Home > Unipol, l’intasata linea rossa
11 giugno 2007
Al Palazzo di Giustizia di Milano il Gip Clementina Forleo mette a disposizione dei legali degli indagati le trascrizioni delle intercettazioni di Consorte, Ricucci e Fiorani. I testi delle conversazioni filtrano alla stampa: all’altro capo del telefono rispondono D’Alema, Fassino, La Torre e tre parlamentari di Forza Italia

La tensione corre sul filo, come nei peggiori thriller. A discapito delle edulcorate sceneggiature hollywoodiane, però, a rispondere all’altro capo del telefono di questo particolarissimo b-movie tutto italiano non sarebbero né il serial killer né gli operatori del 911, bensì il segretario dei Ds Piero Fassino, il senatore Nicola Latorre, o meglio ancora il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Visti i protagonisti, il film si preannuncia un successone: vediamo cosa è successo.
INTERCETTAZIONI - Sono 73 le telefonate depositate dal Gip Clementina Forleo e scelte tra le tante sentite dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sulla scalate ad Antonveneta, Bnl ed Rcs. Proprietari della cornetta intercettata Giovanni Consorte, ex patron di Unipol, Gianpiero Fiorani, ex amministratore delegato di Bpi, Cristina Rosati, la moglie (non indagata) dell’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio e l’immobiliarista zagarolese Stefano Ricucci. Tra le chiacchiere telefoniche di furboni e furbetti si erano preannunciati già nei giorni scorsi sei nomi eccellenti: oltre ai già citati Fassino, Latorre e D’Alema si aggiungono Romano Comincioli, ex compagno di liceo di Berlusconi e suo braccio sinistro in Publitalia, oggi senatore di Forza Italia, Luigi Grillo, anch’egli forzista e senatore, e Salvatore Cicu, avvocato e deputato alla Camera sempre nelle fila del partito del Cavaliere. Nella stanza 9 al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, pattugliati a vista da 3 carabinieri e blindati contro occhiate indiscrete, i legali degli 84 indagati hanno potuto visionare questa mattina le "carte" messe a disposizione dal Gip. Niente cellulari, macchine fotografiche, registratori, scanner, solo penna e taccuini: in tempi di scandali questo ed altro per proteggere il segreto istruttorio. Ma tra gli avvocati presenti, è probabile ed altrettanto prevedibile che alcuni abbiano avuto l’accortezza di trascrivere tutto o quasi tutto per poi far filtrare subito alla stampa interi pezzi delle trascrizioni. Già nelle prime ore della mattinata, infatti, i testi delle conversazioni sono finiti sulle agenzie e sulle pagine dei più importanti quotidiani online.

"FACCI SOGNARE" - Il testo più "piccante" sembra essere quello della chiacchierata tra D’Alema e Consorte. E’ il 7 luglio del 2005, e il presidente dei Ds interviene in una telefonata tra Nicola Latorre ed il presidente di Unipol. Consorte spiega a D’Alema che riusciranno ad avere circa il 70% di Bnl, e a quel punto D’Alema replica: "facci sognare". Il lider maximo in atteggiamento da tifoso? Consorte gli risponde: "C’è da fare uno sforzo mostruoso ma vale la pena a un anno dalle elezioni". Poi, una settimana più tardi, il 14 luglio del 2005, D’Alema avverte l’ex numero uno delle assicurazioni rosse della necessità di vedersi di persona: "Attento alle comunicazioni", dice, invitando il suo interlocutore a mettersi d’accordo con Latorre per un appuntamento. E nella chiamata successiva, è Latorre che parla con Consorte: decidono di vedersi a cena la domenica seguente a casa del senatore diessino.
"SONO ABBOTTONATISSIMO" - Secondo le testimonianze dei legali degli indagati, il 5 luglio Fassino ha sentito Consorte per un consiglio per un meeting delicato. Luigi Abete, numero uno di BNL ha infatti chiamato il segretario dei Ds per chiedergli di incontrarlo: "mi ha chiamato Abete chiedendomi di vederci, viene tra un po’". Poi: "su quel fronte li che succede? [...] voglio solo avere elementi utili per il colloquio. Sto abbottonatissimo". Così Consorte gli spiega di un accordo raggiunto con gli spagnoli, che prevede, per Unipol, il controllo di BNL Vita. Il 17 luglio Consorte informa Fassino di avere in mano il 51,8% della Banca Nazionale del Lavoro: nell’operazione, spiega, ha coinvolto quattro banche cooperative che rispondono a Pierluigi Stefanini. Del 18 luglio, infine, sarebbe la famigerata sentenza "e allora siamo padroni di una banca", balzata agli onori della cronaca dopo la pubblicazione delle intercettazioni trapelate all’epoca ai cronisti del Giornale di Belpietro.
IL COMPAGNO RICUCCI - "Ormai, stamattina a Consorte gliel’ho detto, datemi una tessera perché io non ce la faccio più". E’ Stefano Ricucci a scherzare al telefono con il senatore La Torre. La Torre lo chiama ed esordisce: "Stefano". E il "furbetto" risponde stando al gioco: "Eccolo il compagno Ricucci all’appello". Latorre: "Ormai sei diventato un pericoloso sovversivo. Rosso oltretutto". E Ricucci replica: "C’è anche il bollino stamattina!", continuando: "ho preso da Unipol io tutto, tutto a posto, abbiamo fatto tutte le operazioni con Unipol".
MUTUO SOCCORSO? - Spezzoni di frasi, pezzi di chiacchiere telefoniche in cui si parla anche di temi personali ( ad esempio del matrimonio dell’immobiliarista romano con Anna Falchi). Di scarsa rilevanza o meno, le indiscrezioni che sono trapelate sulle conversazioni del "filo rosso" rischiano di sollevare un polverone politico contro la maggioranza, l’ennesimo affaire, a pochi giorni di distanza dalla difficile sepoltura del caso Visco. Ma forse, questa volta, lo scandalo politico non ci sarà. Le prime reazioni del centrodestra lasciano infatti un sapore di cautela, forse tutela. A Montecitorio serpeggia il bipartisan, i banchi del Parlamento, solitamente in questi casi (ed in questi tempi) teatro di fervore scandalistico, sembrano trasformati in banchi del mutuo soccorso. Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, dichiara di non approvare l’uso in atto delle intercettazioni telefoniche: "è del tutto inaccettabile e incivile", afferma il deputato, che continua "Esso è altrettanto inaccettabile ed incivile delle violazioni sistematiche del segreto istruttorio che negli anni passati furono fatte da alcune procure e cavalcate dagli stessi ambienti editoriali e finanziari di oggi, insieme con il gurppo dirigente dei Ds contro la Dc ed il Psi, e successivamente contro Berlusconi". Ma comunque : "Una volta chiarite queste cose, noi non faremo di tali intercettazioni l’uso violento e politico che di quelle violazioni del segreto istruttorio allora fu fatto. Riteniamo anzi che si stia aprendo una partita assai pericolosa, inquietante e dagli sbocchi imprevedibili". Alle parole di Cicchitto si accoda Margherita Boniver, parlamentare dello stesso partito: "In un clima sempre più orwelliano, tra norme contraddittorie, conflitti di competenze, totale disprezzo per i più elementari diritti civili, la telenovela delle intercettazioni telefoniche va in onda per l’ennesima volta per massacrare gli inconsapevoli intercettati. Non c’è fine allo sfascio che tutto questo provoca e che getta ulteriore discredito su una classe politica che ha già rinunciato alle proprie prerogative istituzionali, togliendo di mezzo quella fragile diga che era l’immunità parlamentare". E Ignazio La Russa, AN, spiega su tutti: "Il dissesto del governo Prodi è così evidente che non è necessario mettere altro fango nel ventilatore".
Della serie: chi ha peccato, scagli la prima cornetta.
http://www.aprileonline.info/3511/unipol-lintasata-linea-rossa