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Veltroni e la ’sua’ Africa

Publie le mercoledì 26 settembre 2007 par Open-Publishing

(1 settembre 2007)

In tanti ricordano l’impegno di Walter Veltroni: lasciare la
politica per occuparsi dell’Africa. Ora finalmente ha fatto il grande
passo, iniziando dagli stranieri che puliscono i vetri ai semafori di
Roma. Il Sindaco di Roma non ha perso tempo ed ha iniziato ad
inseguire la moda "tolleranza zero". Intollerante con i palazzinari?
Intolerrante con le multinazionali dell’acqua socie di ACEA?
Intollerante con chi vuole la povertà fuori dal Raccordo Anulare? No.
Walter la sua battaglia per la giustizia la vuole combattere dal
basso, insegnando a quella orda di africani che si ostinano a vendere
CD e a pulire i vetri che loro le regole le devono rispettare.

Ordine e pulizia, perbacco! Cerchiamo di immaginare il buon Walter
lavorando per qualche ONG in Africa: il problema della sete? Perché
prendersela con le grandi imprese che fanno business con l’acqua,
spieghiamo ai poveri che devono bere meno. La fame? Dieta per tutti,
e tanti campi di canna da zucchero per fare la benzina che ci fa
respirare meglio (un’aria ecologista non guasta mai).La salute? File
ordinate davanti ai pochissimi ospedali, e se mancano le medicine un
bel sorriso per la TV.

La sua Africa, che oggi si chiama Italia, è questa: unire il rigore
alla solidarietà, promette. Ma il primo provvedimento è quello di
scatenare 80 vigili che sequestrano DVD (illegali, per carità, il
nostro cinema va difeso!), secchi e spugne, detersivi. Alla
solidarietà ci penserà dopo, quando avrà espulso definitivamente la
povertà dal Raccordo Anulare, quando tutti gli zingari saranno chiusi
nel mega campo lontano dagli occhi dei turisti e dei suoi amati VIP
cinematografari, quando il centro di Roma avrà come residenti solo
nuovi ricchi e politici che fanno affaroni comprando le case degli
enti.

La solidarietà, nell’Africa di Veltroni, arriverà solo quando tutti
i poveri staranno buoni e zitti, senza spugne in mano, senza chiedere
l’elemosina, accettando con il capo chino lo status di spazzatura
della Capitale.

Alla fine forse è meglio che Walter rimanga qui, che non vada in
Africa, che continui a proporsi come leader buono. Dove c’è la
sofferenza vera, dove si rischia di morire di fame e di sete, dove la
disperazione uccide servono uomini e donne con coraggio ed altruismo.
Teniamoci Walter, per favore, è il nostro dono a chi soffre.

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