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Università. Il dissenso nasce dall’autoritarismo
Publie le lunedì 27 ottobre 2008 par Open-PublishingUniversità. Il dissenso nasce dall’autoritarismo
di Alessandro Ambrosin
ROMA - Dopo il successo del corteo di ieri che ha visto la partecipazione di oltre 2mila studenti al Senato, l’occupazione all’Ateneo della Sapienza continua ad oltranza. Domani, domenica 26 gli studenti hanno organizzato un’iniziativa singolare a dimostrazione della loro responsabilità sul futuro della scuola, infatti si renderanno disponibili gratuitamente a tutti coloro che necessitano di ripetizioni. “Un modo per dire che noi ci siamo e quanto ci teniamo all’istruzione” ha commentato Roberta, laureanda in psicologia. Sempre domani invece i docenti di Fisica hanno organizzato un incontro con le scuole elementari per approfondire gli effetti della Riforma Gemini. Tuttavia, nonostante i buoni propositi il malessere è generalizzato di fronte ad un Governo sordo nei confronti del futuro del sistema pubblico scolastico.
“A volte sono costretto a darmi un pizzicotto sulla guancia perché quello che stiamo attraversando non è un sogno, ma purtroppo è una drammatica realtà alla quale non avrei mai creduto di assistere.” A parlare è Giulio, uno studente universitario di Lettere all’ultimo anno di specializzazione che non riesce a trattenere le parole di fronte alle prevedibili sorti imposte al mondo scolastico. “Sì perché di questo si tratta: imposizione. Se il nostro stato legittima i politici attraverso elezioni democratiche, oggi ne subiamo il lato più aberrante.
Siamo di fronte a un Governo il quale non ispira più nessuna credibilità, che continua a inneggiare ad un liberismo amplificato che sta completamente scardinando regole e diritti. A volte penso di trasferirmi a studiare in un altro paese, uno qualsiasi che garantisca veramente il diritto allo studio, che riconosca una dignità agli studenti, ai lavoratori, ai ricercatori precari, invece di pianificare la demolizione della struttura scolastica che è alla base dello sviluppo sociale ed economico di un paese. Invece mi ritrovo qui, in uno stato, dove la parola partecipazione e ascolto non esistono più, e dove le contraddizioni e l’autoritarismo sono diventate la prassi abituale da parte di chi ci dovrebbe governare con coscienza.”
“Noi la crisi non la paghiamo” è lo slogan scandito in questi giorni in tutti gli atenei e le scuole della penisola. Ma il Governo non demorde.
Nemmeno l’incontro tra il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e una delegazione dell’Unione Studenti di ieri è riuscito a gettare delle basi per intraprendere un confronto serio e partecipato. Nessuna apertura in vista, anzi, la spaccatura sembra ormai insanabile.
“Stiamo tentando di far sentire la nostra voce affinché la famigerata Legge 133 sia ritirata, ma questo Governo è completamente sordo al dialogo”, dice Mario studente di Fisica. “Mi chiedo se saranno sufficienti i cortei, le occupazioni che stanno imperversando in tutte le scuole italiane. Siamo al paradosso, ma noi andremo avanti lo stesso.
Il fatto di ignorare totalmente le espressioni della contrarietà popolare in materia di scuola, dimostra la debolezza in cui versa l’attuale Governo, con un premier che fa di tutta un’erba un fascio accusandoci di essere facinorosi e trattandoci come carne da macello. Basta ascoltare le parole lanciate poche ore fa dal suo viaggio in Cina dalle quali emerge con chiarezza il suo unico interesse, quello di imporre i suoi dettami politici di parte, a prescindere da tutto e da tutti. Siamo in balia di una democrazia camuffata da dittatura. E siamo stufi di pagarne le conseguenze.”