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VOGLIAMO FARE DEL BENE A TUTTI?

Publie le mercoledì 3 maggio 2006 par Open-Publishing
5 commenti

La domanda di mons. Bagnasco ieri ai funerali per i caduti di Nassirya è retorica. Chi si trova in quei maledetti scenari di guerra "umanitaria" vuole fare del bene a tutti.
Non solo ma con un monito per tutti,che esclude la contrapposizione e la conflittualità esasperata,aggiunge che inesorabilmente si va costruendo un’umanità migliore, con realistiche e pazienti soluzioni.
Il Signore fecondi il patrimonio religioso e spirituale della nostra amata patria.
Il pontefice benedice innanzitutto quanti sono impegnati nella difesa di quella popolazione così provata.Amen

Allora dove vogliamo metterci noi laici, noi pacifisti, noi con la fede nella libertà, noi senza Patria-Dio-Famiglia,noi volontari della non-violenza, noi contro la guerra, noi contro il potere delle armi, noi contro il liberismo, noi contro, noi?

Noi che non vogliamo fare del male a nessuno, a partire da noi, noi che non vogliamo piangere i morti, noi realistici e pazienti da anni, noi che non siamo benedetti da nessuno, noi che non accettiamo moniti, noi che viviamo nel conflitto, noi sordi agli appelli dei" volontari per la vita", noi deboli senza eserciti, noi senza certezze,noi ne abbiamo solo una: fuori la guerra dalla Storia.
Il cuore dell’Italia è anche quì tra questi noi-tutti. Fuori dall’Iraq. Subito.
Doriana Goracci

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2 maggio 2006 - Roma -Rai-News 24
Attentato a Nassiriya. A Roma i funerali dei militari italiani uccisi. Mons. Bagnasco: "Volevano fare del bene a tutti"


Ciampi davanti alle bare di soldati

Roma, 2 maggio 2006

"Volevano fare del bene. A chi? A tutti, ma innanzi tutto ai più deboli". Questo uno dei passaggi più toccanti dell’omelia dell’ordinario militare mons. Angelo Bagnasco, che ha celebrato questa mattina i funerali dei tre soldati italiani uccisi nell’attentato di giovedì scorso a Nassiriya, in Iraq, nella basilica di Santa Maria degli Angeli. La chiesa è gremita. "Il cuore dell’Italia è qui", ha esordito mons. Bagnasco. Durante la cerimonia stretta di mano tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi, entrambi presenti nella chiesa. Lunghissimo l’applauso che ha accompagnato , alla fine della cerimonia, le tre bare all’uscita della Basilica. Visibilmente commossi i militari che portavano in spalla i feretri, molto di loro non sono riusciti a trattenere le lacrime.

Mons. Bagnasco: vite spezzate con disprezzo
"Il loro sacrificio non sarà vano", ha proseguito mons. Bagnasco, ricordando il capitano Nicola Ciardelli e i marescialli Franco Lattanzio e Carlo Di Trizio. Un sacrificio, aggiunge, che contribuirà, "lentamente, ma inesorabilmente, alla costruzione di un’umanità migliore". Quelle di Ciardelli, Lattanzio e Di Trizio sono "vite spente da un lampo, con totale disprezzo della vita umana", prosegue ancora Bagnasco, e rappresentano "un monito per tutti".

"I nostri caduti sono espressione di quella generosità che bandisce la contrapposizione e la conflittualità esasperata - ha detto mons. Bagnasco elogiando le motivazioni della missione di pace italiana - ispira atteggiamenti costanti di dialogo, suggerisce realistiche e pazienti soluzioni. Il Signore guardi tutti, accolga in cielo i nostri caduti, benedica il nostro popolo, fecondi il patrimonio morale religioso e spirituale della nostra amata patria".

Il telegramma del Papa
All’ inizio della cerimonia, l’ ordinario militare mons. Angelo Bagnasco ha letto il telegramma che Papa Benedetto XVI gli ha inviato tramite il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano:"Appresa con profondo dolore notizia attentato at Nassiriya dove militari italiani hanno perso vita insieme at un commilitone rumeno nel generoso adempimento missione di pace, Sommo Pontefice esprime ferma riprovazione per nuovo atto di violenza che, aggiungendosi at altre efferate azioni perpetrate in Iraq, costituisce ulteriore ostacolo sulla via della concordia et della ripresa di quel tormentato Paese. Sua Santita’ desidera far pervenire espressione sua profonda vicinanza spirituale at familiari delle vittime per cosi’ grave lutto che colpisce Forze Armate italiane et rumene et intere rispettive comunita’ nazionali, et, mentre assicura fervide preghiere di suffragio per giovani vite stroncate, invoca celeste conforto per quanti ne piangono tragica dipartita et invia at tutti speciale benedizione apostolica con particolare pensiero per feriti et quanti, civili et militari, sono impegnati nell’arduo compito at servizio di quella popolazione così provata".

Basilica gremita
Dopo l’omaggio reso alla camera ardente del maggiore dell’Esercito Nicola Ciardelli e dei marescialli dell’Arma dei Carabinieri Carlo De Trizio e Franco Lattanzio, oggi centinaia di persone hanno voluto essere presenti alle esequie, celebrate dall’ ordinario militare monsignor Angelo Bagnasco.

Fuori dalla basilica una compagnia di formazione interforze composta da militari dell’ Esercito (i paracadutisti della Folgore, la brigata cui apparteneva Ciardelli), della Marina, dell’ Aeronautica, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Tra i familiari delle vittime la prima ad entrare è stata Giovanna, la vedova di Nicola Ciardelli, accompagnata dalla mamma dell’ ufficiale ucciso e dagli altri familiari.

Messaggi

  • Basta con il mattatoio iracheno e la guerra
    Per chiedere il ritiro immediato delle truppe dall’Iraq

    Giovedì mattina si riunisce il nuovo parlamento

    Giovedì 4 maggio
    Alle ore 11.30

    SIT IN- PRESIDIO
    sotto Montecitorio

    Casa della Pace, Casa delle Culture, RdB/CUB, Action, centri sociali, Roma Arcobaleno, Comitato per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq..

    Invitano tutti in piazza per dire Via dall’Iraq Subito


  • Sottovoce, e senza accentuazioni, perché ci sono dolori personali e comuni,
    sempre infinitamente da rispettare senza riserve, annotiamo però, per le
    riflessioni future e continue, che non possono interrompersi, sui casi
    politici, al di là delle vicende personali:
     il telegramma del Papa parla di "missione di pace". Chi l’ha scritto e chi
    l’ha riveduto, è ingenuo o socio?
     dal GR1 di stamani, 3 maggio: il vescovo celebrante avrebbe parlato di
    "nobiltà della causa". Di nuovo: ingenuo o socio?
    Enrico Peyretti


    Caro Enrico, proprio ieri sono stata ad un funerale e navigo-navighiamo purtroppo tra dolori e lutti sempre più spesso-sopratutto noi grandicelli, inevitabilmente-a volte improvvisamente.La guerra però, anche quella "umanitaria" annuncia morti non avvisati e sopratutto vivi che non vogliono morire anche "dentro".
    Nessuno ascolta il nostro sottovoce e senza accentuazioni, tutti i media rilevano invece gli slogan senza garbo alcuno, i terroristi in erba, i facinorosi mandati e mandanti...
    Quale paura o timore di rilevare come poi prosegui ed io anche ho fatto,le disgraziate azioni dei vertici del potere ecclesiastico e politico? A mani nude ci andiamo da un pezzo e non smetteremo mai, c’è bisogno sempre anche nel nostro confronto di fare caute premesse?
    Con questo e lo sai, non vado cercando di agitare acque, ma di esercitare il nostro spirito critico ed avere riflessioni, notizie e suggerimenti su come proseguire questo "nostro" cammino comune, in salita, sempre più in salita.Ed allargarlo, come stiamo
    facendo per Lidia Menapace.Senza se e senza ma.
    Doriana


    E, se non l’hanno recentemente modificata, la preghiera del paracadutista,
    letta durante il funerale, recitava fino a poco tempo fa :"Preghiera del paracadutista Eterno, Immenso Dio che creasti gli infiniti spazi e ne misurasti le misteriose profondità, guarda benigno a noi, Paracadutisti d’Italia, che
    nell’ adempimento del dovere balzando dai nostri apparecchi, ci lanciamo
    nelle vastità dei cieli.

    Manda l’ Arcangelo S.Michele a nostro custode; guida e proteggi l’ardimentoso volo. Come nebbia al Sole, davanti a noi siano dissipati i nostri nemici......"

    "COME NEBBIA AL SOLE SIANO DISSIPATI I NOSTRI NEMICI."

    Ingenui, convinti, o soci?

    Norma Bertullacelli


    La parola "leader" non mi piace, ma forse è solo una questione di termini.
    A Cagliari lavoro da una decina d’anni in un gruppo che non si è mai dato alcuna struttura e, in mezzo agli sfasci, alle liti, ai protagonismi che vedo in altri gruppi, il nostro ha sempre funzionato in grande e bella armonia.
    Certo, siamo una decina e non migliaia.
    Certo, partiamo da una sostanziale condivisione di mezzi e di fini.
    E anche nel nostro gruppo, come ovunque, si realizzano "dinamiche di potere".
    Che però definirei "naturali" se vengono, come vengono, dal fatto che alcun* danno un apporto, in termini pratici o teorici, che li pone "naturalmente" in maggiore "evidenza".
    Allo stesso modo, ritengo che Gandhi, e altri, siano stati delle "guide" naturali, e che personalità come Zanotelli, per idee, principi o vissuto, siano "naturalmente" nostre guide, senza bisogno di investiture.
    Però parliamone. Perché potrei sbagliarmi: l’esperienza della Rete Lilliput, che dell’assenza di "leaderismi" ha fatto ragione di vita, potrebbe faticare a emergere proprio per questo motivo.

    Ciao
    Sandro


    Senza o, credo nella maggior parte dei casi tutte e tre le opzioni:
    ingenui-convinti-soci Le appartenenze organizzate sono estremamente insidiose e questo per rispondere anche a Sandro Martis.
    Ciao Norma, per fortuna in silenzio ostinatamente, solo per un’ora da "tanto"!
    Doriana

  • raramente ho ascoltato parole più ipocrite: chi vuol fare del bene si presenta con un blindato e armi addosso? e chi si difende viene chiamato "vigliacco assalto terroristico"? il vangelo dice: le vostre parole siano si si no no: il resto è del diavolo. Sì mi dispiace dei morti sia italiani che
    di qualsiasi esercito e non meno dei morti iraqeni civili partigiani e anche terroristi, no non ho niente a che fare con chi li ha mandati a morire.
    lidia menapace

  • ADESSO VIA DALL´IRAQ E DA TUTTI GLI ALTRI TEATRI DI GUERRA. SUBITO!

    SIT IN GIOVEDI 4 MAGGIO, ORE 11.30 A MONTECITORIO

    PREPARIAMO LA MOBILITAZIONE PER IL 2 GIUGNO

    La guerra contro il popolo iracheno continua e le prospettive di una nuova
    aggressione all´Iran si fanno ogni giorno più forti. Per l´attacco a
    Nassiryia alcuni quotidiani accreditano la pista iraniana e in particolare
    il ruolo dei servizi segreti di Teheran.

    Come era prevedibile aspettarsi, i militari italiani morti sono già
    diventati i nuovi martiri mandati a farsi ammazzare in terra irakena in nome
    della superiorità "democratica" della civiltà occidentale.

    Solo la particolare situazione politica italiana legata al dopo elezioni ci
    ha salvato, in parte, dall´odioso bombardamento di retorica nazionalista e
    dalla stucchevole ipocrisia sui buoni sentimenti che animano i nostri "bravi
    ragazzi"in missione di pace a Baghdad.

    In Italia la stragrande maggioranza dell´opinione pubblica, nonostante la
    propaganda guerrafondaia, continua a volere la fine della partecipazione
    italiana all´occupazione dell´Iraq.

    Ma gli atteggiamenti e le dichiarazioni di Prodi e di alcuni dei più
    autorevoli esponenti del centrosinistra non lasciano ben sperare. I se e i
    ma sono così tanti da mettere in ombra la promessa del ritiro dei militari
    da Nassiryia.

    Cosa significa trovare un accordo con il governo di Baghdad del nuovo
    premier,"uomo forte", al Maliki? E quale alchimia si nasconde dietro la
    locuzione "più intervento umanitario meno presenza militare con la nuova
    missione Antica Babilonia"? Rutelli e Fassino ribadiscono che non sarà un
    disimpegno, ma un cambio delle modalità della presenza militare italiana
    nella "criticità della situazione irachena".

    D´altra parte i balbettii di una sinistra che si definisce radicale ma che
    non punta i piedi sulla questione del ritiro e delle missioni militari
    italiane all´estero, è molto, molto preoccupante.

    Non si può far cadere il governo nè tanto meno mettere a rischio la
    coalizione sulla missione in Afghanistan - dove intanto però la Nato
    raddoppierà, dal prossimo luglio, le proprie truppe portandole dalle 16.000
    attuali a 32.000!

    Viene scelta dunque la stabilità e la fedeltà a Prodi e al suo governo,
    anche quando si tratta di scelte di politica estera e di questioni dirimenti
    come le missioni militari, la guerra, il ruolo dell´Italia nell´alleanza
    militare della Nato e in un sistema di guerra che ha occupato l´Iraq e sta
    pianificando l´attacco all´Iran.

    La parola d´ordine "no alla guerra senza se e senza ma" gridata forte e
    chiara nelle molteplici iniziative del movimento pacifista, sembra già
    lontana, sbiadita e superata.

    LA CAMICIA DI FORZA COMINCIA A STRINGERSI INTORNO AL MOVIMENTO CONTRO LA
    GUERRA E PACIFISTA PIU´ COERENTE E DETERMINATO.

    Il giorno precedente la manifestazione nazionale a Roma del 18 marzo 2006
    insieme ad altre associazioni con cui siamo scesi in piazza abbiamo
    presentato ai segretari dei partiti dell´Unione un documento in cinque punti
    in cui si chiedeva una chiara e netta scelta di discontinuità con le
    politiche del governo Berlusconi, sia nella politica Estera che in quella
    della Difesa: ritiro immediato delle truppe dall´Iraq, nessuna escalation
    militare contro Iran e Siria, revoca dell´accordo militare bilaterale con
    Israele e cambio radicale di approccio sulla questione palestinese, rimessa
    in discussione della rete di servitù e basi militari straniere nel nostro
    paese.

    Il governo Berlusconi è stato in questi anni l´elemento centrale che ha
    impedito di trasformare in vittoria e azione politica concreta la
    mobilitazione vastissima, potente e generosissima - una delle maggiori a
    livello mondiale - del movimento no-war italiano.

    Ora che il governo Berlusconi non c´è più ci si aspetta la fine degli
    estenuanti balletti, dei giochi delle parti che hanno caratterizzato una
    lunghissima campagna elettorale. Sarà d´obbligo non farsi irretire dalla
    presumibile litania del "governo amico" e dallo spauracchio della destra
    berlusconiana alle porte.

    La pace e la guerra, ieri come oggi, sono spartiacque imprescindibili. Per
    la difesa della prima e la lotta contro la seconda continueremo a batterci,
    in ottima e nutrita compagnia.

    A cominciare dal 2 giugno -festa della Repubblica nata dalla Resistenza e
    non celebrazione degli eserciti occupanti- e nel giorno in cui il
    Parlamento italiano dovrà decidere il rifinanziamento delle missioni
    italiane all´estero.

    COMITATO NAZIONALE PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL´IRAQ

    viadalliraqora@libero.it