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Vergogna Presidente Kossiga!

Publie le lunedì 27 ottobre 2008 par Open-Publishing
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Vergogna Presidente Kossiga!

di Alessandro Cardulli

Ormai non fanno più rumore le interviste di Cossiga. Parla a getto continuo. E’ un po’ come Berlusconi che un giorno dice una cosa e il giorno dopo l’opposto, nel tripudio di giornalisti a libro paga. Anche loro un giorno dicono una cosa e il giorno dopo un’altra. Magari il giorno prima avevano incitato il capo del Governo a farla finita con gli estremisti, o terroristi per definirli secondo il linguaggio della Gelmini, che occupano le facoltà. ‘Ordini alla polizia di cacciarli e si finisca il tutto!’ esortano. Così il presidente accoglie di buon grado l’invito e i giornalisti a libro paga lo incensano.

Poi il Cavaliere cambia parere e trova sempre il suo “retroscenista” preferito, Augusto Minzolini, che, tutto serioso, spiega sulla Stampa che il Capo non ha cambiato opinione a proposito dell’intervento delle forze dell’ordine da lui invocato. E’ solo “uno stop and go”.

Del resto anche Cossiga, che noi abbiamo letto, sembra aver cambiato opinione sul modo con cui affrontare il movimento degli studenti. Due sue interviste sono passate inosservate. Invece è davvero “istruttivo” non tanto leggerle, ma domandarsi perché ci siano mezzi di comunicazione che si fanno latori di messaggi inquietanti, al limite della farneticazione. Il Giornale e il Quotidiano Nazionale danno spazio all’ex presidente della Repubblica e lui parla a ruota libera, confondendo forse anche qualcosa, la sua memoria non sembra essere di ferro. Ma la sostanza resta. Il giornalista autore dell’intervista, Alessandro M. Caprettini, racconta di quando nei cortei venivano ritmati cori contro di lui e “sui muri si ritrova il nome scritto col K”. L’ex Presidente mostra un odio schietto, feroce, contro studenti e professori, oggi come allora. Parla di un “coacervo di corporativismo e di istanze della sinistra sociale e protestatoria. Ma proprio per questo – dice – eviterei di usare la polizia… C’è sempre il rischio che ci scappi il morto...E coi bambini spediti dai maestri in prima fila non si sa mai”. Il giornalista gli fa notare che fu proprio lui a inviare la polizia all’Università di Roma. E lui ricorda che Luciano Lama era stato cacciato dall’università, che il Pci, “ dopo aver tentato di cavalcare la protesta”, aveva presentato un’interrogazione durissima. “ Mi decisi – prosegue – a inviare i carabinieri che dettero una bella smazzolata a quella gente”. Dunque la “smazzolata”.

A noi pare di ricordare che non furono inviati i carabinieri a “smazzolare,” ma la polizia. E ricordiamo anche che fu proprio il governo Cossiga a emanare un decreto che vietava le manifestazioni pubbliche. Ricorda Marco Pannella in una intervista, che a “quel decreto oggi ritenuto incostituzionale anche nei manuali di diritto si opposero solo i radicali” e fu proprio in una “smazzolata” che fu uccisa Giorgiana Masi, colpita dal fuoco della polizia a Ponte Garibaldi, sul Lungotevere di Roma, il 12 maggio 1977. Il presidente emerito della Repubblica in un’altra intervista era stato prodigo di consigli sul modo in cui affrontare le attuali manifestazioni. Parlando con un giornalista del “Quotidiano nazionale” consiglia al ministro Maroni di fare quello che “feci io quando ero ministro dell’Interno”. Cossiga ricorda che gli universitari bisogna “lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, lasciare che per una decine di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città”. Chiede l’intervistatore: e poi? “ Dopo di che, – riprende – forti del consenso popolare, il suono delle sirene e delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e dei carabinieri”. Per chi non avesse capito continua: “ Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti, senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano”. Insomma scene come quelle già viste nelle caserme di Genova coi pestaggi dei ragazzi del G8 o a piazza Alimonda dove perse la vita Carlo Giuliani. Se poi ci scappa il morto, purché non sia un bambino, pace. Così fu uccisa Giorgiana Masi. Vergogna, vergogna presidente.

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