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Uruguay 2006: Paese del cambio?

Publie le mercoledì 25 ottobre 2006 par Open-Publishing

por Fernando de la Cruz Prego e Antonio Graziano

Il 31 ottobre del 2004 in Uruguay si è vissuto un momento storico. Per la prima volta il Frente Amplio (FA), la coalizione di centro sinistra, ha vinto le elezioni, permettendo a Tabaré Vázquez, medico dedicato alla politica, essere eletto presidente. Vázquez rappresenta l’ennesima manifestzione che in America Latina qualcosa sta cambiando. L’ennesima speranza così come Lula in Brasile, Chávez in Venezuela e Kirchner in Argentina, ai quali si aagiungono negli ultimi mesi Bachelet in Chile e Morales in Bolivia, tanto differenti fra loro in quanto simboli di una stessa inquietudine continentale.

Paese nato per risolvere le tensioni fra Brasile e Argentina al principio del XIX secolo, l’Uruguay ha rappresentato il fallimento dei sogni di José Artigas, che desiderava una confederazione di province unite del Rio de la Plata molto diverse dalla odierna concezione dello stato-nazione. Mentre la popolazione originaria veniva sterminata, si registrarono negli ultimi due secoli diverse ondate di immigrati europei, in particolare italiani e spagnoli. Paese dove la cultura e la tristezza del tango si mescolano con l’allegria del Carnevale e il Mate, bevanda di origine Guaranì, con i tamburi del Candombe di tradizione africana e con i sincretismi religiosi. Dalla contemplazione della immense praterie dell’entroterra alla vita di Montevideo, città capitale nella quale si cercano strategie per garantire l’inserimento del paese nello scenario politico-economico del Mercosur, della regione e del resto del Mondo. La descrizione di cinque temi prioritari dell’agenda del paese rappresenta un punto di partenza fondamentale per comprendere la sua realtà.

Diritti umani. Il colpo di stato del ’73 e la successiva dittatura militare rispondevano alla strategia del Plán Condor, finanziato dagli Stati Uniti con l’obiettivo di promuovere regimi autoritari nei diversi paesi del Cono Sud secondo la logica della Dottrina di Sicurezza Nazionale. Conclusa formalmente la dittatura, alle prime elezioni democratiche dell’85 seguì la Ley de Caducidad che garantiva l’immunità ai mandanti e agli esecutori materiali della repressione. Parallelamente, grazie alla mobilitazione della società civile, capeggiata dai familiari dei Desaparecidos, è iniziato un processo per il recupero della Memoria, della Verità e della Giustizia. Negli ultimi anni l’arrivo del Frente Ampio al governo ha permesso una re-interpretazione della Ley de Caducidad, l’analisi di documenti che confermano torture ed uccisioni arbitrarie, l’inizio di scavi alla ricerca dei resti e l’estradizione di militari uruguayani accusati di aver agito in altri paesi nell’orbita del Plàn Condor. Un passo avanti verso la costruzione di una memoria collettiva, indispensabile per il recupero della democrazia ed il rispetto dei diritti umani.

Inserimento internazionale. Il drammatico impoverimento economico che ha subito un ultimo grave colpo con la crisi del 2002 del paese, ha imposto una notevole urgenza al paese relativa all’inserimento economico internazionale. La strategia ideata dal Frente Amplio prospettava, in origine, un equilibrio fra il Mercosur ed il contesto economico mondiale, con la meta di un Uruguay Produttivo, definizione simbolica intorno al quale gravita il progetto di sviluppo del paese. Ma un rallentamento del processo di integrazione e l’aggravarsi delle asimmetrie mettono in discussione quelli che sono i benefici derivanti dal Mercosur (i cui membri a titolo pieno sono Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela, quest’ultimo entrato di recente). Da una parte la firma del Trattato per gli Investimenti con gli Stati Uniti e l’inizio delle negoziazioni per la realizzazione di un Accordo Quadro per il Commercio e gli Investimenti (TIFA, dalla sua sigla in inglese) precursore di un possibile Trattato di Libero Commercio (TLC) hanno generato notevoli tensioni all’interno del blocco regionale. Il Brasile, in particolare, nei mesi passati ha prospettato l’uscita di scena dell’Uruguay dal Mercosur in caso di una firma del TLC senza accettazione previa da parte degli altri paesi membri. Dall’altra parte le condizioni imposte dall’FMI per il pagamento del debito estero generano una forte rigidità fiscale, causando proteste da parte di differenti settori sociali. Le esigenze derivanti dalla crescente esposizione alla competitività dei mercati internazionali evidenziano le difficoltà di un percorso verso l’Uruguay Produttivo.

Il Piano di Emergenza Sociale. Durante la crisi del 2002 in Uruguay un terzo dei depositi bancari lasciarono il paese mentre i piccoli risparmiatori videro congelati i propri conti e l’inflazione cresceva in modo incontrollabile. In un paese conosciuto ai principi del XX secolo come la Svizzera dell’America Latina, le riforme strutturali dell’economia, la chiusura delle industrie ed altre misure neoliberiste attuate nell’ultimo mezzo secolo insieme alla recente crisi, hanno generato quasi un milione di poveri e 110.000 indigenti (rispettivamente il 32% e il 4% della popolazione). Per far fronte a questa situazione, a partire dalla sua entrata in carica agli inizi del 2005, il governo progressista ha messo in atto il Piano Nazionale di Emergenza Sociale (PANES). Il PANES è costituito da una serie di azioni che si stanno realizzando nell’arco di due anni, e che vanno dalla creazione di un salario familiare minimo di sussistenza (sempre per un periodo di due anni) all’implementazione di programmi educativi e di formazione professionale a favore della popolazione indigente. Sebbene gli obiettivi sembrino andare oltre le solite misure assistenziali, il piano è analizzato in maniera critica da alcuni settori del mondo accademico ed intellettuale in quanto non presenta una prospettiva a lungo termine e sembra piuttosto utilizzato per mettere a tacere la popolazione assistita, mantenendo inalterate le cause fondamentali che generano emarginazione sociale.

L’acqua appartiene al popolo. L’Uruguay è un paese pieno d’acqua in una regione piena d’acqua. Il Bacino del Rio de Plata, il secondo del continente per portata ed uno dei più estesi del Mondo, interessa buona parte del territorio uruguaiano. Il sistema acquifero sotterraneo Guaraní, la maggiore riserva d’acqua sotterranea potenzialmente disponibile per uso umano, con un volume di 1.200.000 km3 di acqua, corrisponde ugualmente ad un’area considerevole del paese. Senza contare altri bacini idrografici, acquiferi minori e lagune. Considerando l’importanza strategica della risorsa acqua non è difficile comprendere come le multinazionali abbiano ottenuto la gestione del servizio di acqua potabile e di fognature di alcune aree del paese. La privatizzazione, che ha interessato l’impresa basca Agua de Bilbao e la francese Suez, è stata ampiamente criticata a causa della scarsa qualità dell’acqua e dell’innalzamento delle tariffe verificatosi in alcune aree del paese. In quest’ambito è nata la Commissione Nazionale per la Difesa dell’Acqua e della Vita (CNDAV) che, nel corso della sua lotta, ha permesso l’attuazione di una riforma costituzionale, approvata il 31 ottobre del 2004 (lo stesso giorno della vittoria del Frente Amplio) mediante un plebiscito pubblico. Grazie alla riforma, la Costituzione dell’Uruguay oggi afferma che “l’acqua destinata al consumo umano può essere gestita esclusivamente da organismi statali”. Suez e Agua de Bilbao sono state costrette a lasciare l’Uruguay agli inizi del 2006 mentre imprese private nazionali continuano a gestire questo bene comune.

Uruguay Produttivo e Modello Forestale. Nel 1986 l’Uruguay creò una propria legge forestale, seguendo i suggerimenti degli organi internazionali e nel 2004 il parlamento approvò il Trattato di Promozione e Protezione degli Investimenti (TPPI) con la Finlandia. Attualmente il 10% del territorio coltivabile del paese si presenta piantato ad eucalipti ed altre specie utilizzate per l’estrazione della cellulosa, prodotto intermedio nel processo di produzione della carta ed una impresa europea, la finlandese Botnia, sta costruendo industrie per la produzione di polpa di cellulosa sulla costa orientali del Rìo Uruguay. Un’altra impresa, la spagnola Ence, ha ritirato il suo progetto di costruzione nella stessa area per spostare l’investimento in una zona probabilmente meno conflittuale all’interno del paese. Fin dall’inizio, la presenza di Botnia ed Ence ha generato conflitti con la vicina Argentina la quale proclama il rilevante rischio di contaminazione del fiume che delimita la frontiera fra i due paesi, nascondendo forti interessi economici di carattere nazionale nell’ostacolare la realizzazione del progetto nel territorio del paese vicino. Dall’altra parte il modello dell’Uruguay Produttivo risponde, di fatto, alle esigenze dei mercati internazionali e apporta i suoi benefici ad una ristretta elite nazionale. Una lettera collettiva, presentata nel 2005 a Tabaré Vasquez da Eduardo Galeano e del premio Nobel per la Pace, l’argentino Adolfo Pérez Esquivel, affermava che il modello del monopolio forestale “ha accentuato l’esclusione sociale, la concentrazione e la proprietà della terra da parte di imprese straniere e la degradazione dell’ambiente”.

Nonostante il cammino intrapreso dall’Uruguay si presenti pieno di ostacoli, è imprescindibile impostare un dialogo reale fra la società civile ed il governo per garantire la creazione di un’agenda nazionale mediante un processo partecipativo ed assicurare l’inserimento del paese a livello internazionale. L’Uruguay può essere concepito, attualmente, come un laboratorio dello sviluppo. Un luogo dove si sperimenti una vera giustizia sociale che non sia unicamente basata sulla crescita economica, ma anche su una equa distribuzione della ricchezza e sul rispetto dei diritti umani. Un luogo in cui si dimostri che un vero cambio è possibile e realizzabile.

Uruguay: Scheda sintetica di presentazione del paese

L’Uruguay è si trova sul versante atlantico del Cono Sud, ad est del Rìo della Plata. Confina con l’Argentina, il Brasile e l’Oceano Atlantico. Occupa una superficie di 176.200 km2 (quasi la metà di quella italiana e circa un terzo di quella spagnola) di cui 14.090 km2 è costituita da boschi e l’85% è terreno coltivabile. I 3,4 milioni di abitanti dell’Uruguay crescono ad un ritmo dello 0,7% all’anno. Il 90% della popolazione vive in zone urbane, e quasi la metà vive a Montevideo, la capitale. Si calcola che il 10% della popolazione nazionale risieda all’estero. Nel 1999 l’Uruguay ha sofferto una grande recessione che si è aggravata fino alla crisi del 2002 con una forte riduzione degli indicatori sociali ed economici. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è passato da 20,5 miliardi di dollari americani nel 2000 ai 13,4 del 2004. Nello stesso arco di tempo il Reddito Pro Capite è passato dai 6150 ai 3900 dollari e l’inflazione ha oscillato fra il 4% nel 2000, il 17,9 nel 2003 ed il 7,5 nel 2004 (dati del Banco Mondiale, 2004).

Attualmente l’Uruguay presenta un livello di alfabetismo del 90%. La durata media di vita nel paese è di 75,4 anni ed Reddito Pro Capite (aggiustato in base al potere d’acquisto) è di 8280 dollari. Seguendo questi dati l’Uruguay si colloca al posto numero 46 della classifica internazionale di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite (l’Argentina occupa il posto numero 34 ed il Brasile il 63, l’Italia il 18 e la Spagna il 21 - dati delle Nazioni Unite, 2005). Il valore attuale del debito corrisponde al 108% del PIL (il più alto del Mondo in proporzione al PIL), riceve 22 milioni di dollari di aiuti internazionali e le rimesse degli immigrati apportano al paese 57 milioni di dollari. Si contano 192 connessioni internet ogni mille abitanti e il 2,4% delle esportazioni è rappresentato da prodotti ad alta tecnologia.

Nota: Si ringrazia il Prof. Alfredo Falero, dell’Univeristà della Repubblica (UDELAR) dell’Uuruguay per la revisione critica del testo e Lavinia Lotti per la collaborazione nela traduzione del testo dallo spagnolo.

Bibliografía

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Siti Web

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www.mindesarrollogob.uy

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