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Unicredit Napoli: I vertici aziendali e il medico Competente violano i diritti dei lavoratori

Publie le lunedì 7 marzo 2005 par Open-Publishing

di Nino Stella

I vertici nazionali e di Napoli della Unicredit stanno cercando di mettere una “pezza”rasentando il ridicolo, per rimuovere le gravi condizioni di salute e di sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici. Sono state diffuse due circolari. Una datata 12 Maggio 2004 e un’altra datata 1 Luglio 2004. La prima avente come oggetto “sorveglianza sanitaria”. La seconda si riferisce ad un “assetto dell’area prevenzione e protezione e adempimenti in materia di formazione ed informazione dei lavoratori”.

Le due circolari non sono altro che una sorta di sintesi della legge 626. Contemporaneamente, il medico competente della Campania della Unicredit Dr. Francesco Liotti ha effettuato una serie di “ispezioni” in alcune agenzie napoletane. I vertici della Unicredit, insomma, stanno cercando di buttare fumo negli occhi, per neutralizzare le denunce presentate da decine di lavoratori e lavoratrici alla sezione lavoro della Procura della Repubblica. Sulle due circolari, in maniera furbesca, la direzione generale Unicredit indica volutamente la dizione “ultima revisione” per “dimostrare” che le stesse circolari già erano state emanate negli anni precedenti. Una falsità.

I fatti dimostrano che la Unicredit non applica la legge 626 da 11 anni.Non solo. Il cosiddetto “piano di sorveglianza sanitaria” che avrebbe predisposto l’azienda bancaria è stata fatto senza l’apporto dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, che non sono stati ancora eletti. Inoltre, i cosiddetti fattori di rischio non sono stati aggiornati sulla base del Decreto del Ministero del lavoro del 27 Giugno 2004 pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale n.134 del 10 giugno 2004 che ha aggiornato l’elenco delle malattie professionali per le quali è obbligatorio la denuncia all’Inail e all’Ispettorato del lavoro.

Un esempio? Non sono stati inseriti tra i fattori di rischio le malattie psichiche e psicosomatiche dovute a disfunzioni dell’organizzazione del lavoro come lo stress e le sindromi ansiose-depressive. Malattia contratta per esempio dalla lavoratrice “allontanata” dalla filiale del centro direzionale, attualmente in cura presso l’Asl Napoli 1- centro disadattamento lavorativo. I vertici della Unicredit, regolarmente informati dalla lavoratrice tramite una valida documentazione medica, hanno prima banalizzato lo stato di salute - inviando alla lavoratrice una serie di comunicazioni che mettevano in discussione la validità stessa della documentazione medica - poi non adottato, insieme al medico competente(se è vero che era già operante il mese di maggio 2004) non hanno attivato iniziative, né denunciato il caso alle autorità di vigilanza.

Una vera e propria omissione. Omissioni da reato penale. Per non parlare dei tanti casi di lavoratori infartuati, o di lavoratrici addetti ai videoterminali per i quali da anni non sono state effettuate visite obbligatorie preventive o periodiche. Molti lavoratori e lavoratrici addetti ai videoterminali da anni non sanno se sono idonei, idonei con prescrizione, non idonei. E se sono idonei con prescrizione, dovevano addirittura essere sottoposti a visite mediche di controllo con periodicità annuali(e non biennali come dice la circolare!!).

E come sono state valutate in questi anni le idoneità fisica dei lavoratori allo svolgimento delle mansioni. La lavoratrice “allontanata “dalla filiale del centro direzionale ha addirittura svolto lavoro straordinario, è stata sovraccaricata di lavoro pur avendo con la banca un contratto part-time(che furbescamente i vertici della banca hanno trasformato a full time senza atti formali). Poniamo altre domande. Quando è stato vidimato dalle Asl il registro infortuni? Da quando sono state istituite le cartelle sanitarie e da quando sono state aggiornate?

Domande che i manager cowboy di Bologna non hanno dato ancora una risposta, si sono, invece preoccupati, senza riuscirci, di intimidire sindacalisti, avvocati e lavoratori ribelli per attuare il piano “industriale”2003/2005 che prevede migliaia di esuberi e licenziamenti(con le buone e con le cattive). I vertici della Unicredit vogliono realizzare “l’azienda totale”, un azienda dominata dalla flessibilità selvaggia, dalla precarizzazione e dall’insicurezza.