Home > Unire le sinistre: rivoluzionare il pensiero
La condizione modifica l’essere scriveva Marx. Il problema è come faremo a modificare quell’entità collettiva che oggi si identifica con il pensiero di sinistra e renderla compatta nella sua progettualità. Indirizzare il destino delle sinistre, con la finalità di restituire un corpo armonico, consolidato negli intenti, attraverso comuni denominatori che possano esserne i catalizzatori, sembra un’impresa ardua ma non impossibile.
Il concetto di sinistra contiene un insieme di valori, visioni, aspirazioni e aspettative rafforzate da una base ideologica movimentata dal succedersi dei continui accadimenti che la alimentano, nel bene e nel male.
Se il nostro mondo collassato è divenuto economicamente, socialmente ed ecologicamente insostenibile è già il leit-motiv per considerare una possibilità di perseguire obiettivi accomunati da una politica unitaria innovativa, riformista, diversa di quella che fin’ora abbiamo adottato. Obiettivi che prima di divenire frutto di un nuovo soggetto politico debbono aprioristicamente considerare il giusto equilibro tra noi esseri umani e il tutto.
Un paradigma olistico, in cui vige perennemente la necessità di appropriarci di nuovi concetti per modificare quella visione che guiderà i nostri passi verso un futuro migliore, con l’intento di trasformare la nostra consapevolezza ad una dimensione sempre meno individualista.
Gli eventi che in questi anni hanno segnato drammaticamente le nostre esistenze debbono inevitabilmente diventare la spinta a questo processo ormai irrinunciabile e imprescindibile. Le disparità sempre più marcate frutto dell’insostenibili economie, il tracollo ambientale a cui assistiamo, il dissenso marcato di cittadini e gruppi movimentalisti, indicano chiaramente l’urgenza di perseguire una reale opposizione.
Le predizioni pasoliniane tanto diffuse quanto ignorate sono state il frutto di un pensiero avanguardistico per l’epoca in cui furono espresse.
Il capitalismo sfrenato ha dettato i suoi insegnamenti, rendendo noi tutti vittime di un’omologazione strisciante che ci ha imbrigliato in un processo involutivo, intaccando negativamente il rapporto di coestistenza naturale tra la società e il mondo, tra il progresso e lo sviluppo. Un impeto di pensieri contingenti che non hanno escluso nessuno, stravolgendo inconsciamente anche chi credeva di esserne indenne, in assenza di un’incisiva opposizione contrastante.
Oggi la necessità reale di unire un nuovo modo di concepire e di trasformare positivamente la storia alla quale apparteniamo, è diventata una priorità ineludibile.
Ma senza rinnovare la nostra coscienza e la nostra cultura non c’è nessuna possibilità di generare un pensiero unico e vincolante che sia il cardine di quel contenitore umano chiamato sinistra.
Punti di partenza, come la pace contro ogni guerra, l’ambiente, lo sviluppo sociale equilibrato e a disposizione dell’intera collettività, l’integrazione e la partecipazione di ogni singolo al quale dev’essere garantito il diritto ad una sopravvivenza dignitosa, l’annullamento delle disparità economiche, il superamento del modello capitalistico, debbono essere punti imprescindibili. Assumere le responsabilità, frutto dei nostri passati errori, diviene un percorso di estrema saggezza per intraprendere una via in cui coerenza e coscienza diventino la forza rinnovatrice.
Una politica di sinistra, seppur diversificata all’interno delle tante soggettività deve trovare il coraggio di uscire allo scoperto diffondendo senza alcun interesse celato, il cambiamento verso le reali necessità. Costi quel che costi.
La resa utilitaristica e pragmatica di uno strumento politico di efficace rappresentanza collettiva sarebbe già una grande rivoluzione.