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VEDOVA FORTUGNO ACCUSA : DA BERLUSCONI NEANCHE UNA PAROLA

Publie le mercoledì 19 ottobre 2005 par Open-Publishing
2 commenti

Fortugno come Matteotti o come Falcone e Borsellino?

dal nostro inviato DAVIDE CARLUCCI

REGGIO CALABRIA - Non è una polemica, la sua: è una constatazione. "Non sono stata raggiunta da alcun messaggio del presidente del Consiglio". Ciampi, invece, è stato "molto affettuoso, un padre. Ha chiesto che cosa facciano i miei figli, mi ha esortata a essere forte, a reagire". Del resto, Maria Grazia Laganà, la vedova di Francesco Fortugno, il vicepresidente del consiglio regionale calabrese ucciso domenica nel seggio delle primarie, è donna energica e battagliera, manager della campagna elettorale del marito e dirigente dell’ospedale dove con lui ha lavorato per anni.

Si fa coraggio, fuma. La sua tempra la ritrova in una pausa dalla maratona del dolore che da due giorni, a casa prima e poi nell’interminabile rito della camera ardente in consiglio regionale, le ha fatto stringere centinaia di mani, abbracciare parenti e uomini delle istituzioni, medici, guardie giurate, impiegati. Dietro di lei c’è suo figlio, un ragazzone di ventitré anni, studente di Medicina a Roma: gli fanno leggere il comunicato dei sindacati che proclamano cinque minuti di sciopero nazionale in memoria del padre e lui scoppia a piangere. "Siediti, Giuseppe", gli ordina lei.

Signora Fortugno, si aspettava questa fine per suo marito?
"No. Mai un segnale, di nessun genere. Me l’avrebbe detto. Mi avrebbe raccomandato di controllare i ragazzi, di non farli uscire la sera. Invece, niente".

Il ministro Pisanu ha detto che in Calabria lo Stato sta facendo la sua parte.
"Se Pisanu dice così, sono le dichiarazioni del ministro Pisanu. Dell’esponente, cioè, di un governo di centrodestra che ritiene che in Italia vada tutto bene".

Ciampi cosa le ha detto?
"Mi ha fatto coraggio. Mi ha detto che se ho necessità, se vedo che qualcosa non va o che le indagini non procedono come dovrebbero, posso chiamarlo. Gli ho risposto che lo farò. Mi ha detto anche che se il presidente della Repubblica ha deciso di venire qui è perché s’è informato sul suo conto, anche attraverso molti amici calabresi. Se Ciampi era qui vuol dire che Franco meritava la sua presenza".

Le indagini, però, sono all’inizio, si fanno per lo più congetture. Cosa pensa dell’ipotesi di un omicidio maturato nell’ambito della sanità?
"Lui era fuori dall’ospedale da almeno sei anni. Si occupava di sanità, sì, ma facendo battaglie politiche dall’opposizione. E mai da solo: le interrogazioni che presentava le firmavano tanti altri".

S’è parlato anche di appalti che facevano gola ai clan, ad esempio, quello per la ristrutturazione dell’ospedale di Locri.
"Non ne ho mai sentito parlare. Lo apprendo da voi. Mio marito non ha mai avuto ruoli amministrativi, non ha mai gestito nulla. No, io non riesco a dare alcun tipo di lettura se non quella legata al suo ruolo istituzionale. E’ un omicidio politico, assolutamente. Se volevano ucciderlo in maniera privata avevano mille opportunità. Noi viaggiavamo senza problemi tutte le sere. Invece hanno scelto di farlo con quelle modalità, durante le primarie".

Si è detto anche che aveva preso molti voti e aveva una cambiale, non mantenuta, da pagare con i clan. Questo spiegherebbe anche le intimidazioni agli uomini della giunta Loiero.
"Basta leggere i voti dei paesi ad alta densità mafiosa per capire che non è così. Basta analizzarli per vedere a chi sono andati. Si controlli anche a Locri: lì mio marito ha preso solo 490 voti. Altri consiglieri molti di più, senza essere del paese e senza avere alle spalle un partito organizzato. Franco non faceva promesse elettorali, non ne ha mai fatte. Non gestiva nulla e non alimentava aspettative. Stava persino attento a non frequentare ambienti che solo lontanamente potessero apparire equivoci".

Ora cosa si aspetta?
"Temo che tutta questa tensione emotiva si attenui di qui a una settimana. Allora sarà la fine. Vorrei giustizia. Sia per me che per mio marito. Chi indaga deve mettercela tutta, far leva su tutte le professionalità di cui dispongono le forze dell’ordine. E mi auguro che questo sacrificio serva a far cambiare, una volta per tutte, la Calabria. Infine, vorrei che si ricordasse chi era mio marito".

Lo dica lei.
"Un marito esemplare e un ottimo padre. Saranno parole banali ma sono vere".

http://www.repubblica.it/2005/j/sez...

Messaggi

  • Ma c’e’ o ci fa ?

    da repubblica.it di oggi

    Il caso Berlusconi

    Il riferimento indiretto delle parole di La Loggia è all’intervista a Repubblica, in cui la vedova di Fortugno, Maria Grazia Laganà ha dichiarato: "Non sono stata raggiunta da alcun messaggio del presidente del Consiglio". La replica di Berlusconi è stata piuttosto secca: "Come governo ho mandato un messaggio di cordoglio. Fisicamente è andato immediatamente il ministro Pisanu. Il governo che deve fare di più?".

    • Il fatto che Berlusconi dica con fastidio alle vedova di Fortugno che "fisicamente" ha mandato Pisanu ai funerali e che "di piu’ non puo’ fare", prova una volta di piu’ la grettezza di questo individuo. La Calabria aveva bisogno di un gesto forte, non di un gesto di fastidio.
      Il magistrato antimafia Macri’ lo dice chiaramente: "Col Ponte di Messina e’ stato stipulato un patto tra ndrangheta calabrese e mafia siciliana che e’ stato sancito dalla collusione con le forze politiche." In tempi passati abbiamo visto un ministro Castelli attaccare addirittura i magistrati antimafia calabrese perche’ avevano messo allo scoperto le responsabilita’ di membri del parlamento amici della n’drangheta.
      Macri’ definisce la ndrangheta " una rete di organizzazioni multiterritoriali con un duplice aspetto: mercantile e territoriale", essa controlla il mercato della droga, ed e’ di fatto un ente di governo con funzioni delegate statali o parastatali, anzi spesso supporta totalmente un governo vacante o colluso.
      Il potere economico della ’Ndrangheta oscilla attorno al 9-10% dell’intero Pil con un aumento di intrusione nel settore politico. E di fronte a queste accuse Berlusconi che fa? Diserta?
      Antonio Laudati della Direzione nazionale antimafia parla di crescente sviluppo della "criminalità transnazionale" che ha accompagnato la globalizzazione dei processi economici. Le mafie transnazionali, hanno quintuplicato i propri guadagni nel giro dell’ultimo decennio e "stanno comprando i mass media, condizionano le scelte dei Governi e mettendo a rischio la democrazia".
      Del resto sono noti i legami tra P2 e criminalita’ organizzata (vedi anche i frequenti viaggi di Gelli in Sicilia e i suoi incontri con i boss mafiosi).
      La criminalita’ organizzata prende vari nomi: Cosa nostra in Sicilia, Camorra in Campania, ’Ndrangheta in Calabria, Sacra Corona Unita in Puglia... E’ una vera divisione del territorio tra cosche, uno stato nello stato.
      La N’drangheta calabrese, che in realta’ ha potere ben oltre la Calabria e si sta infiltrando anche in Lombardia, e’ una delle piu’ forti e pericolose organizzazioni criminali del mondo: ha 6.000 ’addetti’ divisi in 155 cosche.
      Il termine greco andragathía vuol dire coraggio, dunque uomini di coraggio. Nasce 150 anni fa con nuclei di picciotti. Gia’ nel 1888 e’ chiamata "setta che nulla teme". Negli anni ’60 fa il suo balzo grazie all’estorsione e allo sfruttamento degli appalti dello stato (quello che intende fare oggi col Ponte di Messina, che e’ stato precisamente richiesto dalle cosche, non dalla popolazione e con cui Berlusconi paga il suo debito). Del resto le travagliate vicende degli appalti della Reggio-Calabria-Salerno sono davanti ai nostri occhi. Si accompagnano a questo: sequestri di persona, traffico di droga e di armi.
      La n’drangheta e’ un esercito coi suoi generali, le sue truppe e le sue guerre.
      La prima guerra nel 75 costa 300 morti. Come per la mafia in Sicilia, il traffico di droga segna il suo ammodernamernto e che Berlusconi sia stato ostaggio in casa propria, guardato a vista da un mafioso trafficante in droga, dopo un tentato rapimento di un figlio, e che ora faccia tali orrende leggi che favoriscono ogni volta la criminalita’ organizzata mostra quanto il governo sia caduto in basso. Anche questa ultima legge che impedisce di fatto il sequestro dei beni mafiosi ne’ e’ una prova.
      La prima legge del primo governo Berlusconi fu l’eliminazione di quella legge Merloni (mai applicata) che avrebbe dovuto porre controlli sui cantieri edilizi (prima via di riciclaggio del denaro sporco), mentre di fatto e’ stata sancirta una situazione che vede ogni giorno due morti sul cantiere per mancate misure di sicurezza. Tutti questi morti gravano sulla coscienza di Berlusconi, come gravano le migliaia di giovani vittima della droga, e le centinaia di migliaia di esercenti che devono pagare il pizzo o i milioni di famiglie che devono stare senz’acqua o vedono le risorse del territorio scempiate e lo sviluppo tenersi lontano dal sud.
      Alla guida della n’drangheta si sono succeduti boss feroci come i Piromallo, i de Stefano, i Macri’, i Morabito. che vessano la popolazione. Gruppi di massoneria deviata hanno loro permesso di entrare in contatto con membri della destra.
      Il passaggio tra la vecchia N’drangheta e la nuova avviene quando i sequestri fanno accumulare i capitali che verranno usati per il traffico di droga, i cui ricavati saranno usati per inserirsi ancora di più negli appalti statali per ripulire il denaro con attivita’ lecite. E’ di qui l’immissione nelle banche, a partire da quella agenzia bancaria di via Rasini (mafia) da cui provennero probabilmente gli enormi capitali che segnarono l’ascesa immobiliare di Berlusconi. E oggi analoghi sospetti sono sugli enormi capitali facili dei nuovi immobiliaristi alla Ricucci che tentano anche la scalata ai quotidiani.
      Quello che ne esce e’ il quadro di un paese incaprettato, in cui la classe dirigente sembra sempre piu’ collusa coi poteri criminali e anzi, lo si e’ visto col ministio leghista Castelli, si accanisce sui magistrati che tentano di frenarli.
      La seconda guerra di N’drangheta scoppia nell’85, dura sei anni e fa 700 morti. Le varie n’drine si attaccarono per dividere e investire l’enorme patrimonio accumulato e finirono col formare una cupola come quella di Cosa Nostra che viene detta ’santa’ e risiede a Reggio Calabria. La n’drina e’ una famiglia di sangue e ha il monopolio di una zona. Più ’Ndrine nella stessa zona formano un’entità detta "locale". Ogni Locale ha un proprio capo, che ha potere di vita o di morte su tutti, un contabile, sorta di ministro delle finanze, e un crimine, una specie di ministro della guerra.
      Secondo i dati resi noti dalle forze dell’ordine, la ’Ndrangheta nel 2002 avrebbe avuto un giro di affari di 16 miliardi di euro. Nel campo della prostituzione 1.033 milioni di euro, nel traffico di armi 1.808 milioni di euro, nel traffico degli stupefacenti 9.813 milioni di euro e per quanto riguarda i crimini legati alle imprese (appalti truccati, società create al solo scopo di riciclaggio di denaro sporco ecc.) ben 2.066 milioni di euro. Questi guadagni fanno della ’Ndrangheta la mafia più ricca nella nostra penisola.
      Il successo di questa organizzazione può essere spiegato solo con un’abile politica di riciclaggio del denaro sporco (inizialmente fornito dai sequestri di persona) e con un reinvestimento nel campo della droga che ha portato questa mafia a surclassare le altre: Cosa Nostra, Camorra, Sacra Corona Unita e Stidda.
      Contro un tale potere la storia dello stato e’ storia di inefficienza e collusione. Col governo delle destre, il potere della commissione antimafia e’ andato sempre piu’ diminuendo cosi’ come il controllo del territorio, mentre il ministro della difesa si e’ addirittura messo contro i magistrati antimafia. Del resto la legge fatta apposta per liquidare Caselli dice chiaramente quale sia l’intenzione di questo governo.
      I dati della repressione da parte dello stato sono risibili, per es. nei sei anni dal 1991, anno di entrata in vigore della legge antiriciclaggio, al 1997 il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia si Finanza ha ricevuto dalle questure calabresi soltanto 219 segnalazioni di operazioni sospette. Le segnalazioni di banche, uffici postali e società finanziarie calabresi sono passate dal 24,24% del totale nazionale del 92 all’1,19% del 97.
      Perche’ e’ stato ucciso un medico?
      Perche’ la sanita’ e’ un buon campo di affari e lo si e’ visto con de Lorenzo e lo scandalo del sangue infetto, con Sirchia e le grandi farmaceutiche prodighe di mazzette che hanno fatto levitare il costo dei nostri farmaci oltre i livelli europei, con Storace che ha quintuplicato le spese per la sanita’ del Lazio favorendo le cliniche private, con la sanita’ siciliana ormai fuori controllo.
      La sanita’ si intreccia anche a opere edilizie fantasmatiche o lasciate a meta’ dove i miliardi corrono indisturbati, ma anche al business degli appalti, delle forniture ospedaliere, delle attivita’ delle strutture sanitarie convenzionate. Anche per questo sono stati eliminati i piccoli ospedali favorendo le concentrazioni sempre piu’ grandi e piu’ facilmente controllabili. Anche per questo le direzioni dei policlinici sono ormai politiche come per le banche.
      Il medico assassinato, Fortugno, combatteva da tempo proprio contro le ingerenze delle organizzazioni criminali nel settore sanitario. Il suo assassinio davanti agli occhi della gente sottolinea due cose: il disprezzo della N’drangheta per la democrazia, il suo totale controllo del settore sanitario contro qualsiasi ingerenza.
      Difficile che di fronte a questi fatti uno come Storace chieda una reazione, visto che membri di An stanno nell’affare. Aver eletto Storace al ministero della sanita’, dopo quello che aveva combinato nel Lazio e la trombatura da parte degli elettori, non e’ stato un errore tattico ma rientra in quel gioco sottile di ricatti reciproci che il potere politico ha ormai nei riguardi del crimine. E sembra che in queste relazioni di affari la Lega si sia inserta benissimo. Si noti che invece la giunta di Loiero ha fatto della lotta alla N’drangheta nella sanita’ il suo primo punto fermo.
      Ed e’ di fronte a una tale situazione che Berlusconi dice: "Di piu’ non posso fare!"
      Ed e’ di fornte a questi morti ammazzati e a questi delitti che Ruini ci dice: "Votate Berlusconi"!!!???

      viviana