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VERGOGNA dissociarsi da uno sciopero contro il massacro di ferrovieri e pendolari!
Publie le lunedì 17 gennaio 2005 par Open-PublishingDopo il gravissimo incidente del 7 gennaio, i lavoratori delle ferrovie
riuniti in Assemblea hanno deciso per lo “sciopero subito”. Per riuscire a
convocarlo, contro il parere di tutti i sindacati, scavalcando la Legge
146 per il preavviso di sciopero nei servizi pubblici essenziali, sono
ricorsi all’RSL, responsabili sicurezza sul lavoro. E di questo certamente
si tratta dopo la morte di altri 5 lavoratori mandati a rischiare la vita
sulle nostre fatiscenti reti ferroviarie.
Sindacati, che VERGOGNA dissociarsi da uno sciopero contro il massacro di
ferrovieri e pendolari!
Non possiamo d’altronde stupirci che l’inossidabile politica
filoaziendale, che ha così efficacemente contribuito al determinarsi di
una situazione in cui i lavoratori hanno perso qualunque tipo di
protezione che sia di sicurezza, salariale o della propria dignità, abbia
condotto a tale ennesima miseria.
La scelta coraggiosa e dovuta dei ferrovieri in questa occasione dimostra
che per difendersi e reagire occorre sbarazzarsi di chi, fingendo di
tutelare i nostri interessi, soffoca e reprime le lotte anche quando
queste riguardano la vita.
Il processo di dismissione delle ex ferrovie dello Stato è sotto gli occhi
di tutti, dall’esternalizzazione dei servizi alla dequalificazione del
personale, dall’aumento sconsiderato di mansioni richieste agli orari di
lavoro disumanizzanti, dal servizio indecente offerto ai viaggiatori al
lavoro in condizioni al di là dei più elementari limiti di sicurezza. Ma
come in tutti i settori del lavoro, e della vita in genere, all’uomo non è
richiesto altro che diventare sempre più simile alle macchine e competere
con queste per garantirsi uno stipendio da fame e non venire escluso dal
sistema. L’uomo-Vacma deve dare segnali di attività in corso a mo’ di
computer, spingendo un pedalino ogni 55 secondi!
Le spese per le ferrovie non a caso sono state indirizzate sull’Alta
velocità, una scelta di classe per i lavoratori di serie oro, uomini
d’affari e gestori del potere, per i quali diverrà ancora più allettante,
rispetto ai precedenti pendolini e attuali eurostar (leggi treni per le
stelle) che già hanno occupato le linee a scapito di quelle più
economiche, viaggiare in treno, mentre pendolari e viaggiatori in genere
di serie inferiore possono accalcarsi sui pochi mezzi rimasti e sperare di
arrivare a destinazione incrociando le dita. La tecnologia è buona solo
quando serve a proteggere i profitti, ma se deve difendere l’uomo allora è
troppo costosa: per Trenitalia un ripetitore di segnale in vettura è uno
spreco.
Ma tutte le possibili cause individuate per questo disastro, come pure le
critiche alle disfunzioni, devono uscire dal terreno delle lamentele per
diventare subito obiettivi di lotta. I lavoratori e non la dirigenza, che
nulla sa e nulla rischia, sanno cosa serve per far funzionare in sicurezza
i treni, come pure la produzione in tutti i campi e quanto personale
occorra per lavorare.
A loro la parola.
Assemblee aperte, collegamento tra lavoratori, autorganizzazione che
consenta di superare gli sbarramenti posti alle lotte dagli affossatori di
professione, possono contribuire alla discussione sui mezzi da usare per
combattere contro ritmi intollerabili di lavoro, precarizzazione, mancanza
di sicurezza, assenza di protezione rispetto alle sostanze nocive prodotte
o da smantellare (vedi amianto da eliminare fuori dalle procedure
richieste). Perché lo sfruttamento nel lavoro, sempre più al limite
dell’umana sopportazione, le condizioni di insicurezza, riguardano tutti i
lavoratori e gli individui in genere e solo trasformando la protesta
singola in lotta collettiva si può riconquistare la capacità di reagire
contro la disumanizzazione delle nostre esistenze dentro e fuori le mura
del posto di lavoro.
Se i ritmi sono insostenibili, lavorare con saggia lentezza, se la
sicurezza è a rischio, rispettare tutti i parametri previsti con
scrupolosa attenzione, se il personale è insufficiente, rifiutarsi di
lavorare anche per chi è stato estromesso, se la protesta viene sanzionata
con licenziamenti (vedi ferrovieri scaricati dall’azienda dopo la
trasmissione sulle ferrovie di Report), riprendere con gli scioperi di
solidarietà. Sono forme di lotta possibili se, come in questo caso, si
decide di reagire senza deleghe e senza aspettare il permesso degli
approfittatori di ogni genere, politicanti o sindacalisti che siano.
L’Assemblea del martedì per l’autorganizzazione proletaria
Ore 21.30 Via Pizzardi 13/a, Bologna




