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Il sindaco della capitale, città natale di Carlo firma la petizione. E con lui già mille persone
Veltroni: "Sì al cippo per Giuliani"
Il padre: "Ricordare quei giorni di luglio non è solo un diritto ma una necessità"
Il sindaco di Genova prende tempo. Quello di Roma, Walter Veltroni si schiera apertamente. E sottoscrive la petizione popolare per la realizzazione di un cippo in memoria di Carlo Giuliani. Accade sabato scorso, a margine della grande manifestazione per la liberazione di Giuliana Sgrena. Giuliano Giuliani che sta raccogliendo adesioni tra i parlamentari, incrocia Veltroni e gli sottopone la questione. Nessun indugio: il sindaco della città in cui Carlo è nato, firma quel foglio in cui si chiede "che sia possibile collocare nell’aiuola centrale di piazza Alimonda un cippo in marmo recante il nome, il cognome e la data. La memoria del ragazzo ucciso non è un fatto privato ma riassume le drammatiche giornate del luglio 2001 e riguarda la città e la democrazia".
Insieme a Veltroni, sono un migliaio le firme raccolte in poche giorni. L’iniziativa, già lanciata dagli amici di Carlo, ha subìto un’accelerazione dopo la rimozione dell’altare laico da parte del parroco della chiesa del Rimedio che continua a vigilare con impegno degno delle cause più nobili su ogni tentativo di ricordare la memoria di Giuliani. Ma loro, gli amici e i genitori, non demordono e, domenica scorsa, come ogni 20 del mese, si sono ritrovati davanti a quella cancellata. Ora, anche a seguito di un ordine del giorno presentato nelle ultime settimane, tutti aspettano un segnale da palazzo Tursi.
Due anni fa, in realtà, l’assessore Bruno Gabrielli si era solennemente impegnato per la realizzazione di una vera e propria scultura, promettendo addirittura un concorso internazionale di idee. Ma non se n’è fatto nulla. Anche e soprattutto per le divisioni che percorrono la maggioranza di centrosinistra su questo tema. «Ma ricordare quello che è accaduto nella nostra città in quel luglio - spiega Giuliano Giuliani - non è solo un diritto, ma una necessità».
(alberto puppo)
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