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UniCredit Banca

Publie le giovedì 9 dicembre 2004 par Open-Publishing

La UniCredit Banca vuole licenziare una lavoratrice diando in tutti i modi,in tutte le maniere per costringerla dimettersi. L’accusano di non fare benil proprio lavoro, di avere commesso irregolarità. Abbiamo intervistato la lavoratrice della UniCredit Banca residente nella provincia di Napoli, sposata, mamma di un bambino di 5 anni. Per ovvie ragioni di riservatezza la chiameremo Tilde.

Allora, Tilde, cosa ti è successo?

" la filiale della UniCredit Banca mi ha allontanato dal mese di Maggio 2004 dal mio posto di lavoro. Mi accusano di avere commesso alcune irregolarità ed operazioni. Mi hanno tempestato di lettere di contestazione. Con accuse infamanti, tirando in ballo anche la mia famiglia. Ho disconosciuto fin dal primo momento, con lettere scritte, le irregolarità e le operazioni che mi attribuiscono e mi contestano. Alcune lettere facevano riferimento a "provvedimenti disciplinari". Di fronte, alle mie richieste di chiarimenti, adesso parlano in maniera "moderata" e con un linguaggio addolcito di "procedure disciplinari".

Forse sei stata disattenta...

" Ho sempre svolto il mio lavoro con onestà, ogni operazione da me effettuata è stata avallata dai dirigenti della filiale. Piuttosto, ho subìto vessazioni e condizionamenti di ogni tipo. La UniCredit Banca mi ha fatto svolgere lavoro straordinario pur avendo un rapporto di lavoro con contratto part-time. Successivamente, senza consultarmi, e, senza rispettare le procedure di legge, ha trasformato il contratto part-time in contratto a tempo pieno. Hanno aperto un’inchiesta interna su di me. A tutt’oggi non conosco l’esito di quest’inchiesta".

Che tipo d’inchiesta?

"Mi accusano di irregolarità, di operazioni illegali. Operazioni che si potevano fare solo conoscendo una particolare password. Non solo, durante, il mio allontamento dal lavoro, hanno rovistato la mia scrivania. Forse, è una strategia per licenziarmi, per farmi passare come capro espiatorio..."

Vale a dire...

"Nella mia filiale ci sono dirigenti che sono indagati per fatti e reati gravissimi, e, non sono stati allontanati. Evidentemente, vogliono colpire me, per rifare una verginità alla filiale. Inoltre, la UniCredit Banca non ha applicato l’articolo 36 del contratto nazionale di lavoro che prevede una tutela legale per i dipendenti bancari in caso di presunte irregolarità o di contestazioni da parte di clienti".

Che iniziative hai intrapreso per difendere i tuoi diritti?

" Ho nominato un avvocato lavorista ed un avvocato penalista, sono sostenuta da una grande rete di solidarietà. Devo aggiungere che la UniCredit Banca è responsabile del mio stato di salute. Non ho mai effettuato visite mediche obbligatorie, nè sono stata sottoposta a visite specialistiche per il controllo del mio stato psicofisico così come previsto dal piano di sorveglianza sanitaria, dai fattori di rischio previsti dalla legge 626 e 494. Attualmente sono in cura presso due strutture pubbliche di salute mentale e disadattamento lavorativo. La UniCredit Banca sta facendo di tutto per costringermi a dimettermi. Qualche collega indirettamente sta lavorando in favore dei dirigenti della filiale inviandomi messaggini trasversali. Io non intendo mollare per difendere i miei diritti. Non intendo "sanare" o "condonare" una filiale della UniCredit Banca, che, forse, ha tanti scheletri nell’armadio..."

Da rilevare che la UniCredit Banca era denominata Credito Italiano. Una banca di diritto pubblico. Negli ultimi anni in nome della globalizzazione e del mercato, della privatizzazione, si è fusa con altri istituti bancari. E per competere ha deciso subito di liberarsi della manodopera: incentivi all’esodo, mobbing, licenziamenti, provvedimenti o "procedure" disciplinari.