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Unicredit: La Direzione nazionale vuole commissariare la sede di Napoli. Accuse ai sindacalisti.

Publie le mercoledì 23 febbraio 2005 par Open-Publishing
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(Nino Stella) - Un vero e proprio terremoto nella filiale napoletana di Via Verdi della Unicredit. Capi e capetti non parlano, sono preoccupati. La sede nazionale di Bologna si accinge a fare tabula rasa. Si parla di rimozioni, di commissariamento. Per ridare dignità ai veri lavoratori ed ai veri dirigenti. Anche i Sindacati sotto accusa. In particolare la Fisac Cgil, che si è vantata in questi anni di avere istituito uno “sportello antimobbing” senza attivare interventi in favore di lavoratori e lavoratrici (iscritti alla Fisac Cgil ) che subivano e subiscono vessazioni e strani “allontanamenti” per motivi disciplinari violando le procedure dell’articolo 7 dello statuto dei lavoratori che prevede tra l’altro contestazione, giustificazione del lavoratore e poi provvedimento disciplinare. L’organizzazione sindacale di categoria della Cgil non ha intrapreso in questi anni iniziative di lotta per il rispetto delle norme sulla sicurezza e l’ambiente del lavoro previste dalla legge 626, che, prevede l’istituzione del medico competente, i rappresentanti lavoratori per la sicurezza, visite mediche preventive, tutela dei lavoratori addetti ai videoterminali. Soltanto un piccolo sindacato, la Falcri, ha avuto il coraggio di attivare iniziative evidenziando la nostra inchiesta. Un sindacato sempre accusato di essere di “destra”, si è comportato come dovrebbe comportarsi un’organizzazione di “sinistra”” mentre la “sinistra sindacale” in primis la Cgil si è comportata forse come un sindacato giallo di destra. In alcune filiali, esempio lampante quella del centro direzionale, sembra che una vera e propria consorteria ha tentato di indurre una giovane lavoratrice a dimettersi. Anche con messaggini sms. “Mi accingo a prendere decisioni dolorose” - così scriveva nel messaggio sms alla lavoratrice un “capetto” della filiale Unicredit del Centro Direzionale preannunciando una sorta di testimonianza “negativa” per costringerla a dimettersi. Eppure, i vertici nazionali della Unicredit ottengono premi dal Rotare per “esemplari azioni umanitarie”. “La direzione bolognese della nostra azienda deve rimuovere immediatamente i vertici della sede Unicredit di via Verdi, rimuovere i dirigenti della filiale del centro direzionale - afferma Antonella una lavoratrice Unicredit di Napoli - Bisogna ridare onore, dignità ed immagine alla nostra collega che a quanto pare si stava suicidando”. Una lavoratrice iscritta alla Fisac Cgil che ha trovato un sindacato indifferente. Cosa hanno fatto i rappresentanti sindacali aziendali della Unicredit? Hanno offeso l’immagine e la storia della Cgil, un’organizzazione che negli ultimi anni ha messo al centro della propria strategia il tema dei diritti. Cosa è servito lo sportello antimobbing? Una sorta di “ente bilaterale” per mediare sul mobbing , che, comunque è una lesione sulle persone, ed quindi una sorta di reato penale? Sembra, che, i sindacalisti della Fisac Cgil, non hanno digerito lo “scavalcamento” della lavoratrice che si è rivolta direttamente alla struttura Asl antimobbing di Via Monte di Dio. Né lo ha digerito qualche dirigente della Asl , ultimamente ridimensionato, molto amico della Fisac Cgil, presenzialista ai convegni sul mobbing, che, ha tentato di smantellare senza riuscirci l’ottima struttura pubblica sanitaria che cura i casi di disadattamento lavorativo. Tutto questo per difendere lo stato delle cose presenti alla Unicredit di Napoli. Meno male che nella nostra Città nonostante i giochi trasversali, sindacalisti “filoaziendali”, capetti-mobber, esiste ancora una rete di solidarietà, una sorta di “soccorso rosso” composta da uomini e donne impegnati in diversi settori(avvocati, giornalisti, giudici, sindacalisti, politici) che interviene con coraggio e senza condizionamenti in favore dei lavoratori e delle lavoratrici napoletani. Una vera e propria tutela militante che non ha paura delle lobby e delle consorterie. Degli amici degli amici. I vertici nazionali della Unicredit devono dare un segnale positivo e preciso. Fare pulizia di capetti, capi aziendali e cosiddetti dirigenti di filiali che hanno offeso e intaccata l’immagine di una grande azienda. E, ridare onore e dignità ai lavoratori, a partire dalla giovane lavoratrice della filiale del centro direzionale che è stata sempre un esempio di bravura e professionalità. Una professionalità mortificata dalla mediocrità di alcuni “dirigenti” che hanno forse trasformato quella filiale in nido di vipere.