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Veltroni su Craxi: «Innovò più di Berlinguer»

Publie le mercoledì 15 luglio 2009 par Open-Publishing
11 commenti

Svolta dell’ex leader pd: solo lui capì davvero la società, insufficienti gli sforzi di Enrico

Nella foto : Ottobre 1983: l’allora presidente del Consiglio, il socialista Bettino Craxi e il segretario del Pci Enrico Berlinguer

ROMA — Craxi? «Interpre­tò meglio di ogni altro uomo politico come la società italia­na stava cambiando». La sua politica estera? «Fu grande. Ci fu l’episodio di Sigonella ma anche la scelta di tenere l’Ita­lia nella sfera occidentale, sen­za intaccare autonomia e di­gnità del Paese». Parole di Walter Veltroni (dirigente per trent’anni di Pci, Pds, Ds, ex segretario pd) davanti a Stefa­nia Craxi, la figlia del leader socialista che fu capo del go­verno dall’83 all’87. Occasio­ne, il libro di Stefano Rolan­do, Una voce poco fa. Politica, comunicazione e media nella vicenda del Psi dal 1976 al 1994.

Veltroni, asciutto e disteso, in attesa dell’uscita a fine ago­sto del suo nuovo romanzo, effettua, nella Sala della Mer­cede della Camera, un altro strappo con il suo passato. Ri­corda che Craxi aveva di fron­te due grandi partiti, uno sem­pre al governo — la Dc — e uno sempre all’opposizione — il Pci — in un sistema che stava bene a entrambi: massi­mo di stabilità e massimo del debito pubblico: «Craxi deci­se che bisognava cambiare gioco, porre la sinistra di fron­te al problema di una nuova leadership ». Il Pci, intanto, si trascinava quella grande mac­chia, il 1956, l’invasione del­l’Ungheria: «Ho riletto i verba­li delle riunioni del partito, fanno accapponare la pelle». Craxi nel ritratto tutte luci e niente ombre che ne fa Veltro­ni, disegna un partito diver­so, rispetto ai modelli del No­vecento, Pci e Forza Italia, «un partito fluido, moderno, capace di raccogliere anche ciò che non è omogeneo a sé, ma che si unisce attorno a de­terminate idee». E sembra che rievochi il suo Pd.

Craxi innovava ma, negli stessi anni, anche Berlinguer trasformava il Pci. Con uno sforzo, dice Veltroni, già gio­vane collaboratore di Berlin­guer, «non sufficiente al pro­cesso che bisognava mettere in campo. Il Pci soffriva l’inno­vazione come tale». Eppure Berlinguer non era certo un conservatore: «Sono tra quelli — dice Veltroni — che pensa­no che l’Unione sovietica ab­bia fatto di tutto, ma proprio di tutto, per togliere di mezzo Berlinguer...».

La platea è piena di sociali­sti di un tempo. Antonio Ghi­relli, già portavoce di Pertini. Gennaro Acquaviva, che fu trait d’union fra socialisti e cattolici. Luigi Covatta, sotto­segretario di Craxi. Enrico Mentana, prima tessera Psi nel 1974, a 19 anni. Ma spun­tano anche l’ex ministro Fran­cesco De Lorenzo, come Craxi coinvolto in Tangentopoli e Gustavo Selva. Nella ricostru­zione di Veltroni un’ombra, per la verità, c’è e riguarda l’ultima fase del craxismo: «Referendum 1991, sulla rifor­ma elettorale: Craxi anziché dire ’andate al mare’, avreb­be dovuto usare quella leva per promuovere il bipolari­smo. E la riforma sarebbe po­tuta avvenire solo con una lea­dership riformista e non con una post-comunista». Era Cra­xi, insomma, il capo naturale a sinistra.

Nella memoria di Veltroni c’è anche spazio per un ricor­do che lo accomuna al leader socialista. «Nel ’96 io dissi: ’Un giorno o l’altro si dovrà arrivare a un’Internazionale né comunista né socialista, ma democratica. Nel mio cam­po, un’affermazione difficile da fare. Ma era lo stesso con­cetto che esprimeva Craxi. Og­gi è naturale per tutti pensare che Obama e il partito india­no del Congresso stiano assie­me nel medesimo organismo mondiale».

Stefania Craxi dice che è «felice di sentire Walter parla­re così». Ma non è indulgente come Walter. Afferma che il Psi di Craxi cadde anche per mano dei grandi giornali di proprietà dei «poteri forti», Fiat e De Benedetti, in disac­cordo con Confindustria sul decreto che tagliava la scala mobile: «Quei grandi giornali si portarono dietro altri gior­nali, come l’Unità , diretta al­l’epoca da Veltroni, qui pre­sente...» .

Andrea Garibaldi

15 luglio 2009

http://www.corriere.it/politica/09_luglio_15/Garibaldi_veltroni_berlinguer_b06da232-7107-11de-b1fb-00144f02aabc.shtml

Messaggi

  • Credo che "vuolter" weltroni debba rilasciare dichiarazoni storiche solo sui mondiali del 70 di calcio o sulle retrospettive del cinama Ungherese , sulla corazzata potemkin o su come contribuire a distruggere un partito poi A CASA !!!!!!!!!!!

  • Si incomicia capire il vero ’wolter’e tutti i suoi scagnozzi da quattro soldi del pd.Adesso è più chiaro il quadro, gli inciuci, la viltà, il tradimento a tutti quei lavoratori che credevono in questi avvoltoi, poveri noi. ANDATE A CASA!!!

  • Comprensibile l’amore filiale di Stefania Craxi ma Craxi fu abbattuto da un certo "mariuolo" di nome Mario Chiesa e tutto il putiferio che ne seguì. Piuttosto perchè non ci spiega che fine hanno fatto i mille miliardi di lire che si disse che il padre aveva occultato ad Hong Kong?Li ha dati in beneficenza forse?

  • Che dire di Veltroni? Stendiamo un velo pietoso su dichiarazioni che dimostrano tutta la sua incapacità e stupidità!Io poi vorrei capire, a che pro queste "esternazioni"?Michele

  • Veltroni e Berlusconi si considerano entrambi eredi di Craxi: ma allora perchè non la piantano di prenderci per il culo e non entrano nello stesso partito?

    • Se Veltroni vuole rifondare il PSI, c’è Berlusconi che lo aspetta. In quanto a noi, ci ha tediato abbastanza. Credo che in troppi casi la stupidità sia peggiore della malvagità e possa fare più danno. La migliore valutazione di Veltroni l’ha data Beppe Grillo: SCEMO!!!!

      Dunque la situazione è questa : ci sono i seguaci dello SCEMO, ci sono i seguaci di uno che si crede FURBO e ha inciuciato anche troppo con Berlusconi rovinando ogni cosa che toccava e ancora fa danni al partito, c’è un terzo, vecchione e OBSOLETO, che è seguace del secondo, poi c’è un quarto che di danni ne ha fatti ma in modo INSULSO e imbelle: Veltroni, D’Alema, Bersani e Fassino. Se il Pd vuole riprendere credibilità li deve cacciare tutti e 4. Poi c’è Franceschini che col Pd non ci combina una minchia. AL ROGO TUTTI QUANTI !

      L’ultima carta è Marino, non perché abbia un programma, ma percé almeno è un po’ diverso ed esce dalle contorsioni pietose e intollerabili delle correnti, ma non lo voteranno, per cui il Pd è morto, suicidato. Ha fatto di tutto per uccidersi e non si può ipotizzare che l’oligarchia che ha procurato il disastro sia capace di fare cose diverse che proseguire tenacemente fino all’estinzione.

      L’unica cosa che viene in mente è una schiera di lemuri che marciano compatti fino all’oceano per affogarvisi dentro uno dopo l’altro fino all’ultimo.

      Su questa fine pertinacemente voluta e cercata: un REQUIEM

      viviana

  • Veltroni ha ragione !! La vera innovazione nella politica italiana la produsse Craxi !!

    Fu lui infatti che diede il colpo di grazia ai sindacati e a quel poco di sinistra che ancora aleggiava nel sistema politico italiano !!

    Fu lui che superò con un balzo il problema della "questione morale" sollevato da Berlinguer, aprendo le porte a quel sistema di malaffare, che fu appena scalfito da "mani pulite" e che poi è diventato l’asse portante della nostra economia !!

    Fu ancora lui infine che preparò il terreno a Berluskoni, salvandolo dal collasso economico e consegnandogli il controllo di tutto il sistema mediatico !!

    E’ vero, è stato un grandissimo innovatore !!

    MaxVinella

  • Si innovatore di MERDA GRAZIE CRAXI; VELTRONI ,BONANNI ,FASSINO ,RUTELLI ,BRUNETTA, SACCONI, EPIFANI ECC... , AVETE TRADITO LA FIDUCIA DEI LOVORATORI E DEI PENSIONATI VERGOGNA!!!!

    • Walter Veltroni lavora alla legge sul conflitto d’interesse!

      Dante Alighieri impiegò circa 16 anni per scrivere la “Divina Commedia”, Alessandro Manzoni quasi 20 per passare dal “Fermo e Lucia” ai “Promessi sposi”.

      La notizia che Walter Veltroni stia personalmente redigendo la “legge sul conflitto d’interessi”, che il centrosinistra doveva fare 15 anni fa (e che a meno che non sia ispirata direttamente da Patrizia, Noemi e altri autorevoli esponenti del PDL non passerà mai), ci restituisce il polso di un momento storico nel quale uno non sa se dire “finalmente, meglio tardi che mai” o contrirsi all’evanescenza di un progetto presentato solo a futura memoria e che non giungerà mai neanche in aula.

      di Gennaro Carotenuto

      Attendiamo quindi senza nessuna trepidazione (tanto, a questo punto) la titanicità di un’Opera pensata per sfidare i millenni neanche fosse il “Corpus iuris civilis” di Giustiniano (per il quale, detto tra noi, bastarono cinque anni).

      Don Walter il visionario, a pochi mesi dal passo indietro dalla segreteria del PD che commosse il mondo, fa dunque passi avanti e si sgranchisce le gambe. Farà campagna per Dario Franceschini (se fossi il ferrarese toccherei ferro), vuole impegnarsi nell’antimafia (perché non prima?) e scrive la magna opera sul conflitto d’interessi.

      Caspita, ha scomodato perfino Roberto Zaccaria, ma dovrà costargli moltissimo un passo così conflittuale come “ci deve essere incompatibilità tra funzioni pubbliche e possesso di mezzi di comunicazione”, detto così, senza nemmeno la scappatoia di un “ma anche”.

      Sbaglia chi pensa che un dirigente come Veltroni sia comunque una risorsa per il partito e il paese. Non lo è, ce ne sono ben altre di risorse, il suo tempo è passato come dimostra la tardività di questo progetto di legge. Se fosse coerente con se stesso si sarebbe già dimesso anche da deputato. Anzi in questo scrivere solo oggi finalmente una legge che ebbe il potere di scrivere e far approvare più di una volta da una maggioranza parlamentare (nella XII, XIII e pure nella XV legislatura) c’è tutta l’inconsistenza, il volontarismo, l’eroismo sterile e fine a se stesso del personaggio.

      Non solo: in quest’annuncio, che più che tardivo è anacronistico, c’è la sconfitta epocale di un’intera classe dirigente, quella post-comunista e quella della sinistra DC alla prima strutturalmente alleata in questi tre lustri fino al PD. Lenta, timida, spesso connivente, culturalmente succube, forse con fumosi ideali ma sicuramente senza idee, sulla quale ricadrà per intero la responsabilità di aver incaprettato l’Italia al berlusconismo che, come ebbe il coraggio di affermare Alberto Asor Rosa, è oramai il punto più basso della storia del nostro paese dall’Unità ad oggi, fascismo compreso.

      Berlusconi vince a mani basse perché l’opposizione politica ha la responsabilità storica di non aver voluto e saputo fare opposizione anche quando era governo, per esempio con una legge seria sul conflitto d’interessi. Per esempio arrivando a preferire la demonizzazione delle piazze quando queste si sono manifestate, dai movimenti ai girotondi. Per esempio preferendo dialogare con il nemico, qual è Berlusconi che non è certo un semplice avversario politico, arroccandosi nel Palazzo piuttosto che parlare con la società civile.

      Ed è perché non c’è opposizione nel Palazzo per colpa di Veltroni, D’Alema, Bertinotti, Rutelli, Pecoraro Scanio e le loro rispettive corti dei miracoli, che Silvio Berlusconi sta a Palazzo Chigi e infesta da trent’anni il paese con i suoi miasmi televisivi (grazie al tuo caro Bettino Craxi, Veltroni!) invece di stare nel luogo dove un corrotto e corruttore come lui dovrebbe stare: in galera.

      In Africa (per il bene degli africani) è meglio che non vada Walter Veltroni. Ma Don Walter non aveva comprato una bella casa a New York con vista su Central Park dove andare in pensione?

      www.gennarocarotenuto.it

  • Sinceramente sento un poco di nausea, ricordo che comunque Bettino Craxi è morto latitante perché si e sottratto alla giustizia del nostro paese. Di dirigenti come Veltroni ne faccio volentieri a meno