l’appoggio, non solo logistico, fornitigli dalle autorità americane. Certo, sono convinto che molte cose si possano fare per migliorare ulteriormente la situazione cubana, ma questa operazione dobbiamo lasciarla fare unicamente al popolo cubano, è il popolo che deve essere artefice del proprio processo di emancipazione. Noi possiamo solo appoggiarlo ed aiutarlo in questo suo progetto, ma non possiamo pretendere di essere noi a guidarlo.
lanternerosse